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domenica 08 settembre 2024
 
 

Come si salva un bambino

24/09/2013  Da 9 milioni ogni anno si è passati a 6,6: tanti sono i bambini sotto i 5 anni che perdono la vita ogni anno per malattie facilmente curabili. Il Villaggio Every One di Save The Children spiega e fa vedere come con un piccolo gesto si possono salvare tutti.

Pochi e semplici gesti, pochi oggetti che nei Paesi sviluppati si trovano facilmente e a un costo molto basso, a volte irrisorio: allattare al seno, assistere le mamme e i neonati, un marsupio portabebè, una zanzariera, un cappellino, sali per la reidratazione, sapone, vaccini, vitamine... tanto basta a salvare la vita di un bambino o di una mamma. Eppure, oggetti e gesti che per noi sono scontati e di uso quotidiano, se mancano fanno la differenza tra la vita e la morte, anche oggi, nel 2013.

La fanno almeno 6,6 milioni di volte ogni anno, tanti sono infatti i bambini al di sotto dei cinque anni di età che ogni anno muoiono nel mondo, un milione di loro nel primo giorno di vita.

Per “Regalare a ognuno di loro un compleanno in più” Save the Children rilancia ora la Campagna Every One partita nel 2009 per combattere la mortalità materna e infantile nel mondo e lo fa portando un villaggio “eperienziale” nelle piazze delle maggiori città italiane.

Si tratta di un percorso all’interno di una struttura modulare di legno riciclato divisa in sette ambienti attraversati da un filo rosso. All’interno di ciascun ambiente viene affrontato un tema, una causa di mortalità, dalla malnutrizione alle cure mediche, all’igiene, alla malaria, agli aspetti della maternità, viste sempre però dal punto di vista del rimedio, semplice, efficace, visivo.

Si rivolge ai più piccoli e alle famiglie, ma la semplicità si sa è contagiosa e i concetti passano pure agli adulti. È interattivo, perché i bambini all’inizio del percorso ricevono una tavoletta dalla quale si staccano i “rimedi” come il sapone o le cure mediche, sotto forma di gettoni di cartone. In ogni ambiente troveranno il modo di spenderli in un gioco che mostrerà come un piccolo gesto, anche se in questo caso solo simbolico, può tenere lontane le zanzare, evitare le infezioni o combattere la denutrizione.

Da Roma il villaggio si sposterà a Napoli, poi a Firenze e infine a Milano. «Nei primi quattro anni di attività del programma Every One abbiamo intrapreso circa venti milioni di azioni di contrasto nei 47 Paesi in cui siamo presenti», dice Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, «e realizzato quasi due milioni e mezzo di interventi diretti per salvare la vita di bambini e mamme durante il parto o dalle principali malattie. Inoltre abbiamo formato oltre 270 mila operatori sanitari, che sono personale preparato per diffondere la corretta cultura e intervenire nella gestione di una miriade di situazioni che si possono creare, dai parti difficili all’assistenza ai neonati e alle mamme. Poche informazioni in più possono cambiare la vita delle persone, e questi operatori sono fondamentali, spesso sono locali e per loro è più facile comunicare con la popolazione. Purtroppo nel mondo ne servirebbero tre milioni e mezzo e ce ne sono solo tra i 500 e i 600 mila».

La Campagna di Save the Children si inserisce nelle azioni che a livello mondiale governi e organizzazioni hanno intrapreso per il raggiungimento degli Obiettivi del millennio, i Millennium Goals che fissati dalle Nazioni Unite pongono una serie di obiettivi per lo sviluppo mondiale da raggiungere entro il 2015.

La storia-simbolo di Byneiam, bambino etiope di tre anni

Di questi in particolare il quarto e il quinto vorrebbero ridurre di due terzi la mortalità infantile e di tre quarti quella materna tra il 1990 e il 2015. Da 12,4 milioni di piccole vite perse ogni anno si è arrivati agli attuali 6,6 milioni, un numero che rimane inaccettabile, con l’obiettivo ancora da raggiungere.

«Le cause delle morte di questi piccoli sono prevedibili e curabili con farmaci di uso comune», dice Claudio Tesauro, presidente di Save the Children. «Si tratta frequentemente di diarrea, malaria, morbillo e polmonite, aggravate dalla malnutrizione. Basta un rapido calcolo: nel mondo muore un bambino ogni cinque secondi. I nostri interventi variano seguendo il fabbisogno locale, per combattere la malnutrizione è si importante portare cibo, ma altrettanto lo è interagire con la gestione economica familiare, cercando di trasmettere alle mamme la capacità e le conoscenze adeguate per seguire una dieta sana anche con i mezzi a loro disposizione. Per fare questo sono fondamentali i punti di riferimento, la formazione degli operatori sanitari, che sappiano interagire anche culturalmente con i capi villaggio, ad esempio, perché gli interventi siano graditi e condivisi dalle comunità nelle quali vengono compiuti».

Dal 2009 Save the Children ha investito o pianificato finanziamenti per 1,2 miliardi di dollari in progetti di nutrizione e salute materno infantile, nel 2012 oltre un milione di vaccinazioni, quasi cinque milioni di casi di diarrea, polmonite e malaria trattati, 45 milioni di bambini e donne raggiunti dai programmi di salute e 24 milioni attraverso quelli di nutrizione, questi sono i numeri di Every One nell’ultimo anno.

«Accorciare la distanza tra mamme e bambini e i punti di soccorso è fondamentale», continua Tesauro, «bisogna creare punti medici efficienti. E dove non è possibile diventa chiave la figura degli health workers, infermieri che girano in bicicletta coprendo a volte anche grandissime distanze».

All’interno del percorso del villaggio Every One si incontra infatti anche questo mezzo: una semplice e preziosa bicicletta nera, inaspettato strumento di lavoro nella lotta per la vita. Marco Guadagnino, coordinatore dei progetti internazionali di Save the Children, è stato spesso nei villaggi del sud dell’Etiopia dove si muore facilmente di polmonite, oltre che per la malnutrizione. È facile pensare che in un Paese caldo le malattie come la polmonite non siano un problema, ma non è così, sia per l’esposizione ai batteri - spesso le famiglie vivono in ambienti che condividono con il bestiame, con conseguente precarietà delle condizioni igieniche - sia per l’escursione termica tra il giorno e la notte. Per questo i neonati soprattutto nelle prime ore di vita, hanno bisogno di piccoli accorgimenti come un cappello di lana o del calore materno attraverso la marsupio terapia, stretti al corpo della madre.

«Pochi mesi fa nel villaggio di Busso in Etiopia», racconta Guadagnino, «un volontario di un vicino presidio sanitario ha fatto visita alla capanna dove viveva con la mamma e tre fratelli Byneiam, un bambino di tre anni, in un ambiente condiviso con gli animali. Il volontario si è subito accorto della persistente tosse del piccolo e della sua perdita di appetito e peso, così lo ha accompagnato al presidio sanitario. Byneiam aveva la polmonite e grazie alle cure antibiotiche a cui è stato sottoposto dopo due settimane le sue condizioni sono migliorate».

Byneiam è un simbolo, l’esempio di come sia facile salvare una vita o come sia facile perderla. Rappresenta il senso di quel numero: 6,6 milioni di bambini sotto i cinque anni che perdono la vita ogni anno. È vivo grazie all’intervento dell’operatore, e a poche e semplici cure che nei nostri Paesi sono ritenute banali.

La sua storia racchiude in sé il senso del villaggio “esperienziale” di Save the Children, spiega quanto siano importanti una zanzariera, l’uso del sapone o un marsupio perché la madre porti il suo bambino stretto al suo corpo in modo da cedergli calore, un antibiotico, degli alimenti come il latte terapeutico o una bustina di plumpy nut, un preparato altamente nutriente specifico per la malnutrizione. E anche una bicicletta, perché l’operatore sanitario raggiunga quante più capanne e villaggi possibili.

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