Sono mamma e insegnante di religione in una scuola media. Amo il mio lavoro e incontro ogni settimana 350 ragazzi. Parlando con loro e con i loro genitori e partecipando ai consigli di classe constato quanto sia necessaria un’educazione all’affettività e alla sessualità. In particolare, nell’ultimo biennio noto un aumento di ragazzi che hanno dubbi sulla loro identità di genere e sul loro orientamento sessuale. Molti studenti vogliono sapere che cosa ne penso del movimento Lgbt oppure dichiarano di sentirsi pansessuali, omnisessuali, bisessuali, omosessuali. Quando mi raccontano i loro dubbi, io cerco sempre di essere accogliente e di ascoltarli ma non nego di fare una gran fatica, perchè queste domande mi mettono in difficoltà. Molti di loro si informano soprattutto online e a me sembra che queste letture facciano crescere dentro di loro ancora più confusione. Infine, mi pare che i genitori spesso non vigilino su quello che i figli leggono e vedono su internet.
LUCIANA
Gentile Luciana, alle scuole secondarie di primo grado tutte le questioni associate alla sessualità esplodono in modo intenso e spesso caotico. I ragazzi affrontano i molti cambiamenti che vivono nel loro corpo e che accadono nei loro gruppi di appartenenza con curiosità, ma anche pieni di dubbi e domande. Quelle relative all’orientamento sessuale e alle questioni di genere da sempre riguardano circa un terzo dei preadolescenti, che oggi però scelgono l’online come principale fonte di informazione ed educazione sessuale.
Nell’online non trovano adulti attenti e competenti, desiderosi di accogliere i bisogni e i dubbi dei ragazzi e di mettere a loro disposizione quel supporto scientifico, emotivo e psicologico di cui necessitano. Così molto spesso i ragazzi – partendo da domande e dubbi che sono più che leciti alla loro età – si trovano a cercare risposte e conferme all’interno di siti pornografici e di chat con persone sconosciute. Spesso a 12 e 13 anni ricevono informazioni, consigli e suggerimenti che sarebbero adeguati qualche anno più tardi, ma che in preadolescenza non sono fase-specifici e possono provocare ulteriore confusione, oltre che brusche accelerazioni nella sperimentazione di agiti sessuali.
La cosa che serve ai nostri preadolescenti è un mondo adulto che non si spaventa di fronte a temi che solo pochi anni fa erano considerati tabù, ma anche che li sappia affrontare con competenza. Forse il messaggio che più occorre ai giovanissimi oggi è che di fronte a certe domande e dubbi – assolutamente adeguati in questa fase dello sviluppo – è importante darsi un tempo lungo per trovare le risposte che ci servono e ci fanno bene. Il rischio altrimenti è quello di fare Tutto troppo presto, titolo di un mio manuale per genitori del terzo millennio (De Agostini) dove affronto questi temi con una prospettiva educativa e preventiva.