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martedì 18 febbraio 2025
 
iniziativa
 

"Comunità affettiva", il progetto dell'Istituto Freud contro il Covid

24/11/2020  La scuola superiore di Milano lancia un nuovo programma contro il virus. Il direttore Daniele Nappo: «Necessario cambiare i canoni dell'insegnamento per salvaguardare allievi e docenti»

A oltre 50 mila morti ormai raggiunti purtroppo oggi per il Covid e con la seconda ondata della pandemia che ha spazzato via anche il mondo degli studenti - dopo che le lezioni erano, con difficoltà, ma più o meno regolarmente riprese, la scuola superiore Freud di Milano lancia un nuovo programma contro il virus: “Progetto comunità affettiva ed inclusiva”.

L'iniziativa segue il “Progetto resilienza” lanciato a settembre alla ripresa dell'attività ed «è stato necessario - spiega il direttore Daniele Nappo - perché purtroppo di nuovo i ragazzi sono a casa e la didattica a distanza non basta. È necessario cambiare i canoni dell'insegnamento».

L'istituto è frequentato da circa 700 giovani. L'obiettivo è salvaguardare la comunità scolastica – allievi e insegnanti – come luogo intimo e incoraggiante di crescita e affrontare le tempeste emotive e cognitive inattese e coinvolgenti caratteristica della drammatica situazione generata dal Coronavirus. La tecnica usata è semplice e complessa al tempo stesso: ampia convivialità̀ relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, promozione della condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità̀ vera e viva, una scuola che affianchi al compito dell' insegnare ad apprendere quello dell'insegnare a essere. In due parole una comunità inclusiva.

«Oggi il problema non è solo l'adolescenza - spiega Nappo - in questo periodo a causa del Covid si vivono paure, incertezze, errori e fallimenti in misura enorme. Il nostro progetto prevede che con una forza nuova gli studenti vengano spronati a non sostare nello stagno rassicurante, ma fermo, del conosciuto. Bisogna tenere accesa la luce dei valori. Quindi il corpo docente sta ascoltando uno per uno i ragazzi per capire le loro difficoltà non solo perché sono in Dad (didattica a distanza, ndr). E affrontiamo insieme tutti i problemi per arrivare un percorso condiviso e appunto inclusivo».

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