In attesa del Consiglio permanente Cei del 27-29 settembre prossimi, ci chiediamo come affrontare il Cammino sinodale alla luce della Carta d’intenti del 1° giugno. È già stata fissata la prospettiva sintetica del Cammino: «L’itinerario del “Cammino sinodale “ comporta la necessità di passare dal modello pastorale in cui le Chiese in Italia erano chiamate a recepire gli orientamenti Cei a un modello pastorale che introduce un percorso sinodale, con cui la Chiesa italiana si mette in ascolto e in ricerca per individuare proposte e azioni pastorali comuni». Chiediamoci ora le ragioni, le passioni del Cammino, con quale stile, compagnia e tempi.
La prima ragione è togliere dall’archivio il Convegno di Firenze. Lo chiede papa Francesco. Si tratta di proporre alla società italiana un nuovo umanesimo in Gesù Cristo, con umiltà, disinteresse, beatitudine. È una Chiesa in uscita, che cercherà di farsi sorella e madre di tutti gli uomini, che non si ammala chiudendosi nell’illusione di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Una Chiesa che si sporca la veste condividendo le fatiche degli uomini disorientati di oggi. Non possiamo più guardarci allo specchio mentre le chiese si spopolano. Dobbiamo aprirci allo Spirito Santo perché il Sinodo non è un Parlamento dove trovare una maggioranza per risolvere problemi, ma silenzio, preghiera, revisione radicale di stili di vita e di modi ecclesiali, un camminare insieme con lo Spirito Così troveremo comunione eucaristica, consiglio, prudenza, misericordia per un governo corresponsabile della Chiesa, per portare la gioia del Vangelo a tutti.
Altro aspetto è quello dei compagni e dei tempi del percorso. Dal basso, chiede papa Francesco, coinvolgendo i laici, parrocchia per parrocchia, movimento per movimento, per uscire dalla autoreferenzialità clericale e dalla astrattezza. Era chiaro fin dal discorso di Firenze: «La società italiana si costruisce quando le sue diverse ricchezze culturali possono dialogare in modo costruttivo: quella popolare, quella accademica, quella giovanile, quella artistica, quella tecnologica, quella economica, quella politica, quella dei media... La Chiesa sia fermento di dialogo, di incontro, di unità. …Non dobbiamo avere paura del dialogo: anzi è proprio il confronto e la critica che ci aiutano a preservare la teologia dal trasformarsi in ideologia».
Con i laici cristiani possiamo riportare la Chiesa nello spazio pubblico con un metodo nuovo. Il dialogo poi non è solo parlare ma fare cose insieme, progetti, non solo tra cattolici ma con tutti gli uomini di buona volontà. Si richiede una vera metanoia per liberare il genio italiano in un possibile nuovo Rinascimento. Ovviamente la Chiesa dovrà esprimere un contributo critico all’organizzazione della società, dell’economia e della politica, che sono in contrasto in particolare con la Laudato si’ e il “cambiamento d’epoca” dopo la pandemia. Il Paese si costruisce insieme con la convivialità delle differenti visioni.
Il salto di qualità della Chiesa italiana poi non potrà avvenire senza i giovani, protagonisti della costruzione del futuro. Una Chiesa sinodale, in sintesi, è basata su comunione, partecipazione e missione. Si tratta di entrare nel travaglio del tempo presente prendendo atto che con la pandemia le comunità cristiane, parrocchiali e diocesane sono in ginocchio. Ponendosi in ascolto dei territori del poliedro-Chiesa italiana, è ora di raccogliere i segni di rinnovamento per il dopo Covid 19, compresa una rinnovata cittadinanza attiva nelle formazioni intermedie e nella politica. Può essere un tempo di rinascita sociale, di riforma di strutture diocesane appesantite dal potere autoreferenziale. Osando con libertà vanno tagliati i rami secchi clericali con stile e metodo sinodale. Papa Francesco auspica «popolo e pastori insieme». Per una “Chiesa inquieta”, «sempre più vicina agli abbandonati, ai dimenticati, agli imperfetti».
La Segreteria generale della Cei mette a disposizione gli strumenti di lavoro, una piattaforma ed una mappa di contenuti intorno alle parole-chiave: Vangelo, fraternità, mondo. La novità per il Cammino sinodale è che si comincia con le Chiese locali. Ogni Vescovo nomina un responsabile diocesano quale punto di riferimento e di collegamento con la Cei. Il rischio è che non si abbia il coraggio di affrontare temi cruciali come ilruolo delle donne nella Chiesa, la riforma delle Curie e delle strutture di potere e che quindi i cambiamenti siano modesti. Sarà un Sinodo deliberativo per dare risposte alle domande di rinnovamento di papa Francesco al Convegno di Firenze di ben 6 anni fa? Sarà un Cammino capace di recepire finalmente il Concilio ed il Noi riconciliato del Popolo di Dio?
SILVIO MINNETTI - Presidente nazionale del Mppu - Movimento dei Focolari
Grazie per averci ricordato l’esistenza e l’importanza del Cammino sinodale che la Chiesa italiana ha deciso di intraprendere. È un’occasione, un’opportunità da non sprecare. Che dovrebbe vederci tutti coinvolti, a partire dal basso, dai singoli fedeli, alle parrocchie, alle diocesi, includendo anche gli istituti religiosi, le associazioni e i movimenti.
Nella Carta d’intenti pubblicata dopo l’Assemblea generale di maggio sono scandite le tappe del Cammino: avvio del processo sinodale (2021, in sintonia con l’avvio della preparazione del Sinodo universale). Prima tappa: dal basso verso l’alto (2022) con il coinvolgimento del popolo di Dio con momenti di ascolto, ricerca e proposta nelle diocesi, nelle parrocchie e nelle realtà ecclesiali. Seconda tappa: dalla periferia al centro (2023): un momento unitario di raccolta, dialogo e confronto con tutte le anime del cattolicesimo italiano. Terza tappa: dall’alto verso il basso (2024): sintesi delle istanze emerse e consegna, a livello regionale e diocesano, delle prospettive di azione pastorale con relativa verifica. Giubileo del 2025: verifica a livello nazionale per fare il punto del cammino compiuto.
Tutti possiamo e dobbiamo partecipare, prima di ogni altra cosa con la preghiera. E poi con il dialogo, il confronto. Cominciando magari, semplicemente, come auspicava papa Francesco al Convegno di Firenze, riprendendo in mano e meditando la sua esortazione programmatica Evangelii gaudium.