Il presidente della CCUM Vincenzo Salvatore, 60 anni, ex allievo e ora presidente dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia
Premiare il merito, la motivazione e l’impegno a prescindere dal censo: è questa la mission dei Collegi Universitari di Merito, gli enti non profit riconosciuti dal Ministero dell’Università e della Ricerca che accolgono gli studenti esclusivamente sulla base del loro percorso scolastico. Presenti in 18 città italiane con 57 strutture (le ultime, in ordine di tempo, sono il Collegio Volta di Pavia, il Collegio Fonda di Trieste e il Camplus College di Firenze), queste realtà sono molto più che residenze per universitari fuorisede, dal momento che oltre al vitto e all’alloggio offrono un percorso formativo integrativo rispetto agli studi universitari, realizzato a inizio anno in maniera personalizzata e orientato allo sviluppo di soft skills. Ma quali sono i requisiti per accedere ai Collegi? E come si traduce, nel concreto, la loro offerta formativa? Davvero la condizione economica di partenza dello studente non incide sull’ingresso in queste strutture? Per capirlo meglio abbiamo parlato con due collegiali, Miriam Andreini e Giuseppe Russo, e con Vincenzo Salvatore, avvocato, professore universitario e presidente della CCUM (Conferenza dei Collegi Universitari di Merito).
L'accesso ai Collegi di Merito
Gli studenti che desiderano entrare in un Collegio devono compilare la domanda di ammissione, seguendo le istruzioni e i criteri riportati nel bando pubblicato da ciascuna struttura (per chi volesse consultare quelli ancora aperti, è disponibile il link qui). Segue la fase di ammissione, diversa da ente a ente, ma tendenzialmente costituita da uno o più colloqui durante i quali vengono valutati i risultati scolastici del candidato e la sua motivazione. «In tutti i Collegi di Merito di Pavia i posti messi a bando vengono assegnati in base a una graduatoria», racconta ad esempio Miriam Andreini, 22 anni, studentessa al quarto anno di Medicina che dal primo risiede al Collegio femminile Santa Caterina da Siena. «Il concorso per accedere al mio Collegio prevede tre colloqui: i primi si svolgono con due professori e vertono su due materie a scelta del proprio ambito di studi; il terzo, invece, più incentrato sugli interessi personali, viene fatto direttamente dalla Rettrice del Collegio. In tutti e tre gli step si ottiene un punteggio, la cui somma determina il posto in graduatoria». «Ai colloqui, sia quelli di gruppo che individuali, bisogna dimostrare la propria esperienza», aggiunge il ventunenne Giuseppe Russo, studente di Scienze politiche alla Luiss che dal primo anno risiede al Don Nicola Mazza di Roma. «Certificazioni ulteriori, come quelle linguistiche, possono essere punti a favore, ma non sono determinanti». 
(Giuseppe Russo, 21 anni, residente al Collegio di Merito Don Mazza di Roma; Miriam Andreini, 22, del Collegio Santa Caterina di Pavia)
Requisiti di permanenza
Per mantenere il posto in un Collegio di Merito è necessario rispettare dei criteri. «Al Don Mazza sono fondamentalmente quattro: completare le ore previste dal percorso formativo del Collegio, rimanere in pari con gli esami, avere una buona media (diversa a seconda dell'anno di corso) e dimostrare di saper vivere in società», conferma Giuseppe. «Anche da noi bisogna completare le ore di formazione», dice Miriam, «ma la media da mantenere è sempre quella del 27. E inoltre, non si possono accettare voti inferiori al 24».
Il percorso formativo
L'offerta formativa di ogni Collegio prevede delle attività extracurricolari obbligatorie, da svolgere in aggiunta ai corsi accademici erogati dall'università. Le ore da completare sono 70 nel caso delle lauree triennali (o nei primi tre anni di Giurisprudenza e Medicina) e 25 per le lauree magistrali (o per gli ultimi due anni di Giurisprudenza e tre di Medicina). «È un percorso chiaramente impegnativo», ammette Miriam, «però è un'opportunità: torna utile non solo in ottica lavorativa, ma anche durante il percorso universitario. E poi le studentesse possono costruirlo a loro piacimento, con l'aiuto dei tutor, delle ragazze più grandi o della rettrice stessa». Gli universitari posono scegliere tra una vasta gamma di opzioni: il Collegio Mazza, ad esempio, organizza corsi sullo sviluppo della propria personalità, mentre in altre strutture vengono proposte conferenze e seminari di approfondimento in vari ambiti disciplinari, in collaborazione con gli atenei. «Sono eventi di crescita, di sviluppo, che ampliano l'orizzonte dello studente: io stesso l'anno scorso ho moderato due incontri», dice Giuseppe.
Counseling e supporto psicologico
La maggior parte dei Collegi di Merito offre un servizio psicologico agli studenti, nella convinzione che il benessere mentale sia imprescindibile per una buona riuscita negli studi. «La professionalità dell'aiuto psicologico rappresenta un valore aggiunto», dichiara Vincenzo Salvatore, presidente dal 2017 dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia e dal 2019 della CCUM, «soprattutto in una fase di passaggio all'età adulta dove molti giovani fanno fatica e magari entrano in crisi». E in questo senso, anche il servizio di tutoraggio si rivela un valido strumento per gli universitari. «Lo studente può essere introverso o estroverso, timido o socievole, ma in ogni caso la differenza tra liceo e università si sente», conferma Giuseppe. «Le figure che il Collegio ci affianca sono fondamentali per maturare una nuova identità e per aiutarci a conoscere gli altri ragazzi della residenza».
Costi, agevolazioni, borse di studio
Vivere in un Collegio di Merito è spesso più vantaggioso che abitare in un alloggio per studenti in città. «L'incremento dei costi nel privato è correlato anche al lievitare dei costi delle cosiddette utilities», afferma Salvatore. «Noi, invece, offriamo una tariffa calmierata, perché essendo enti non profit non perseguiamo fini di lucro. Gli studenti sono chiamati a concorrere ai costi di gestione con una retta calcolata in base all'Isee, ma chi è nella fascia più alta arriva comunque a pagare 10-11mila euro all'anno: significa meno di 1.000 euro al mese, in cui sono incluse le utenze, il percorso formativo e tutti i servizi offerti dal Collegio. Uno studente fuorisede in appartamento magari paga 300 euro in meno, ma poi deve aggiungere le spese per pulizie, refezione, internet, luce, elettricità, gas... e soprattutto non usufruisce gratuitamente di servizi sportivi o culturali». Un grande aiuto arriva inoltre dalle borse di studio, erogate dai Collegi stessi (si tratta di riduzioni sulla retta che vanno dal 30 al 100%) oppure da enti, fondazioni private e aziende che scelgono di sostenere il lavoro delle strutture e il percorso di studi dei ragazzi. «Io non pago il Collegio», racconta infatti Miriam, «perché ho ottenuto una borsa di studio totale, finanziata dalla Fondazione Mintas, che copre tutte le spese per i sei anni interi del corso di studi in Medicina. È un vantaggio enorme, alleggerisce l'aspetto stress».
La collaborazione con le università
È proprio di quest'anno la collaborazione dell'Almo Collegio Borromeo di Pavia e del Collegio San Carlo di Modena con l'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (UniMoRe) per la promozione del corso di dottorato "Humanities, Technology and Society", il primo ad avere origine da una sinergia fra collegi e atenei. «I Collegi di Merito nascono per offrire un percorso qualificato agli studenti di talento che si iscrivono a un corso universitario», spiega il presidente della CCUM, «ma dopo? Cosa succede? Con il progetto del dottorato i Collegi sono entrati nel mondo del post-laurea, offrendo sia ai propri laureati che ad esterni un corso di alta formazione. Le strutture collegiali che oggi partecipano sono solo due, ma ci auguriamo che questo possa fare da apripista per promuovere rapporti di collaborazione con altre università», continua.
Perché scegliere un Collegio di Merito?
L'aspetto più apprezzato della permanenza in Collegio rimane quello legato alla comunità e alla socialità. «Sono entrato in Collegio perché ho pensato che la vita qui fosse un'esperienza più piena rispetto alla vita semplice in appartamento», dice Giuseppe, «sia per le attività formative, sia per le ore passate in collettività». Parole che anche Miriam condivide: «Mi sembrava di avere la possibilità di iniziare un percorso più completo a livello formativo e umano. A me è sempre piaciuto il confronto positivo, e al Santa Caterina l'ho trovato: ci si sente inseriti in una comunità». Persino il presidente Salvatore, ex collegiale del Borromeo, sottolinea proprio questo punto: «Lo studente cresce in un contesto dove è stimolato ad "approfittare" delle occasioni che gli si offrono. È difficile che in un Collegio un ragazzo o una ragazza si isoli in camera per studiare senza confrontarsi con altri, e questo porta a risultati di grande pregio. È un po' come nella parabola dei talenti: una persona può avere una predisposizione, ma deve investire in questa, perché se la tiene in tasca non ne fa nulla».
(In foto: studenti davanti all'Almo Collegio Borromeo di Pavia)