La mia professoressa di matematica delle scuole medie era una nobildonna che esponeva la matematica con la stessa concretezza di una contadina. Numeri, dimostrazioni, evidenze: tutto torna se si seguono le regole in modo corretto. È un enunciato che potrebbe andar bene anche per la democrazia.
Il mio professore di matematica delle scuole superiori veniva dal sud e mi apparve subito come il frattale di un modello dentro di me. Spiegava la matematica con calma e chiarezza. Anche la matematica ha un suo versante narrativo (e forse, in fondo, anch'essa non è che una narrazione del mondo) e il modo di spiegare le regole e i passaggi conta eccome: lui proiettava la sua credibilità e la sua umanità sulla matematica. Una matematica umana.
Chiara Valerio, in questo piccolo libro, sembra riprendere quelle lezioni di matematica umana: la sua ha a che fare con la democrazia. Come la democrazia, anche la matematica deve rispettare delle regole, ma non ammette principi eterni; è sottoposta ad errori, ma possono rivelarsi modi per giungere a nuove idee e rispondere a nuovi problemi; non ragiona sulle cose ma sulle relazioni tra le cose; non elimina l'incertezza però la misura; richiede elasticità mentale e molta fatica; il suo approccio deduttivo ci libera dalla necessità di fare esperienza di ogni cosa. Chiara Valerio sbaglia di grosso solo sul concetto di... errore: la matematica non è più accogliente del cristianesimo, quando si sbaglia. Papa Francesco lo ha sempre spiegato molto bene.
Due brevi conclusioni.
La prima. Si consiglia la lettura del libro perché, come ogni paragone intelligente, anche questo ci consente di riflettere su come migliorare la nostra democrazia ricordandoci che essa non è un costrutto naturale, va scelta e rinnovata ogni giorno, attraverso ipotesi e verifiche. Rimane però il fatto che in matematica 2+2 fa sempre 4, in politica... dipende.
La seconda. Potrebbe essere vero – come afferma l'autrice - che la matematica è politica, intanto è molto vero che la politica è (anche) matematica, contano i voti, le aggregazioni, le alleanze, i numeri. La legge della maggioranza rimane una legge-chiave della politica. Ma non tutto si gioca lì, per fortuna: c'è quell'eccedenza che conferisce la P maiuscola all'espressione politica. Ma anche con la P maiuscola, le X non mancheranno.