C’è l’eco dell’attentato in Egitto nelle parole di papa Francesco. Della bomba esplosa nella chiesa copta ortodossa, nella zona del delta del Nilo, a Nord del Cairo. Almeno 25 i morti, ma il bilancio non è ancora definitivo, nella domenica delle palme e nel Paese dove Bergoglio si recherà a fine mese. «Gesù è presente in tanti nostri fratelli e sorelle che soffrono a causa delle guerre e del terrorismo, a causa degli interessi che muovono le armi e le fanno colpire. Uomini e donne ingannati, violati nella loro dignità, scartati… Gesù è in loro, in ognuno di loro, e con quel volto sfigurato, con quella voce rotta chiede di essere guardato, di essere riconosciuto, di essere amato».
In una piazza San Pietro affollata, abbellita dagli ulivi e dalle piante provenienti dai giardini vaticani, con i giovani di Panama che attendono il passaggio della croce dai coetanei polacchi per cominciare il pellegrinaggio che prepara la prossima giornata mondiale della gioventù, papa Francesco ricorda quanti «oggi patiscono sofferenze come Lui: soffrono per un lavoro da schiavi, soffrono per i drammi familiari, per le malattie…». D’altra parte non è un percorso facile quello dei cristiani. «Lui lo aveva detto chiaramente ai suoi discepoli», sottolinea Francesco, «”Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Non ha mai promesso onori e successi. I Vangeli parlano chiaro. Ha sempre avvertito i suoi amici che la sua strada era quella, e che la vittoria finale sarebbe passata attraverso la passione e la croce. E anche per noi vale lo stesso. Per seguire fedelmente Gesù, chiediamo la grazia di farlo non a parole ma nei fatti, e di avere la pazienza di sopportare la nostra croce: di non rifiutarla, non buttarla via, ma, guardando Lui, accettarla e portarla, giorno per giorno».
Fra il Gesù che viene accolto trionfalmente in Gerusalemme e quello che viene crocifisso non c’è differenza. Per questo «mentre dunque anche noi facciamo festa al nostro Re, pensiamo alle sofferenze che Lui dovrà patire in questa Settimana. Pensiamo alle calunnie, agli oltraggi, ai tranelli, ai tradimenti, all’abbandono, al giudizio iniquo, alle percosse, ai flagelli, alla corona di spine…, e infine alla via crucis, fino alla crocifissione».
«Non è un altro Gesù», conclude il Papa, «è lo stesso che è entrato in Gerusalemme tra lo sventolare di rami di palma e di ulivo. È lo stesso che è stato inchiodato alla croce ed è morto tra due malfattori. Non abbiamo altro Signore all’infuori di Lui: Gesù, umile Re di giustizia, di misericordia e di pace».