L’Africa, un continente di 54 paesi e abitato da oltre un miliardo e 100 milioni di persone, è ancora troppo poco raccontato dall’informazione italiana. Nei telegiornali “la percentuale di notizie rimane molto bassa e l’attenzione sporadica e transitoria”, rileva il Rapporto “L’Africa Mediata 2022” realizzato dall’Osservatorio di Pavia per Amref Italia (parte della più grande ong africana fondata a Nairobi nel 1957, che si occupa di salute in Africa). Pier quanto riguarda i quotidiani, su sei testate analizzate fra il 1 marzo 2021 e il 28 febbraio 2022, l’Africa è apparsa in media, ogni mese, 16 volte. Per il 68 per cento si tratta di notizie che raccontano “l’Africa qui” (cioè relative all’Italia e ad altri Paesi occidentali), mentre il restante 34 per cento racconta “l’Africa là”, con notizie che riguardano soprattutto la guerra e il terrorismo (con la vicenda dell’uccisione dell’ambasciatore Luca Attanasio e del carabiniere di scora Vittorio Iacovacci nella Repubblica Democratica del Congo).
Ma lo sport prova a offrirne un'immagine diversa dell’Africa. Per l’edizione 2022 del Rapporto, un approfondimento speciale è stato dedicato a due eventi sportivi: i Giochi Olimpici di Tokyo e la Coppa d'Africa. Sotto la lente anche i profili social delle squadre di A, per monitorare le tematiche dell’identità e della lotta al razzismo. L’Africa nei Giochi Olimpici di Tokyo è stata analizzata attraverso tre tipi di media (programmi tv, stampa, social network di atlete/i di origine africana). Su 384 atleti della delegazione italiana, 21 avevano origine africana o afroamericana. Negli occhi l’immagine della pallavolista Paola Egonu, al momento della sfilata inaugurale con la bandiera del CIO, o le vittorie nell’atletica leggera di Marcell Jacobs (100 metri e staffetta 4x100) ed Eseosa Fostine Desalu (staffetta 4x100), che, secondo il report, sono occasione per esibire l’immagine di un’Italia aperta, che sa offrire opportunità a tutti. Nel complesso, la narrazione sportiva ha dimostrato di saper restituire un’immagine dell’Africa e degli africani o afrodiscendenti molto più favorevole rispetto a quella che domina in altre cornici informative. I principali temi correlati alla narrazione sportiva degli atleti italiani afrodiscendenti sono l’accoglienza, l’inclusione sociale e la multiculturalità.
La Coppa d’Africa di calcio “ha ricevuto per la prima volta un’ottima copertura giornalistica”, con un racconto in cui spicca “l’assenza di stereotipi” sul calcio africano. Tra i 70 atleti africani e afrodiscendenti che giocano in Serie A, sono 4 quelli che ricoprono ruoli da protagonista nei profili Instagram delle 20 società: Osimhen, Abraham, Koulibaly, Kessié. Le rappresentazioni di questi giocatori non si differenziano da quelle degli altri. I canali social delle società sportive non veicolano luoghi comuni e stereotipi, ma potrebbero sfruttare maggiormente le proprie potenzialità per raggiungere vasti pubblici e promuovere apertamente messaggi e iniziative contro il razzismo.
"Lo sport dei Giochi Olimpici ci ha mostrato un'Italia diversa, dove gli afrodiscendenti erano parte integrante della nazionale italiana, contribuendo a importanti medaglie. Ma quanto quell'immagine così forte e diffusa riflette la nostra realtà?" si chiede Paola Crestani - Presidente di Amref Health Africa in Italia -. “Non possiamo accettare l'idea che gli africani e afrodiscendenti possano essere ben visti solo quando vincenti. Quel divario tra immagine in mondovisione della nostra Italia multietnica e quella reale, dove una legge di cittadinanza langue da anni, deve essere colmata. Il cambiamento è in atto, cresce come crescono i bambini afrodiscendenti nelle nostre classi. Quanto possiamo ancora rifiutarci di vederlo, costringendo ad un limbo quei bambini e quei giovani in cerca d’identità e diritti? Il nostro obiettivo, come Amref, è contribuire all'inclusione e combattere le discriminazioni, con azioni di comunicazione, sensibilizzazione e progetti sul territorio. Lo sport e i media sono degli alleati potenti”.
Amref, con il patrocinio del CONI, ha lanciato la campagna “Non serve un campione, per battere gli stereotipi”. La campagna - da cui è nato uno spot, realizzato dai registi Marcello e Luca Lucini – sta passando attraverso i canali Rai, grazie al sostegno di Rai per il Sociale, e La7 nella settimana 23-29 maggio. Alla campagna prestano il volto Giovanni Soldini (navigatore), Raphaela Lukudo (velocista), Alessandro Florenzi (calciatore), Paolo Dal Molin (Olimpico di Atletica Leggera), Max Sirena (skipper e Team Director Luna Rossa Prada Pirelli Team), Giancarlo Fisichella (pilota F1 GT Endurance), Francesco Gambella (canoista), Felix Afena-Gyan (calciatore), Martin Castrogiovanni (rugbista), Daisy Osakue (discobola e pesista), Hervè Barmasse (alpinista),Maria Benedicta Chigbolu, Olimpica di Atletica leggera;Danielle Madam, atleta; A.S.D. Pallamano B. Cellini Padova.