Da sinistra, don Mario e don Tonino Russo.
Faceva caldo quella primavera di 41 anni fa. Come oggi. Le tende blu scuro del ministero dell’Interno divennero case, cappelle improvvisate per pregare, ricoveri. Ieri, come oggi. La paura del terremoto torna a Pozzuoli e nell’intera area flegrea napoletana. In 12 ore sono state 150 le scosse telluriche, la più forte ha fatto registrare 4.4 sulla scala Richter.
I volti immortalati sulle fotografie in bianco e nero dei quotidiani del 1984 ricalcano le incertezze e il disorientamento di chi oggi, in quelle stesse tende rimontate nella notte tra lunedì e martedì, cerca di ritrovare un senso di comunità e normalità.
Il lungomare Sandro Pertini a Pozzuoli – 10 chilometri da Napoli – è diventato un centro di raccolta e assistenza con oltre 400 posti letti. “Restiamo uniti mangiando pane e paura con i nostri fratelli e fedeli nei punti di raccolta”.
Don Tonino Russo, parroco di Santa Maria delle Grazie la più antica chiesa puteolana nella piazza della Diocesi, racconta così lo stato d’animo delle ultime ore. “Siamo stati con le persone nel porto, abbiamo trascorso la notte così: stretti l’uno all’altro fino all’una e un quarto. Molti sono andati via da Pozzuoli, hanno raggiunto parenti fuori città. Altri sono andati in albergo per paura di rientrare in casa. Io mi sono fatto il segno della croce e sono salito in canonica. Mio fratello don Mario è rimasto con la sua gente sul lungomare Pertini”.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie è la più antica parrocchia della diocesi di Pozzuoli, elevata il 15 novembre 1624 dal vescovo Lorenzo Mongiò. Anticamente aveva competenza su un vastissimo territorio, che comprendeva: Pozzuoli, Agnano, Bacoli, Bagnoli, Licola, Miseno e Monte di Procida. Dopo anni di consolidamento e restauro è stata finalmente riaperta al pubblico.
Don Tonino ha 65 anni, è diventato sacerdote a 39 “una vocazione adulta” dice. Il suo racconto è carico di emozione. “Ho vissuto tre bradisismi, oggi vedo le tende come 40 anni fa. La gente è impaurita, smarrita. Molti hanno paura di rientrare in casa. Le scosse sono state frequenti e forti, non come le altre volte. I mobili hanno iniziato a tremare, gli oggetti si sono rotti. Alla scossa più forte ho reagito posizionandomi sotto l’architrave d’ingresso della canonica e non sono uscito perché so che le scale possono essere le prime a cedere”.
Ha la voce calma ma allo stesso tempo la tensione lascia trasparire emozione. “Il secondo sabato del mese di maggio abbiamo fatto sfilare in processione i santi patroni di Pozzuoli, c’erano tanti fedeli che pregavano e io ho fatto salire i bambini accanto al simulacro. I bimbi hanno pregato tutti insieme e quando ho domandato loro cosa volevano chiedere ai santi patroni hanno risposto: che finiscano le scosse”.
La paura è tanta a Pozzuoli. Le scosse si sono concentrate soprattutto tra le 20 e le 21 di lunedì sera: la più forte, di magnitudo 4.4, è stata alle 20:10. Alle 21:46 ce n’è stata una di magnitudo 3.9 e alle 23 una di magnitudo 3.6, il tutto preceduto o seguito da scosse più lievi, con l’ultima poco prima dell’una di notte quando in città è arrivato anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Il governatore, accompagnato dal direttore della Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, e dal direttore generale della Protezione civile della Campania, Italo Giulivo, prima ha preso parte a una riunione operativa alla quale ha partecipato anche il sindaco di Pozzuoli, Luigi Manzoni, e poi ha incontrato alcuni cittadini al porto che chiedevano rassicurazioni.
Nelle prossime ore anche la premier Giorgia Meloni terrà un tavolo operativo sull’emergenza terremoto nell’area flegrea. Intanto ha preso il via a Pozzuoli anche il trasferimento delle 140 detenute presenti nel carcere. Un provvedimento - come spiegato dal prefetto di Napoli Michele di Bari e dal provveditore delle carceri della Campania, Lucia Castellano - che si è reso necessario per motivi precauzionali. “Non ci sentiamo soli, ma la paura c’è. Il nostro vescovo ci ha chiamati costantemente e ci ha fatto sentire confortati e sostenuti – racconta don Tonino”. Lui, assieme al fratello Mario anch’egli sacerdote, sono punti di riferimento della comunità di fedeli puteolana.
Don Mario, che sabato compirà 57 anni, è parroco della chiesa di Sacro Cuore di Gesù ai Gerolomini. “La sola cosa che abbiamo potuto fare è scendere in strada e stare con le persone – racconta – la paura è tanta ma il problema spesso è il panico. Qui non era allestito niente, ora ci sono le tende con l’accoglienza ma nell’immediatezza dei fatti, dopo le prime scossa, la sola cosa che potevano fare era stare accanto alle persone. Non avevamo modo di fare alcun ristoro. Nella zona attorno alla mia parrocchia ci sono pub e ristoranti ma il pericolo era alto e potevano stare solo all’aperto”.
Come suo fratello Tonino, anche don Mario gestisce con forza le emozioni per non cedere alla paura. “C’è una scena che mi è rimasta nella mente, ho visto un bambino di 4 anni vomitare per la paura delle scosse. Poi mi si è avvicinato per sapere se fosse tutto finito. Ecco, in queste occasioni ci si sente impotenti perché non sai cosa fare. Ho visto tante persone della parrocchia andare via dalla città, già nella notte si era formata una coda di auto di chi è scappato verso altri comuni della provincia, altri si sono imbarcati al porto e sono andati a Ischia”.
E’ l’incertezza a prendere il sopravvento per chi vive ore di ansia e attesa nell’area flegrea. “Eravamo all’aperto, per strada e ho sentito la terra sotto i miei piedi saltare, muoversi. C’è una cosa che vorrei dire, un appello a chi ha potere e compito per certe situazioni. Tutto ciò che è stato allestito ora, dopo le scosse, andava fatto prima. Se la scorsa notte con quelle scosse ci fosse stato maltempo, freddo, temporali come si faceva per strada? E’ necessario fare un censimento dei fragili, anziani e disabili che noi abbiamo aiutato ad uscire di casa. Ma serve una rete di assistenza”.
Sono mesi che l’attività sismica dei Campi Flegrei è ripresa, ma il terremoto che si è registrato nelle scorse ore è stato il più forte degli ultimi 40 anni. Il timore di finire sfollati, separati dai cari e dalle proprie case è il sentimento che rende cupe le ore dei cittadini di Pozzuoli.
Il vescovo di Pozzuoli e di Ischia, Carlo Villano, vicino ai cittadini: «La Chiesa di Pozzuoli è vicina alle persone e alla famiglie che sono state sgomberate e a quanti stanno vivendo nell’ansia per lo sciame sismico in atto, condivide la stessa sofferenza nella consapevolezza che il Signore ci sostiene in questo tempo di prova. Le parrocchie, in sinergia con le istituzioni preposte, sono vicine alla popolazione con i propri volontari». La Conferenza Episcopale Italiana, con il presidente Matteo Maria Zuppi, ha espresso il proprio sostegno alla Chiesa puteolana.