Ormai da più fronti, l’attuale clima culturale viene
associato, e spesso identificato, con la ripetizione
estenuante di un “ritornello”, entrato di
buon grado nel linguaggio e nell’immaginario comune:
il problema di carattere sociale e morale, molto avvertito
negli ultimi 10 anni, che viene spesso sintetizzato
con l’espressione emergenza educativa.
Secondo numerosi esperti, le cui competenze teoriche
e pratiche si distribuiscono su molteplici versanti disciplinari
(psicologia, pedagogia, sociologia, teologia, filosofia,
economia, etc.), la nostra società è, nella sua interezza,
interpellata a far fronte a questa “sfida complessa”,
non più rinviabile, e alla quale neanche la Chiesa italiana
ha pensato bene di sottrarsi, scegliendo, piuttosto,
di dedicare a tale appello l’intera cura pastorale del
prossimo decennio.
Per diversi anni, tuttavia, soprattutto in Italia e in Europa,
ci si è ben guardati dal trattare la tematica dell’educazione
in modo adeguato e attento, così come
avrebbe ampiamente meritato. Eppure, secondo i dati
raccolti nel 2007 dall’équipe di esperti che ha lavorato
al progetto di ricerca condotto in Italia e intitolato Sussidiarietà
ed educazione, risulta che ben il 61% delle famiglie
considera oggi l’educazione la prima emergenza nazionale,
e che anche un buon 35% la fa rientrare tra i
primi e più urgenti provvedimenti che la riflessione culturale,
in genere, e lo Stato italiano, in particolare, dovrebbero
avere molto a cuore e non trascurare.
Nelle sue fasi iniziali, il dibattito culturale, sorto per
affrontare e circoscrivere una tale “emergenza”, è esploso
e si è poi pian piano strutturato attorno a questioni
più propriamente tecniche e di gestione, istituzionali e
organizzative, ponendo in secondo piano la valenza educativa
e culturale delle principali agenzie formative, quali
la famiglia, la scuola, la parrocchia o il variegato mondo
delle associazioni. In un secondo momento, tuttavia,
hanno cominciato a raccogliere via via sempre più interesse
e consenso numerosi convegni, studi e rapporti scientifici basati sul ripensamento
dello stesso sistema
scolastico e, soprattutto,
del sistema dei processi
educativi e formativi globalmente
intesi.
Possiamo, dunque, ipotizzare
che questo rinnovato
interesse per le problematiche
educative abbia,
tra le sue radici più profonde,
una serie composita di
fattori strutturali, strettamente
connessi alle più appariscenti
trasformazioni
socio-culturali registrate
negli ultimi tre o quattro
decenni all’interno della
società occidentale industrializzata.
Trasformazioni
che, di fronte al succedersi
di situazioni ed eventi
sempre meno controllabili
dalle stesse istituzioni
(è sufficiente riportare alla
memoria i gravi episodi
del bullismo a scuola o lo
sconsiderato utilizzo dei
media da parte dei bambini
e degli adolescenti),
non riescono più a contenere
quel reiterato e convincente
appello che denuncia
l’emergenza di
“tornare a educare”.
- A tal riguardo, una
tra le emergenze più a lungo
segnalate negli anni
scorsi (come purtroppo
ancora oggi), appare, senza
ombra di dubbio, il disagio
diffuso che connota la
condizione di vita dei giovani
italiani (ma non solo),
e che si esprime nelle
forme più variegate, e spesso
ritenute impensabili:
dall’urgente “ricerca di
senso” da applicare alla
propria esistenza, al continuo
desiderio di affermare
la propria identità, di
cui, però, non si è ancora
certi e totalmente padroni;
dal lamentare la totale
assenza di certezze, sia affettive
sia economiche e
professionali, all’aggrapparsi
alle rischiose forme,
vecchie e nuove, di dipendenza.
E queste, solo per
riportarne alcune.
- Sulla stessa linea di
problematicità, e di conseguente
denuncia sociale,
si colloca l’articolato fenomeno
dell’immigrazione.
Di fatto, esso abbraccia
buona parte dei Paesi occidentali,
tra cui anche l’Italia,
e, per via dell’inevitabile
“incontro-scontro” fra
le culture chiamate in causa
(quella del Paese ospitante
e quella del Paese di
provenienza delle persone
immigrate), richiede
un ripensamento radicale
delle “pratiche educative”,
soprattutto nei modi in
cui erano concepite fino a
non molto tempo fa. Ciò
allo scopo di ampliare
l’orizzonte qualitativo delle
relazioni interpersonali
e, così facendo, avviare i
necessari processi di integrazione
sociale.
- Anche il mondo della
scuola e della formazione
professionale si affaccia
nel “torbido stagno“
dell’emergenza educativa.
Innanzitutto perché
l’Italia non è pienamente
al passo con la maggior
parte degli obiettivi fissati
dal Consiglio europeo di
Lisbona del 2000, in vista
del 2010: il tasso di dispersione
scolastica (19,3%),
per esempio, si mantiene
ancora al di sopra del limite
consentito, attestato attorno
al 10% dalla strategia
di Lisbona; o, ancora,
la percentuale di giovani
(tra i 20 e i 24 anni) che
hanno portato a termine il
ciclo dell’istruzione secondaria
superiore (75,5%) è
al di sotto dei risultati previsti
e sperati (85% entro il
2010), e inferiore anche rispetto
ai punteggi medi ottenuti
dagli altri Paesi
membri dell’Unione europea
(77,8%) .
In seconda battuta, perché
nel nostro Paese continua
a crescere in modo
esponenziale il fenomeno
del bullismo (anche nella
sua versione cyber, più legata
a un utilizzo inappropriato
e disfunzionale dei
più avanzati mezzi di comunicazione
tecnologica,
come il cellulare, il Pc,
l’iPad, la trama dei Social
Network, etc.), che coinvolge
(tra bulli e vittime) circa
il 35% degli alunni della
scuola secondaria di primo
grado, e ben il 20% dei
giovani della scuola secondaria
di secondo grado.
Se, per comprendere alcune
delle cause che generano
questa fastidiosa piaga
del nostro sistema formativo,
ci si pone dal punto
di vista della famiglia,
ne emerge che quasi il
58% delle madri e dei padri
intervistati attribuisce
la responsabilità principale
di tale smisurata diffusione
al tipo di educazione
ricevuta in famiglia;
che il 51,4% rinvia a problemi
di natura relazionale,
il 32,7% lo motiva col
fatto che i bambini e i ragazzi
vengono troppo
esposti alla crudeltà e alla
cupa violenza delle scene
viste in Tv, al punto che desiderano
imitarle, e che,
infine, il 24%dei genitori
crede che il bullo sia un
“soggetto” prepotente e
aggressivo per natura.
- Infine, non bisogna
dimenticare gli effetti sociali
che scaturiscono dalle
attuali modalità di utilizzo
e gestione dei new media
e delle piattaforme dei Social
Network (per esempio:
Facebook, Twitter, My Space,
Second Life, etc.).
Il procedere inarrestabile
dell’evoluzione tecnologica
e la sempre più incalzante
diffusione sia dei
mezzi, sia dei siti di incontro
sociale, stanno determinando
nuove modalità,
sempre più virtuali, per fare
conoscenza e per stringere
legami con gli individui,
e, soprattutto, stanno
introducendo cambiamenti
non indifferenti nei processi
di costruzione dell’identità
personale. Ormai,
non è più così sconosciuta
la formula dell’identità
emergente, spesso adoperata
nei contesti comunicativi
e commerciali,
che dipinge l’identità costruita
sul web come caratterizzata
da un’ambigua e
pericolosa fluidità.
Nessuno intende demonizzare
questi nuovi aspetti
legati alla comunicazione
interpersonale e di
gruppo, e, soprattutto, i
mezzi destinati a tali scopi. Anzi, ne riconosciamo sicuramente
lo speciale valore
innovativo per la nostra
civiltà. Tuttavia, ciò che occorre
progettare seriamente
è proprio la correttezza
dell’approccio e della fruizione
a essi stessi.
Tenendo conto di quanto
finora detto, non stupirà,
allora, scoprire che, secondo
Terenzi e Ribolzi,
il disagio giovanile, la dispersione
scolastica e il
successo formativo sono
strettamente legati alla
qualità delle relazioni familiari
e delle reti sociali
primarie, oltre che a fattori
di tipo individuale e al
clima vissuto a scuola.
Da tali risultati, dunque,
emerge con estrema
nitidezza il ruolo fondamentale
che la famiglia
(nelle figure della madre
e del padre) svolge ancora
oggi nello sviluppo dell’identità
personale del
bambino e, in seguito, dell’adolescente
e del giovane
adulto. Un soggetto in
formazione, infatti, ha assoluto
bisogno di rapportarsi
costantemente con figure
educative “adulte”,
presenti e affidabili; in altre
parole, necessita di essere
accudito, accolto, accompagnato
e amato in
tutte le tappe che segnano
la sua crescita. Solo in questo
modo, si sentirà riconosciuto
come individuo e
svilupperà un buon livello
di autostima, un ingrediente
fondamentale alla
riuscita scolastica, personale
e professionale.
Eppure, nonostante sia
stata ufficialmente dichiarata
come un’istituzione
in piena “crisi”, la famiglia
continua a svolgere un
compito fondamentale
nell’educazione delle nuove
generazioni. Non ci stiamo
riferendo a un superficiale
luogo comune, quanto
piuttosto a una serie di
dati emersi con decisione
nel decimo rapporto sulla
famiglia in Italia curato
dal Cisf: infatti, ben il
93% degli italiani considera
la famiglia ancora “molto
importante”, e circa il
92% dello stesso campione
nazionale afferma che
un bambino, per crescere
sano, felice ed equilibrato,
ha bisogno di una famiglia
composta da un padre e
una madre. Risultati, dunque,
che sembrano superare
ogni attesa e aprire un
varco di speranza inaudito.
Ma la triste “fotografia”
della famiglia attuale in
Italia segnala, purtroppo,
sempre meno matrimoni,
più separazioni e divorzi,
e bambini costretti a subire,
loro malgrado, le scelte
compiute dai genitori.
Lo “zoccolo duro”, però,
resta. Ci sono numerose
famiglie che credono
ancora saldamente nei valori
familiari, nella solidità
dei rapporti di coppia e
nella costruzione di un legame
affettuoso e significativo
con i figli. Da questo
nutrito gruppo non vogliamo
escludere nessuno.
Neanche, e forse soprattutto,
coloro (sia genitori sia
figli) che hanno subìto ferite
di una certa entità, causate
da una separazione,
da un divorzio, da un allontanamento,
da un lutto o
altro, ma che condividono
con le altre famiglie lo stesso
orizzonte valoriale.
Ed è considerando tutte
le famiglie italiane che vivono
nel complesso e disparato
contesto culturale
contemporaneo, cioè a tutti
i genitori frequentemente
in ansia e in difficoltà
perché alle prese con
l’educazione quotidiana
dei propri figli, che la casa
editrice San Paolo ha pensato
di ideare una collana
di 12 volumi, divulgativi,
pratici ed economici, intitolata
Genitori, no problem!
Un progetto editoriale
innovativo che nasce
per rispondere, nelle sue
linee generali, proprio al
tema dell’emergenza educativa.
Proviamo a osservarla
da vicino.
Il titolo affibbiato a questa
piccola collana, seppur
simpaticamente ambizioso,
rivela un preciso e duplice
intento educativo:
quello, cioè, da un lato, di
provare a intercettare le
difficoltà e i disagi più comuni
incontrati dai genitori
nel momento in cui si
confrontano in concreto,
e quotidianamente, con le
scelte educative da attuare
nel rapporto con i figli, e,
dall’altro lato, quello di
tentare di accogliere queste
richieste di aiuto, per
comprenderle e fornire loro
una possibile risposta,
pratica, limpida
e diretta.
Secondo quali
modalità operative
è stato poi tradotto
questo duplice
obiettivo educativo?
In primo luogo,
immaginando di rivolgere
le domande più
frequenti dei genitori a un
gruppo di validi esperti (e
fidati collaboratori di “Famiglia
Oggi”).
In secondo luogo, domandando,
proprio a questi
professionisti, uno “sforzo”
non indifferente: rispondere
agli interrogativi
dei genitori utilizzando
un linguaggio accogliente,
sintonizzato sulle loro
difficoltà, scorrevole, semplice,
chiaro, mai banale,
efficace, dinamico, ricco
di suggerimenti concreti,
e, soprattutto, altamente
preciso e professionale.
Per garantire un risultato
così ambizioso (ma, a
nostro avviso, necessario),
abbiamo cercato di “inquadrare”
i contenuti della
collana all’interno di una
solida “cornice” di riferimento.
Essa, infatti, si sorregge
su due specifici modelli
teorici:
- il primo mette d’accordo
la maggior parte degli
studiosi, accanto a psicologi,
pediatri, educatori
e insegnanti: un’armonica
ed equilibrata relazione
genitore/bambino promuove
il sano sviluppo, fisico
e mentale, della persona.
Per intenderci, il legame
che i bambini
costruiscono con i
genitori è fondamentale
e prezioso,
perché pone le basi
del futuro “edificio”
della persona,
che farà capo all’adolescente,
al
giovane e poi all’adulto11.
Ecco le ragioni
per le quali i genitori dovrebbero
sempre garantire
un ambiente familiare
accogliente, pieno di fiducia
e disponibilità emotiva,
pronto ad affrontare le
gioie tanto quanto le difficoltà
che la vita può offrire.
In sintesi, la famiglia
gioca la parte più importante
nell’educazione e
nella formazione del figlio:
attraverso tante piccole
azioni, alcune
delle quali apparentemente
insignificanti,
legate al quotidiano,
al vivere insieme,
al dare testimonianza,
forma il
soggetto come persona;
- Il secondo parte
da un’idea ben definita
di “stile educativo”: ogni
singola persona ha in sé
tutte le risorse e le potenzialità
necessarie per realizzare
sé stessa. Il percorso
e il contesto di crescita
di ogni bambino deve
essere caratterizzato dalla
libertà e dalla responsabilità.
Da questo punto di
vista il ruolo dei genitori è
essenziale: essi dovranno
aprirsi all’accettazione incondizionata
del figlio, saper
riconoscere le sue
emozioni, accoglierle, essere
capaci di rispondere
ai loro bisogni e avviarli all’autonomia
e all’indipendenza13.
Con l’idea che il
bambino/ragazzo possa
sempre contare su di loro,
in ogni momento14. Solo
in questo modo i figli potranno
procedere sereni
verso l’età adulta.
Una volta chiarite le
traiettorie teoriche, siamo
passati alla scelta delle tematiche
e all’impostazione
di ogni singolo volume.
Per ciò che riguarda le
tematiche, abbiamo prediletto,
come già ricordato,
gli interrogativi più
comuni dei genitori
in merito al modo
in cui affrontare e
gestire, nel corso
della crescita, il sonno
dei bambini e degli
adolescenti, il
rapporto tra fratelli
e sorelle, il modo in
cui educare a una sana ed
equilibrata alimentazione
nell’infanzia, il corretto e
appropriato utilizzo dei
mezzi di comunicazione;
inoltre, l’acquisizione delle
regole e il rispetto in famiglia
e in gruppo, l’igiene personale e la cura di
sé, l’ingresso nel mondo
della scuola e gli impegni e
i traguardi che ne conseguono,
il dialogo e il conflitto
in adolescenza; infine,
il distacco dall’ambiente
familiare e la maturazione
dell’autonomia
nei bambini
e preadolescenti,
l’attenzione smisurata
alle tendenze
dettate dalla moda,
l’alimentazione nell’età
adolescenziale
e oltre, lo sport e il
tempo libero.
Ogni singolo volume si
compone, in linea di massima,
di 7/10 capitoletti,
articolati nel modo seguente:
- all’inizio, un
box presenta una situazione
tipica “non corretta”
(narrata alla stregua di un
dialogo tipico con le “solite
frasi” che i genitori dicono
inutilmente ai figli e
con cui ottengono poco o
nulla);
- subito dopo, si
apre la trattazione vera e
propria dell’argomento/
problema individuato
dall’autore (e già segnalato
nel box), che prova a
mettere in luce i comportamenti
non ottimali nelle
relazioni, a spiegarne gli
effetti non sempre positivi
sul comportamento dei figli
e a suggerire come impostare
una nuova modalità
di relazione educativa;
- alla fine, un altro box
presenta la stessa situazione
raccontata all’inizio
che si risolve nella maniera
“ottimale” o più appropriata
(cioè, come dire la
stessa cosa raccontata dal
primo box ai figli e farsi
ascoltare). La collana è stata
da poco inaugurata con
l’uscita dei primi quattro
volumi (marzo 2011), di
cui riportiamo una
breve descrizione
del contenuto, corredata
dalle immagini
di copertina:
- Dormire come
un bambino. Come
aiutare lo sviluppo
naturale del sonno
dei vostri figli (di
Alessandra Devoto). Numerosi
genitori, rivolgendosi
ai pediatri o ad altri
esperti, spesso domandano
come mai alcuni bambini
si svegliano nel cuore
della notte e altri dormono
senza creare problemi.
Una questione a cui si propone
di rispondere questo
testo, accanto a tante altre,
guidando i genitori a
capire come accompagnare
lo sviluppo naturale del
sonno dei propri figli,
sin dai primi
mesi di vita;
- Un amore di fratello.
Come sopravvivere
a gelosia e rivalità
(di Dolores Rollo).
Il legame tra
fratelli rappresenta
qualcosa di unico,
che concilia in sé caratteristiche
opposte: rivalità e
complicità, odio e amore
profondo, complementarietà
e reciprocità. Per i genitori
affrontare i rapporti
quotidiani tra i figli, è un
compito molto difficile.
L’autrice ci guida, con
competenza e serenità, a
capire la ricchezza dei rapporti
fraterni;
- Cosa mangio oggi? Impariamo
a mangiare tutto e
in modo sano (di Mario Becciu
e Anna Rita Colasanti).
Gli autori si propongono
di aiutare i genitori ad
acquisire conoscenze sia
in relazione al mondo degli
alimenti e delle sostanze
nutritive sia al mondo
delle emozioni e degli affetti,
che consentano di
agire con maggior competenza
in un ambito di
estrema importanza per lo
sviluppo psico-fisico dei figli,
agendo con creatività
e fantasia;
- Media e dintorni. Utilizzo
intelligente in tempi multimediali
(di Michele Aglieri
e Alessandra Carenzio).
Questo volume intende
fornire ai genitori degli
strumenti di lettura del territorio
dei media, attraverso
una riflessione più ragionata
capace di
mediare le reazioni
poco utili sul lungo
periodo.
Favorisce la costruzione
di un vocabolario
in grado
di operare un avvicinamento
tra il mondo
dei nativi digitali
– i figli – e il mondo degli
immigrati digitali – tutti
quelli che, come i genitori,
hanno dovuto abituarsi
alla presenza delle nuove
tecnologie.