Don Armando Zappolini, responsabile del Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza è totalmente d’accordo con la nostra proposta di abolire il reato di clandestinità: «La vostra iniziativa va sottoscritta. È evidente, infatti, che la deriva ideologica che l’Italia sta attraversando costituisce un’esperienza unica: non è mai esistito, prima di questa legge, che una situazione d’irregolarità amministrativa potesse diventare, di per sé, un reato penale. E le carceri sono l’espressione esatta delle conseguenze di questo approccio al problema dell’immigrazione. Noi abbiamo migliaia e migliaia di persone in carcere per reati legati a questa legge. È una cosa che umilia il nostro Paese, senza considerare tutte le morti avvenute nel nostro mare, diventato una tomba. Il Papa ha visibilmente espresso bene il senso di questa realtà. E anche le reazioni a questa visita sono chiarissime: come avete detto voi, dov’è il mondo cattolico? Ci vuole meno timore e più coraggio, e lo dico rivolgendomi anche a parte della Chiesa; certo, avere amore per la vita e la famiglia è una scelta da condividere pienamente e che la Chiesa deve continuare a portare avanti, ma mi sembra che quando si parla di famiglie italiane ci sia un tono diverso rispetto a quando sono coinvolte altre vite, altre famiglie, atre persone, altre etnie. Penso che la difesa della vita a maggior ragione debba valere quando si parla di queste persone umiliate, maltrattate. In questo caso, però, i toni cambiano un pochino, assecondando così il silenzio complice di chi nella politica si schiera con i valori cattolici ma poi nella realtà questi valori se li dimentica. Direi, allora, che il Vangelo viene prima dei valori. Aderisco sicuramente sia personalmente che come responsabile del Coordinamento nazionale delle comunità d’accoglienza al vostro appello per abolire il reato di clandestinità. E grazie per come lavorate su questi argomenti perché ci date un appoggio e una speranza».