«L’importante non è stabilire se uno abbia paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza». Lo diceva un signore di nome Giovanni Falcone ed è un modo come un altro per riconoscere che la paura è un sentimento umano che non ha risparmiato nemmeno quelli cui la storia ha riconosciuto dignità d’eroi.
Di certo, in questi tempi di crisi e confusione nel sistema Paese, ansie e timori quotidiani attraversano nel piccolo ognuno di noi, spesso con un forte senso di inadeguatezza rispetto al costume che veicola soltanto immagini socialmente vincenti e che rimuove dal piano dell’apparenza ogni forma di insuccesso e di fragilità.
Eppure la cronaca ci segnala che l’ansia è trasversale alla vita di tutti noi: visita sempre di più gli adolescenti timorosi di non essere abbastanza belli da riuscire accettati dalla tribù dei coetanei; i giovani adulti preoccupati di rappresentare una generazione perduta, cui si nega anche una speranza di futuro credibile; i loro genitori spesso attraversati dalla fatica di accettare il tempo che passa e, insieme non senza contraddizioni, dalla preoccupazione per una generazione di figli destinata, per la prima volta in Occidente, a un futuro più povero e incerto di quello dei padri.
Tutti timori comprensibili, ragionevoli, che la società dell’immagine rimuove e reprime, quasi che si vergognasse di provarli. Salvo poi veder crescere come male del presente il panico, la paura patologica che paralizza. E, invece, ascoltando gli esperti e le storie delle persone, non necessariamente eroiche, però capaci di reagire, si capisce che l’ansia di non essere all’altezza di quello che la vita chiede è un fatto naturale, un istinto di sopravvivenza, un problema a volte, che comunque si può controllare e dominare, fino a impedirgli di condizionare le scelte o il futuro.
Spesso ammettere con sé stessi di avere paura è il primo passo per dominarla, a volte si può persino impugnarla e volgerla in un punto di forza in cui trovare il coraggio di dare una svolta alla vita. A questo proposito Ricordati di dimenticare la paura è un meraviglioso libro di vita e di sport. L’ha scritto Niccolò Campriani, che ha perso un’Olimpiade per paura. E che, per il modo con cui l’ha affrontata, ha vinto l’Olimpiade successiva e un bel po’ di altre cose. Bisognerebbe suggerirlo come buon proposito di lettura per l'anno appena iniziato a tutti quelli che non si sentono all’altezza del compito, ma soprattutto ai ragazzi che, a scuola, nello sport e nella vita, sono tentati di rinunciare a sfidare sé stessi per paura di perdere.