Tredici chilometri di tornanti
che si inerpicano sulle montagne
sopra Domodossola, e
che in inverno si trasformano
in un percorso a ostacoli tra
neve e ghiaccio. E poi si arriva
a Trasquera, un Comune a 1.100
metri di altitudine, 270 abitanti su un
territorio di 40 chilometri quadrati,
in cui il tempo sembra si sia fermato,
tetti di pietra tra le Alpi Lepontine, a
un passo dal conne con la Svizzera.
Da qui la gente se ne va, non c’è
lavoro, pochi i servizi, ma c’è anche
chi vuole restare. Per chi resiste, per
le giovani coppie con figli, c’è una
piccola speranza: la scuola, che resta
aperta, malgrado tutto, anche se,
come in quest’anno scolastico, c’è un
solo alunno, Ingrid, quinta elementare.
Ecco che quella di Trasquera può
fregiarsi di fatto del titolo di scuola più
piccola del mondo.
Si trova nello stesso edificio del
Municipio, un’unica stanza a fianco
del locale che ospita i bimbi dell’asilo,
sette in tutto, da un piccolino di nove
mesi ai due bambini di cinque anni
che il prossimo anno andranno in prima
elementare.
Il battagliero sindaco Arturo Lincio,
al suo terzo mandato dopo una
pausa tra i primi due, ribadisce con
forza i motivi di questa scelta. «La decisione
è frutto di una precisa volontà
del Consiglio comunale, in accordo
con i desideri delle famiglie. Garantire
lo scuolabus con l’autista per far andare
i bambini alla scuola di Varzo sarebbe
stato più costoso che tenere aperta
la scuola, che è a costo zero per lo
Stato. Per fortuna abbiamo potuto avvalerci
anche dei contributi regionali
destinati alle scuole di montagna. Per
noi la scuola è una priorità: serve a
contrastare l’esodo, a far sentire viva la
nostra comunità. E nei prossimi anni
sono previsti nuovi ingressi, nel 2018 i
bambini saranno 5, a cui se ne aggiungeranno
altri 4 entro il 2020».
Facciamo un giro nel paese, dove c’è
un solo negozio, un presidio medico,
un bar ristorante e una sala multimediale
che organizza percorsi didattici
per le scuole. Poi ci sono due agriturismi,
perché questo è un luogo turistico,
nel Parco naturale Alpe Veglia.
Nella scuola, malgrado una sola
alunna, ci sono tre insegnanti distribuiti
per le 27 ore settimanali: oltre
all’insegnante prevalente, Monica
Egoli, che sale ogni giorno in auto da
Varzo, ci sono le maestre di religione
di inglese. Quella di Trasquera è una
scuola tecnologica: è dotata di computer
e di Lim, la lavagna multimediale. L’aula ha l’angolo della biblioteca, poster
alle pareti, l’orario settimanale
con i tre rientri pomeridiani, i banchi
su cui negli anni scorsi sedevano più
bambini, di diverse classi. «Noi non
abbiamo nessuna sudditanza nei confronti
delle scuole di città», continua il
sindaco. «Che si preoccupino del bullismo
e della violenza. Scuole come
questa sono un esempio».
Ingrid è una bella bambina bionda
con il suo grembiule blu, la divisa
di tutte le scuole di queste zone: «Io
sono contenta di venire qui anche se
sono da sola», ci dice, «tanto al pomeriggio
poi sto con le altre amiche più
grandi di me che vanno alla scuola
media. La scuola mi piace, sono brava
soprattutto in matematica e scienze».
E oltre allo studio? «Gioco con la mia
amica Marika, ho il mio tablet e guardo
la Tv: il mio programma preferito
è “Alex & co”. E poi mi piace cucinare:
da grande vorrei fare la cuoca o la
pasticcera». E ci snocciola con la precisione
di una chef veterana la ricetta
dei panzerotti fritti. Durante la ricreazione
Ingrid esce sul prato davanti alla
scuola e gioca con i bimbi più piccoli,
tra cui la sorellina di quattro anni.
Come sviluppare comunque la socializzazione
in una situazione come
questa? «Ci saranno gite con la scuola
di Varzo», spiega la maestra Monica,
«attività comuni in una palestra
di Villadossola, collegamenti via
Skype. E poi stiamo progettando iniziative
aperte anche alla popolazione
del paese: proiezione di documentari,
lezioni di inglese. Così che la scuola sia
una risorsa per tutti».
Alle 12.30 Ingrid va a casa: la mamma,
che lavora in Municipio, è andata
via prima con la bimba più piccola, e
ha chiesto alla maestra di accompagnarla.
Un legame speciale e stretto
tra alunna e insegnante, fatto di quotidianità
e complicità, ma soprattutto
di tanto lavoro insieme
(Foto: Ansa)