Tina ci mette un po' a rispondere al telefono. Sta preparando i panini per i senza tetto che vivono nella stazioni ferroviarie romane. Ne occorrono 500 in tutto, farciti di verdure, formaggio e carne di tacchino, perché alcuni sono musulmani e la loro religione vieta la carne di maiale. Tina Bianchi, 47 anni, pugliese, è una delle volontarie della Comunità di Sant'Egidio, della casa di Via Caio Manilio per l'esattezza, situata nel quartiere Tuscolano alla periferia sud di Roma. La sua missione di carità va avanti da oltre 10 anni e non si ferma neanche davanti all'emergenza sanitaria. Tina fa parte di quella capillare rete di volontari che, ogni giorno, si prodigano per garantire cibo e una parola di conforto alle persone fragili come gli anziani, i poveri e i senza fissa dimora, quelle più a rischio in questo momento: “Noi continuiamo il nostro servizio al fianco di chi non ha una casa e in questo periodo ha maggiori difficoltà. I ristoranti e i bar, che in genere danno loro qualcosa da mangiare, sono chiusi, quindi hanno più bisogno delle mense e delle cene itineranti”. - commenta.
Se il coronavirus allontana fisicamente, la solidarietà unisce e rende più forti di fronte allo stato di impotenza e rassegnazione. Mentre tutti sono concentrati sui danni fisici ed economici della pandemia in atto, esiste un'altrettanto contagiosa e crescente catena di persone che, grazie al passaparola, si offre di aiutare il prossimo. Occupare il proprio tempo collegandolo ad una finalità sociale diventa: “Un antidoto alla paura e un modo per essere protagonisti del processo di risoluzione del problema ed evitare la passività, un atteggiamento molto pericoloso in questi casi”. - commenta Francesco Marchianò, psicoterapeuta e formatore - “C'è bisogno di un senso di comunità per proteggere le persone durante l'emergenza sanitaria, sia dal punto di vista psicologico che pratico. Sentirsi parte di una collettività facilita l'adozione di comportamenti responsabili e aiuta a combattere la solitudine”.
La prontezza con cui le persone stanno rispondendo a favore del singolo e della collettività, rappresenta uno dei risvolti positivi di questa situazione inaspettata che va in una direzione diametralmente opposta al senso di controllo che tutti, più o meno, siamo abituati ad avere sulle nostre vite. Mai come ora diventa importante: “Amplificare il senso di condivisione e creare un forte senso di appartenenza. Stiamo vivendo, in parte, le conseguenze di comportamenti irresponsabili ma possiamo invertire la tendenza. E' doveroso mandare un messaggio positivo e ringraziare chi continua a lavorare, dagli ospedalieri agli impiegati della catena degli approvvigionamenti, fino ai volontari e a chi continua a fare donazioni di sangue per salvare altre vite”. - prosegue Marchianò.
Tra un po' si farà sera. Nella sede di Via Caio Manilio c'è un via vai di persone che entrano e consegnano i pasti preparati in casa. La loro generosità ha superato le più rosee aspettative e gli alimenti sono sufficienti a sfamare più di 600 persone. Ciò consentirà di far visita anche ai senza dimora che vivono in zone più distanti dalla sede del Tuscolano e non rientrano nel giro classico, come spiega Mario Gabbarini, 69 anni, romano: “Continuiamo a visitare i nostri amici e portiamo loro da mangiare. E' venuta meno l'elemosina delle persone che non escono più e adesso hanno ancora più bisogno del nostro supporto. Ovviamente prendiamo tutte le dovute precauzioni per noi e per loro e, insieme alle cene, consegnamo loro gel igienizzanti e mascherine. Siamo abituati a cucinare insieme e a spostarci in gruppo ma ora ci muoviamo a coppie e portiamo cose già pronte. Tanti li abbiamo trovati affamati di cibo e calore umano, ma è bellissimo vedere la grande rete di sostegno che si è creata intorno a chi, purtroppo, non ha una casa ed è costretto a vagare per la città”.
Come già accade in altre sedi italiane della Comunità di Sant'Egidio, anche in Via Caio Manilio si svolgono abitualmente attività didattiche come il doposcuola, la scuola della pace e l'insegnamento della lingua italiana agli stranieri, ed ora l'aggregazione prosegue sui social: “La tecnologia ci sta aiutando molto. Grazie a whatsapp è possibile collegarci con i bambini e proseguire gli insegnamenti”. - dichiara Giorgio Bevilacqua, responsabile d'area - “Contemporaneamente c'è da coordinare i volontari e gestire il fabbisogno di beni di prima necessità. C'è una grande richiesta di mascherine. Nelle farmacie non si trovano ma alcune amiche e amici le stanno realizzando a mano”.- conclude Giorgio - “C'è tanta voglia di aiutare. A volte non sappiamo come fare, ma è sufficiente bisogna passar la voce e la solidarietà non tarda ad arrivare”. E' tutto pronto per il giro che questa sera coprirà un perimetro più ampio del previsto. Tina e Mario salgono in macchina mantenendo una distanza di sicurezza. La prima tappa la fanno sotto i portici di Piazza dei Consoli, davanti ad una sala giochi chiusa come tutto il resto delle attività commerciali. C'è un gruppetto di amici che li sta aspettando da un po'. Uno di loro si avvicina, prende le buste e ringrazia. E per una manciata di secondi i loro occhi si illuminano e il cibo insieme alle parole scambiate di fretta, sono come una carezza sull'anima che mitiga la durezza delle loro vite.