«Al di là delle polemiche, è importante riflettere su alcune questioni altrimenti rischiamo di subire scelte che avranno delle conseguenze dalle quali sarà difficile tornare indietro». Virginia Kaladich, presidente nazionale della Federazione delle attività educative (Fidae), che raggruppa le scuole paritarie cattoliche, interviene sulle polemiche suscitate dalla presa di posizione della Santa Sede sul ddl Zan, il disegno di legge contro l’omofobia e la transfobia che estende i passaggi del codice penale alle discriminazioni basate su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere ora al vaglio della Commissione Giustizia del Senato dopo l’approvazione della Camera. «Mi faccia fare una premessa».
Prego.
«Bisogna educare, a cominciare dalla scuola, al rispetto della dignità di ogni persona e di ogni diversità però credo sia molto importante che si parli, nel merito, di alcuni termini di questa legge per riflettere bene sui vari risvolti che potrebbero esserci. L’intento complessivo della proposta di legge Zan è condivisibile, però non dobbiamo farne una manipolazione ideologica».
A cosa si riferisce?
«Una scuola cattolica che non vuole celebrare la Giornata internazionale del 17 maggio contro l'omofobia, la bifobia, la transfobia, istituita dalla legge, sarà liberà di farlo o sarà sanzionata se si rifiuta? Una ricorrenza del genere non si può imporre perché significa negare la libertà educativa. L’intervento del Vaticano, molto strumentalizzato, è stato condotto quasi in punta di piedi, ed è un invito a un supplemento di riflessione su questo e altri aspetti che sono molto delicati».
Questa legge, dal punto di vista educativo, è una priorità?
«L’intento è giusto ma siamo reduci da una situazione di pandemia che ha ingenerato ansie, incertezze e fragilità nei nostri ragazzi, come sottolineano allarmati diversi psicologi, bisogna avere massima delicatezza e dobbiamo guardare al futuro. Ci sono molte disuguaglianze da ricucire ealtre priorità che sono trascurate come ad esempio il fatto che l’Italia è fanalino di coda nel riconoscimento della libertà educativa dei genitori e questo è grave. Per me è importante che una scuola cattolica alla luce del ddl accompagni i ragazzi nel loro sviluppo evitando qualsiasi manipolazione. Il rispetto è una cosa, creare confusione è un’altra».
Quali altri aspetti della legge creano confusione?
«Come scuola cattolica non posso non parlare della famiglia che è composta da uomo e donna, nel rispetto, beninteso, di tutte le situazioni familiari e personali diverse. Va fatta chiarezza. Per esempio la definizione di “identità di genere” all’articolo 1 mi lascia molto perplessa. Si dice che “per identità di genere s’intende l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”. Questo vuol dire cancellare la differenza uomo-donna in base ad un’autopercezione individuale che peraltro può cambiare nel tempo. Stiamo attenti, dobbiamo accompagnare i ragazzi nella loro formazione senza creare confusioni e mettendo la libertà al primo posto. Una legge, anche se persegue un obiettivo giusto, non deve porre nuove divisioni ideologiche».