La nostra famiglia è da sempre una famiglia di musicisti… per passione. Mia moglie suona il piano, io il flauto da quando eravamo bambini, perché in entrambe le nostre famiglie d’origine la musica, in particolare classica e d’opera, è sempre stata amata e studiata. Le nostre bambine, che hanno 8 e 11 anni, a questo riguardo sono invece molto diverse. La piccola sembra intenzionata a seguire le orme della madre, mentre la grande ha voluto smettere le lezioni. Non sappiamo che cosa fare perché non ci sembra il caso di obbligarla, ma ci spiace pensare che un giorno possa pentirsene e magari accusarci di non averla spinta… SIMONE
— Caro Simone, no, direi che non è proprio il caso di obbligarla! Anche se ti devo confessare che stavo cadendo anch’io nell’errore che credo coinvolga prima o poi tutti i genitori, cioè giudicare scelte, gusti e progetti in base alle nostre passioni. Così ho provato a sostituire la musica e il pianoforte con la montagna e gli sci e a chiedermi se ti avrei risposto nello stesso modo…
Direi che, a fatica, sono arrivata alla medesima avvertenza: mai dare per scontato che quel che noi amiamo debba automaticamente essere amato dai nostri figli. Indovino, infatti, che avrai trovato quasi scandaloso il mio paragone, perché così accade, d’istinto, se non ci fermiamo a pensare che ognuno ha il suo cuore e la sua mente. Del resto succede così anche con le persone.
Hai mai constatato che quel tuo migliore amico non raccoglie tante simpatie, per non parlare degli amori? Quindi direi proprio di lasciare l’undicenne seguire le sue passioni, che magari potrebbero declinare l’opzione musica secondo altri filoni e altri luoghi, per esempio rock da concerto al posto di classica da camera?
Sul fatto poi che un giorno possa accusarvi di non averla spinta… ti invito a sederti da questa parte del tavolo con tutti i genitori di ex adolescenti che a poco a poco hanno accettato la realtà: il punto non è che cosa ci dicono e quanta soddisfazione o delusione ci regalano, il punto è che persone diventano. Musicisti, sciatori o apparentemente “senza passioni”? Il compito arduo sta nell’accompagnarli sul sentiero della vita, levandosi subito dal cuore l’illusione di poterlo percorrere al loro posto, ma tenendoli per mano con delicatezza e dando quelle correzioni di percorso che sono obbligatorie, sulla salute, la scuola, il benessere…
Per il resto, direi proprio di lasciarli progettare, con l’avvertenza, questa sì, di accordarsi sul fatto che quando si fa una scelta condivisa sportiva o culturale che implica un’iscrizione a un corso, si porta a termine quella fase e poi semmai si cambia idea.