Possibile che nessuno riesca a capire che la famiglia è sempre a carico di una mamma casalinga? Questa non percepisce nulla e per lavorare ed essere un minimo indipendente deve per forza trascurare i figli e i genitori (magari anziani) affidandoli a baby-sitter e badanti. La donna casalinga, secondo me, dovrebbe essere gratificata e retribuita con una piccola cifra, non un assegno per i bambini che inevitabilmente finisce nello stipendio del padre, ma direttamente a lei. In questo modo potrebbe sentirsi economicamente indipendente dal marito evitando discussioni e problemi che minano la coppia stessa. Inoltre potrebbe dedicarsi più facilmente alla famiglia, sarebbe più invogliata ad avere figli e ad occuparsene personalmente, con meno sensi di colpa per lei e meno stress per tutta la famiglia.
FIORELLA OGNIBENI - Barghe (Bs)
Ci sono stati negli anni diversi interventi da parte dello Stato in favore delle casalinghe (o anche degli uomini che decidono di dedicarsi alla cura della famiglia), come la pensione casalinga o il bonus casalinghe. Anche il Family act approntato dal governo va in questa direzione. Non sempre sono azioni veramente risolutive. In tanti casi, infatti, è necessario che entrambi i coniugi lavorino e dunque badanti, baby sitter, asili nido sono fondamentali. Da questo punto di vista in Italia siamo abbastanza indietro. C’è anche un problema di fondo, che non possono risolvere le istituzioni, e riguarda lo stesso rapporto di coppia. Penso che sia necessaria una piena condivisione di intenti nella gestione della famiglia, anche a livello economico. E d’altra parte, la cura dei figli non può essere demandata esclusivamente alle donne.