Quasi ogni giorno i notiziari riportano di casi di violenza sulle donne: mogli, fidanzate, sorelle. Il più delle volte questa violenza si consuma tra quelle mura di casa che dovrebbero invece essere per tutti noi un rifugio. Al di là delle ragioni che stanno dietro a questi gesti, mi chiedo se non dovrebbe essere la scuola a giocare un ruolo educativo importante, a partire dalla scuola d’infanzia, educando i bambini e le bambine al rispetto reciproco. TERESA
— Cara Teresa, hai ragione, i numeri sono drammatici, ma non sono numeri, sono donne, esseri umani, con i loro sogni, le loro aspirazioni e desideri. È impressionante pensare che, ogni anno, nel mondo una donna su tre sia vittima di violenza e ciò che colpisce ancora di più è che tali violenze, fisiche o psicologiche, siano nella maggior parte dei casi commesse da un parente o un amico.
Restringendo il campo di indagine al nostro Paese, i dati dell’Istat mostrano come in Italia quasi il 32% delle donne abbia subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale e che il 54,9% degli omicidi di donne siano commessi da un partner o ex partner.
È quindi di tutta evidenza la gravità del fenomeno e la necessità di investire nella prevenzione. Non a caso dal 1999 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre come data per celebrare la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, invitando i governi, le organizzazioni internazionali e le Ong a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica su questo importante problema.
Quel che è certo è che non basta un giorno all’anno per educare a un cambiamento. Quindi il lavoro deve essere fatto ogni giorno, da tutti noi, in casa, a scuola, nelle strade. Sedersi su una panchina rossa con nostro figlio e spiegargli la ragione di quel colore, lavorare a scuola ogni giorno sulla parità di genere, non lasciar passare nessun commento o atteggiamento di possesso da parte di un bambino, ragazzino, adulto verso la sua giovane compagna.
Piccole cose ma che lasciano un segno maggiore di una singola ricorrenza. Gutta cavat lapidem dicevano i romani, la goccia scava la pietra. È così che io mi immagino dovrebbe essere l’educazione anche in questo ambito e fin dalla più tenera infanzia. Perché la scarpa che troppo spesso Cenerentola perde non sia più rossa, ogni giorno dovremmo osservare e correggere gli atteggiamenti sbagliati, presentare casi reali e problemi. Solo così si potrà sperare in un reale cambiamento rispetto ai costumi e a una cultura che ha sempre posto la donna sì su un piedistallo, ma non come soggetto di diritti ma come oggetto di un diritto di proprietà altrui.