Cara professoressa, a mia figlia di seconda media è stata assegnata per le vacanze la stesura di un diario da consegnare al rientro in classe. È una ragazza molto diligente e scrupolosa: tutte le sere prende nota degli eventi più significativi e stende una prima bozza che rifinisce, sistema e corregge il mattino seguente. Comprendo i motivi di natura didattica e non metto in discussione la validità del lavoro proposto. Tuttavia nutro un certo imbarazzo nel rendere l’insegnante partecipe di momenti importanti della nostra vita privata e familiare. Non posso (e non voglio) passare al vaglio i contenuti né condizionare la libertà di espressione di una ragazza preadolescente, ma sento questo compito quasi come una violazione della mia privacy. E peggio sarebbe per me se i suoi scritti venissero letti davanti a tutta la classe. Posso fare qualcosa per impedirlo?
MAURO
— Caro Mauro, ogni genitore - me compresa - ha provato almeno una volta nella vita la stessa tua sensazione di privacy violata già molto prima dell’approdo dei pargoli alla scuola media. Solo per farti fare una risata ti racconto di quando un giorno, appena arrivata a casa di una mia cara amica, le sue due figlie di sette anni mi hanno raccontato, parlandomi all’orecchio con grande entusiasmo, che papà e mamma avevano nascosto i loro braccialetti d’oro in un posto segretissimo scoperto per caso: volevano a tutti i costi farmi vedere dove fosse. I figli sono altro da noi, hanno un loro pensiero autonomo, una propria percezione della riservatezza, una personale sensibilità. Alla tua domanda, quindi, la risposta non può che essere negativa: no, tu non puoi fare niente per impedire che ciò avvenga. Nella guida on line dedicata alla scuola, il Garante della privacy affronta, tra gli altri, anche questo argomento: «Non lede la privacy l’insegnante che assegna ai propri alunni lo svolgimento di temi in classe riguardanti il loro mondo personale o familiare», si legge nel testo. Non ne è neppure vietata la lettura in classe. Resta invece forte il richiamo alla sensibilità individuale del docente, che deve essere capace di «trovare il giusto equilibrio tra le esigenze didattiche e la tutela dei dati personali». C’è dunque da fidarsi del buon senso di chi sta al di qua della cattedra. Consapevoli che permangono tutti gli obblighi di riservatezza previsti dal segreto d’ufficio e professionale e quelli relativi alla conservazione dei dati personali eventualmente contenuti nei temi: eventuali informazioni riguardanti lo stato di salute, solo per fare un esempio, non potranno infatti che restare riservate.