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martedì 14 gennaio 2025
 
burattini
 

«Con noi i bambini ritrovano le emozioni»

15/10/2021  «Ci ispiriamo al catechismo del beato Luigi Palazzolo. I nostri personaggi permettono di identificarsi con il bene. Sul lieto fine esplode l'applauso»

I primi spettacoli di burattini li ha fatti quando era bambina nel cortile di casa, coinvolgendo i vicini e con l’aiuto della famiglia intera: il nonno muratore la aiutava a costruire meccanismi e struttura per la messa in scena. Carla Passera è tra le poche donne in Italia a essere titolare di baracca, da quando c’è traccia scritta di un mestiere che è prettamente maschile. Con lei sono nati I Burattini di Roberta, dal nome della figlia, ma anche la compagnia teatrale I Gàmber de Pognà di cui è titolare. Teatro e burattini sono la sua passione; i primi li ha conosciuti alla materna «grazie a una suora della scuola. Ogni compleanno da bambina ricevevo un burattino». Roberta, la figlia, ha seguito la sua strada. Ventotto anni e un bimbo di otto mesi, Francesco, lei, il marito Massimo e suo padre Franco collaborano a un’attività interamente a conduzione familiare. «Papà è la parte creativa: scolpisce, costruisce, allestisce; io e mamma andiamo in scena, diamo voce e gesti ai personaggi. Creiamo i burattini, ognuno con uno sguardo diverso. Ho scelto di raccogliere il suo testimone e oggi sto finendo un dottorato sulla valenza educativa e formativa del burattino. Come può essere usato nei contesti educativi, di cura e per incrementare potenza creativa e competenze».

Burattini amatissimi da grandi e piccini nonostante la concorrenza della tecnologia: «Il burattino conquista perché va ad agire su una parte profonda dell’inconscio. Permette l’identificazione: ciascuno di noi nel burattino identifica sé stesso, pregi (personaggio buono) e difetti (quello cattivo). La proiezione, sul personaggio negativo riversiamo le nostre paure. E la catarsi, l’eroe buono ci permette di risolvere i nostri conflitti. La scena è animata da personaggi ultraterreni (il diavolo, il mago): il burattino manifestando e incarnando la paura dell’aldilà, dello sconosciuto permette di tenerla sotto controllo». I burattini esistono da sempre: «I primi risalgono a duemila anni prima di Cristo in Cina. Poi sono stati ritrovati nelle Piramidi con una funzione storica, magica, religiosa prima che di gioco».

Un gioco oggi molto serio perché «permettono la socializzazione: il pubblico si identifica con il personaggio positivo e sul lieto fine esplode l’applauso corale». Personaggio principale della baracca è Gioppino, «realizzato su ispirazione di un personaggio esistito a Zanica, nella Bergamasca, a cui sono state enfatizzate le caratteristiche. Il gozzo in particolare, perché tanti soffrivano di problemi alla tiroide». Ma non solo lui, anche tutta la sua famiglia, «moglie, figlio e genitori. Gioppino è innovativo per l’800: il figlio Burtulì non lavora, ma va a scuola; la moglie Margì ha un ruolo vero e proprio. Come tutti i personaggi di estrazione regionale nasce come aggregazione del popolo che andava a formarsi: ecco perché veste di verde, bianco e rosso». Grande varietà di storie: «Oltre alle classiche fiabe riadattate affrontiamo anche temi impegnativi, storico-letterari; ecologici; sociali, dato che siamo in uno dei territori più colpiti dalla pandemia. Con lo spettacolo Le emozioni al tempo del Coronavirus nel marzo 2020 abbiamo fatto compagnia a tanti bimbi che non avevano ancora la Dad. Tramite YouTube, Facebook e Instagram. Volevamo fargli capire che non erano i soli a vivere quell’isolamento e passargli alcune piccole regole». Infine, ma non per ultimo, il tema religioso, «su personaggi che hanno dato lustro non solo a Bergamo: il vescovo Roberto Amadei, papa Giovanni XXIII o Luigi Maria Palazzolo, il prete burattinaio che usava i burattini per fare catechesi con i ragazzi». Cosa che fanno anche loro, da catechiste, per spiegare le parabole sempre nel solco della tradizione

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