L'11 maggio verranno distribuite in 3.600 piazze italiane 600 mila azalee per la raccolta fondi a favore della ricerca sui tumori fermminili.
Ha 47 anni e prima di ammalarsi
di tumore all’ovaio lavorava come
terapista in medicina cinese.
Vive in provincia di Napoli, è
sposata, ha due bambini, 12 anni
e 9 anni, che non sanno nulla della
sua malattia e del suo dramma, ai quali
ha sempre nascosto sofferenze e angoscia.
Anche oggi, che è guarita e sta bene,
ai figli non vuole raccontare nulla.
Perché G.D.F. è guarita davvero dal
cancro, eccome se è guarita: oggi effettua
controlli ogni sei mesi, una Tac,
un’ecografia, per il resto fa una vita normale,
seguita di tanto in tanto dallo psicologo
che l’aiuta a dimenticare la paura,
a pensare al tumore in modo diverso, a
curarsi, a non trascurarsi come donna, a
volersi bene. Per ora continua a occuparsi
dei ragazzi, ma non esclude di tornare
al lavoro di terapista appena possibile.
G.D.F è una paziente del dottor Sandro
Pignata, il ricercatore dell’Airc che
l’ha seguita all’Ospedale Pascale di Napoli.
Racconta: «A 44 anni ho iniziato
a sentire dolori, ma soffrendo di coliti
e avendo sempre avuto un ciclo doloroso
ho attribuito il mio malessere a una
di queste due cose. I dolori però si sono
fatti più forti e ho deciso di fare
una colonscopia».
Nulla. Sino a quando, a seguito di
un’ecografia, le diagnosticano il cancro.
«Mi hanno operata nel gennaio 2011,
esportati utero e ovaie. Poi ho iniziato
la “chemio” tradizionale e insieme una
cura con farmaci sperimentali: pillole
che avevano il compito di inibire la formazione
di vasi sanguigni, i quali avrebbero
potuto alimentare le cellule tumorali.
Farmaci frutto della ricerca del dottor
Pignata e della
sua équipe. Davano
effetti collaterali,
ma ho resistito,
ci credevo, avevo fiducia
nei ricercatori:
mi sono fidata e
affidata a loro».
La notizia del tumore ha devastato
la sua vita. «È stata tremenda, per me e
per mio marito, e avrei tentato qualsiasi
cosa per guarire. Però adesso è finita:
anche la terapia sperimentale, resa possibile
grazie alle ricerche condotte con i
fondi dell’Airc, che questa mamma coraggiosa
ha portato avanti per un paio
d’anni, mentre si sentiva stanca, debilitata
e indossava i suoi foulard attenta a
non far capire nulla ai propri figli, non
serve più: «Stop alla “chemio” e ai farmaci
aggiuntivi. Mi bastano i controlli
periodici».