«Quel che sta avvenendo in queste ore con alcuni sindaci che hanno espresso l'intenzione di sospendere alcune parti del decreto sicurezza, ormai legge, non è un fatto di polemica politica o una strumentalizzazione ideologica; è un atto di quella che io chiamo "obbedienza costituzionale"» ha detto don Virginio Colmegna raggiunto nella Casa di quartiere Adriano.
«Con la loro presa di posizione» prosegue, «i primi cittadini pongono un interrogativo importante, sentito da molti: questo decreto, tra l'altro approvato senza dibattito parlamentare e senza ascoltare gli allarmi lanciati dagli operatori dell'accoglienza, rispetta i principi fondamentali e i diritti inviolabili sanciti dalla nostra Costituzione, come il diritto alla salute o il diritto all'istruzione?».
E aggiunge: «Dubbi ve ne sono e quindi ritengo legittimo che i sindaci, anche in virtù del loro ruolo istituzionale, chiedano approfondimenti e verifiche di costituzionalità nelle sedi competenti. Credo, inoltre, che a muovere gli amministratori sia una condivisibile preoccupazione per la tenuta della coesione sociale sui territori, di cui essi sono i garanti. Privare alcune persone dei diritti fondamentali, creare una divisione tra cittadini di serie A e di serie B, rendendo decine di uomini e donne dei fantasmi anonimi, non farà altro che andare ad aggravare quelle situazioni di marginalità, che con tanta fatica proprio i sindaci e le amministrazioni locali cercano di contrastare, per aumentare la coesione sociale e quindi la sicurezza sui loro territori».
«Per questo» conclude «lo ribadisco, la presa di posizione di questi primi cittadini non è da ritenersi un atto di disobbedienza, laddove in questa parola si può intravedere qualcosa che richiama all'illegalità, ma un atto di obbedienza alla Costituzione".