Siamo arrivati alla conta e cioè a chi è a favore o contro la proposta del cardinale Walter Kasper di dare o meno la comunione ai divorziati risposati. E quindi pro o contro il Papa. Eppure non c’è nulla di nuovo. Neppure dopo all'annunciata pubblicazione di cinque cardinali ( Müller, Burke, Brandmueller, Caffarra e De Paolis). La loro posizione - che sembra proprio avversa a qualsiasi possibile apertura - è nota, notissima. Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, aveva ad esempio già illustrato le sue riflessioni sul “Foglio” di Giuliano Ferrara e Walter Brandmüller sul Tagespost tedesco e il suo testo, con una sintesi che sfumava i risvolti più critici, è finito dopo qualche tempo anche su Avvenire. Ma la cosa più clamorosa riguarda il cardinale Velasio De Paolis. Una sua relazione di ben 40 pagine che confuta le tesi di Kasper è stata letta da lui stesso in apertura dell’anno giudiziario al tribunale ecclesiastico di Perugia, invitato dal cardinale Bassetti e la li può leggere per intero sul sito del tribunale diocesano della città umbra. E’ il segno che il dibattito è aperto, anzi apertissimo, e che la conta non serve a nessuno.
Il Sinodo straordinario di quest’anno non è destinato a prendere alcuna decisione, ma solo a verificare il dibattito in corso nella Chiesa, cioè lo stato dell’arte. Ed esso è molto più ampio di quanto non appaia sui giornali dove si misurano solo le tesi dei cardinali di nome. L’ultimo a prendere la parola con una lettera “ a titolo personale” è stato il vescovo di Anversa, monsignor Johan Bonny, per il quale va sanata la spaccatura sui temi relativi a matrimonio, sessualità e famiglia. E’ questo il problema reale che il Sinodo dovrà affrontare. E la spaccatura, fa notare il vescovo olandese, è iniziata quarant’anni fa con l’Humanae Vitae di Paolo VI, enciclica con cui è stata “rotta la collegialità tra Papa e vescovi”.
Secondo monsignor Bonny, «solo dialogando con il mondo la chiesa può scoprire dove oggi Dio stia agendo e dove attualmente si trovano le sfide per la chiesa stessa e il mondo». Il vescovo critica anche chi vuol separare dottrina e pastorale, come molti hanno precisato in questi mesi spiegando che non vi è alcuna possibilità di toccare la dottrina: «Questa contrapposizione tra pastorale e dottrina mi sembra inadeguata, sia teologicamente che pastoralmente. Essa non può rifarsi certamente alla tradizione della Chiesa. La pastorale ha tutto a che fare con la dottrina, e la dottrina con la pastorale. Se la Chiesa vuole aprire nuove strade per l’evangelizzazione del matrimonio e della famiglia nella nostra società, entrambe (dottrina e pastorale) devono trovare spazio di discussione nel Sinodo».
Al Sinodo, convocato tra il 5 e i l 19 ottobre, le tesi di Kasper saranno approfondite: chi contro e chi a favore. Il Papa ha convocato tra gli altri anche il cardinale belga Godfried Danneels, il cardinale che già nel sinodo del 1999, assieme al cardinale Carlo Maria Martini, si era espresso a favore della comunione ai risposati. Ma c’è anche un bilanciamento su posizioni avverse con il cardinale Sgreccia e lo spagnolo Fernando Sebastián Aguilar, quest’ultimo autore della prefazione a un recente saggio del cardinale Gerhard L. Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede, di netta contrapposizione alle tesi di Kasper. Poi c’è Caffarra e il cardinale Angelo Scola, autore di un saggio assai problematico riguardo alle tesi di Kasper sull’ultimo numero della rivista Communio.
Il cardinale Müller sull’argomento torna anche un libro intervista che esce in questi giorni per le Edizioni Ares. Il ragionamento è condotto in punta di teologia e afferma che «Gesù non si è incarnato per esporre alcune semplici teorie che tranquillizzino la coscienza e in fondo lascino le cose come stanno senza alterare l’”ordine costituito”. Gesù ha ricreato la Creazione, predicando una conversione che è possibile per tutti, perché Egli ha già definitivamente sconfitto il peccato: ci ha dato l’indicativo come base per l’imperativo! Pertanto, una vita cristiana autentica è tanto esigente perché comporta l’impegno personale di modificare la propria condotta, senza facili compromessi tra la Rivelazione e il mondo, senza adattarsi a una falsa antropologia. Non si può andare la mattina in chiesa e il pomeriggio in un bordello, come una specie di sintesi schizofrenica tra Dio e il mondo, come se si potesse vivere nella “casa di Dio” il mattino e nella “casa del diavolo” la sera».