Con la riforma del Vaticano II è stata ripristinata anche per i fedeli laici l’originaria possibilità di fare la Comunione al calice in quanto tale gesto manifesta meglio il riferimento all’Ultima cena del Signore (cfr. Messale n. 281). Le attuali norme prevedono che il fedele possa prendere il calice fra le sue mani e bere direttamente da esso (n. 286). Modalità che si è diffusa per lo più in gruppi ristretti, non certo per elitarismo ma per ovvie ragioni igieniche, così da evitare qualsiasi disagio da parte dei fedeli. Per questo è sempre possibile non usufruire del calice, anche se previsto nella celebrazione in atto. Per non privare gran parte dei fedeli della Comunione con i due segni eucaristici è prevista, ed è diventata la prassi più diffusa, la comunione per intinzione. Non per sminuire la dignità del fedele laico, ma semplicemente per evitare ogni possibile inconveniente, è previsto che sia il sacerdote a intingere il pane nel vino. Il calice può essere tenuto opportunamente da un altro ministro, anche laico (n. 287).