Da Washington - Giorni inquieti per
Hillary Clinton, la popolarissima segretario di Stato americana che un sondaggio
di opinione condotto dal settimanale Time indica (nel caso si candidasse) come
sicura vincitrice delle elezioni presidenziali del novembre 2012.
Avere le elezioni in tasca in apparenza è una grande soddisfazione, peccato però che Hillary Clinton non voglia (e non
avrebbe probabilmente mai il coraggio) di mettersi in lizza contro il suo capo
Barack Obama che sta tentando di ottenere il secondo mandato.
Secondo il sondaggio pubblicato da Time,
Hillary Clinton, oggi come oggi, otterrebbe il 55% dei voti contro Mitt Romney,
il candidato “piu’ eleggibile” in casa repubblicana che avrebbe solo il 38%.
Nei confronti di Herman Cain, il candidato che la dirigenza repubblicana non
vorrebbe, ma la gente continua a sostenere, Hillary conduce per 56 a 34. Con il
cowboy Rick Perry, guardato con diffidenza dai repubblicani, e con disprezzo
dai democratici, Hillary è a quota 58 contro 32.
Nel reportage di Time c’è anche la dolente
nota dei numeri di Barack Obama: il divario con Mitt Romney è di 46 a 43, con
Herman Cain di 49 a 37, con Rick Perry di 50 a 38. I margini dell’attuale Presidente sul candidato repubblicano di punta sono visibilmente troppo esigui
per garantire la sicurezza della vittoria. Secondo gli esperti se il partito
repubblicano tirasse fuori un candidato veramente convincente, qualità che
Romney, Cain e Perry non posseggono, Obama non verrebbe rieletto.
E’ un dato di fatto, sostengono gli stessi esperti, che è molto più facile essere popolari come segretario di Stato al di sopra delle
parti, piuttosto che come Presidente, soprattutto se si calcola che Barack
Obama passa la maggior parte del suo
tempo a prendere pesci in faccia dal Partito repubblicano coalizzato in massa contro
di lui. Grazie alla maggioranza ottenuta nelle elezioni di mid term del 2010, i
repubblicani sono infatti in grado di non far passare nulla al Congresso che
abbia una minima parvenza di giovare alla reputazione del presidente.
Nelle prime ore dopo la pubblicazione del
sondaggio di Time, in casa democratica dove temono, con ragione, che una
candidatura di Hillary spaccherebbe il partito e sarebbe quindi letale
per la permanenza di un Presidente democratico alla Casa Bianca, è cominciata
a circolare la voce sull’opportunità’ inserire Hillary Clinton come
vicepresidente nel ticket di Obama. Alla domanda di un giornalista se avrebbe
accettato l’offerta, la signora Clinton ha risposto: “Joe Biden sta svolgendo
uno splendido lavoro come vice presidente, non credo che si possa fare a meno di
lui”.
Da Washington - Quando si pensa a un’incredibile
carriera, Hillary Diane Rodham Clinton balza alla memoria. Nata a Chicago nel
1947, laureata in legge e sposata nel 1975 con professore di legge dell’Università dell’Arkansas di belle speranze, Hillary, la moglie secchiona
dell’effervescente Bill, è in realta’ quella che ha fatto tutti i calcoli sulle
probabilità che hanno portato la coppia Clinton nel palazzo del governatore
dell’ Arkansas nel 1978 e alla Casa Bianca nel 1992.
Piuttosto antipatica, sempre pronta, nei
primi anni di presidenza del marito, a lasciar capire che la testa pensante era
lei, Hillary ha passato gli anni della Casa Bianca a cercare inutilmente di
imporre le sue idee. Alla Sidewell Friends School di Washington
dove la figlia ha fatto le medie, ridono ancora oggi del giorno in cui Chelsea
Clinton si e’ sentita male e l’ insegnate voleva telefonare alla mamma. “Per
favore non lo faccia – ha risposto la ragazzina – è troppo occupata e si
arrabbia se la disturbo. Chiami piuttosto mio papà”.
Incapace
di far trapelare emozioni, comprese quelle umilianti dei mesi del Monicagate,
Hillary non ha però mai abbandonato il suo posto e Bill Clinton l’ha
ricompensata aiutandola ad avere una carriera tutta sua. Da quando, nel 2000, è stata eletta senatore
dello Stato di New York, Hillary Clinton ha subito una vera e propria metamorfosi.
Il fatto di lavorare per se stessa e non per portare acqua al mulino altrui, ha
avuto un effetto positivo sulla sua personalità. Non più saccente per partito
preso, la neo senatrice si è messa a lavorare con una serietà e cameratismo
nei confronti dei colleghi che le hanno procurato successi, simpatie e la vittoria
senza difficoltà per il secondo mandato nel 2006.
Nuovi problemi sono sorti quando si è candidata alle elezioni presidenziali del 2008. Probabilmente il fattore Barack
Obama, ovvero la possibilità di eleggere il primo presidente di colore, ha
fatto passare in seconda linea le sue indubbie capacità. Lei se n'è resa
conto e si è ritirata. Obama non ha ovviamente dimenticato che Hillary
Clinton godeva dei favori di molti elettori e l’ha nominata segretario di stato,
compito che lei ha svolto con un’incredibile abilità.
A Washington, dove i sondaggi in favore di
Hillary hanno lasciato un segno, molti sostengono che la Clinton sta in realtà
preparando piani per le elezioni del 2016. Per il momento lei tiene le sue
carte coperte. A chi chiede notizie sul suo futuro assicura che non vuole
continuare nel secondo mandato di Obama a fare il segretario di Stato, ma non
risponde seriamente alla domanda se sono vere o meno le voci che la Banca Mondiale vorrebbe averla come
timoniere.