Mio nipote di otto anni sta studiando la storia dell’evoluzione e nel contempo frequenta il catechismo per la prima comunione. Come spiegare il concetto di peccato originale? Quando sarebbe stato commesso e da chi? - NONNO ROBI
Spiegare in poche righe quello che montagne di libri non sono riusciti a fare? Nemmeno a provarci. Invece è necessario evitare al bambino idee sbagliate che poi sarebbe difficilissimo cambiare, come dimostrano persone colte che – per quanto riguarda la Bibbia, spesso sbeffeggiandola, su creazione, evoluzione e peccato originale – continuano con i rimasugli del catechismo. Per cercare di evitare questo rischio, suggerisco questi passaggi, non necessariamente in questo ordine.
1. Adamo ed Eva non sono nomi di persona come Marco e Sofia, ma ogni uomo e ogni donna. Quindi tutti noi.
2. Il racconto della tentazione non è una cronaca ma un insegnamento, perciò è importante non fermarsi sui particolari della narrazione (bellissimi: la furbizia del tentatore psicologo, lo sguardo della donna sull’albero buono e bello – sembra di vederla – la condivisione con l’uomo, l’affanno per coprirsi con foglie…), ma su quello che essi vogliono veramente comunicare, cioè che l’uomo e la donna per essere “a sua immagine e somiglianza” – non come le pietre, le piante, gli animali – devono per forza essere liberi anche persino di dire di no al Creatore.
3. Il peccato originale, perciò, è il non fidarsi di Dio, ma decidere da soli cosa è bene e cosa è male.
4. È originale, perché da esso derivano tutti gli altri peccati, e quell’albero “che sta in mezzo al giardino” non si trova chissà dove. È dentro di noi e astutamente sibila: “Non ascoltare Dio. Decidi tu”.
5. Soltanto Gesù, affidandosi completamente al Padre, ne è stato esente, e dà a noi la possibilità di seguirlo seguendo la sua parola e la sua testimonianza. In questo percorso è necessario tenere presente che il nipote dirà – e se no lo penserà – che come dice la maestra (che su questo campo a conoscenze è rimasta al tempo del catechismo) la Bibbia non è credibile perché non va d’accordo la scienza.
È necessario perciò far capire bene che la Bibbia e la scienza adoperano linguaggi diversi per dire le stesse cose, ovviamente non con ragionamenti ma con esempi efficaci, per esempio quello di Pierino. Che poverino ha avuto febbre alta e forte mal di gola. Come si può raccontare questo fatto? Come il medico che: «Il bambino ha le tonsille infiammate, le dia questa pasticca due volte al giorno, stia al caldo e rimanga a letto». Invece la mamma alle amiche: «Povero cocco! Ha una gola talmente gonfia che non riesce neppure a respirare, e una febbre così alta da dargli i brividi. Pensate che stanotte non ha chiuso un occhio». Chi ha torto e chi ha ragione? Sia il medico che la mamma che vedono il fatto da angolazioni diverse. Così è tra scienza e Bibbia.
La prima vuole spiegare il “cosa”, il “quando”, il “dove”, il “come”. Alla Bibbia interessa il senso di ciò che accade. La scienza non ha gli strumenti per verificare il senso delle cose; la Bibbia non può sperimentare come fa la scienza. Sbaglia chi non sa distinguere i due linguaggi e diventa partigiano dell’una o dell’altra.