Quanto il tema delle buone maniere e del galateo sia caro a Federica Buglioni, 55 anni e mamma del 16enne Giacomo, è chiaro da come affronta il suo lavoro con l’associazione “Bambini in cucina”, con cui propone corsi e laboratori per bambini, insegnanti ed educatori. Autrice di libri per l’infanzia, è suo il Piccolo galateo, tratto da In cucina con mamma e papà (San Paolo) e il più recente Storie in frigorifero (Editoriale Scienza) scritto con Emanuela Bussolati, in cui dedica ampio spazio, nel divertente capitolo “Maleducatissimi”, proprio al bon ton pensato in relazione ai più piccoli.
Iniziamo con il chiederle se ha ancora senso parlare di buone maniere: «È importante più che mai proprio perché viviamo in un periodo di forte individualismo. Non si tratta solo di indicazioni formali e prive di contenuti. È piuttosto un atto d’amore verso il prossimo, verso chi ci sta davanti. In particolare a tavola, che è il simbolo della civiltà e di ciò che ci rende umani ». Ma come individuare il significato di questi atti spesso così formali? «Semplicemente riflettendo sul perché per un genitore sono importanti: per fare bella figura, perché rendono il clima migliore, perché permettono di mangiare e digerire meglio o perché il bambino è più a suo agio? L’importante è che trasmettano un messaggio educativo».
Federica ci spiega che intorno al tavolo è accettato tutto ciò che rende il pranzo o la cena un momento piacevole: «Parole gentili, ascolto, pulizia, una tavola apparecchiata con cura... e il bon ton è servito». E quali sono le regole fondamentali per i genitori quando sono con i bambini: «Non comportarsi da gendarmi a tavola né richiamarli ogni minuto. Le osservazioni vanno fatte con garbo (anche in altri contesti), ricordando l’importanza del buon esempio. Ci sono parole e gesti che ogni bambino impara velocemente: “Per favore e grazie”». Tra le regole che si possono archiviare la nostra esperta di galateo indica i movimenti e la postura: «I bambini impiegano anni per avere una postura corretta. La buona educazione è far sì che vi arrivino piano piano, interpretando i gesti e i movimenti con consapevolezza e non forzatamente. Solo a quel punto staranno naturalmente composti».
Federica invita a non mettere etichetta ai bambini. «Sono spugne e hanno una straordinaria capacità di cambiare. Basta insegnar loro le buone maniere come una cosa bella da fare. Prima di andare a cena da amici, facciamo una prova generale: è come un gioco. Oppure passiamo a prendere un mazzo di fiori. È bello sceglierlo».
Tra le buone maniere da riscoprire al primo posto il senso dello stare insieme e della reciprocità: «Una conversazione interessante fa vivere la piacevolezza della parola. E non bisogna mai litigare a tavola. È un luogo protetto e tutti devono fare del loro meglio per mantenerlo tale. Bisogna avere, poi, attenzione per i piccoli ospiti amici dei figli. Non interrogarli con domande personali. Permettendo loro, seduti a tavola, di guardare e guardarsi».
Anche una regola banale come “non si parla con la bocca piena” ha un significato legato alla relazione: «Esiste perché non è un bello spettacolo. In tedesco si dice che a tavola non è permesso tutto ciò che non è “appeitlich”, cioè “ciò che non stimola l’appetito”. E questo vale non solo per la bocca piena ma anche per la Tv accesa con scene violente, per esempio». E a proposito di Tv. È una cattiva maestra? «Non diamo per scontato che sia “maleducata”. Può dare molti esempi positivi. E non aspettiamoci il buono solo dai programmi per bambini. Io sono cresciuta guardando Piero Angela, un programma per adulti, e lì la buona educazione regna sovrana».