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Ma questo concorso è una beffa

17/12/2012  I 32 mila aspiranti insegnanti che oggi partecipano alla selezione non verranno esaminati in base alle loro competenze specifiche, ma a discutibili quesiti di enigmistica.

Nel silenzio generale hanno inizio oggi i quiz preselettivi del concorso per insegnanti voluto dal ministro dell’Istruzione, università e ricerca. Chi ha avuto modo di verificare il tenore dei quesiti è rimasto a dir poco sorpreso. Si tratta di domande di carattere logico di ambito parte linguistico parte matematico che ricordano molto da vicino l’enigmistica e che comprendono anche nozioni di informatica (oltre a una lingua straniera). Domande che sarebbero forse discutibili in un test di ammissione a una facoltà universitaria e che sono del tutto fuori luogo per verificare la preparazione di docenti che in molti casi insegnano già nella scuola da anni, come precari, in discipline molto diverse le une dalle altre (sebbene vi siano tra gli oltre 320.000 iscritti al concorso anche persone che attualmente lavorano in altri ambiti o sono disoccupate).

Il grosso della scrematura avverrà, incredibilmente, a mezzo di quiz che per moltissimi non hanno nulla a che vedere con le materie insegnate
, o che i concorrenti aspirano a insegnare, e per cui i candidati hanno conseguito una laurea e, in un numero significativo di casi, un’abilitazione. Sono persone, per lo più di età superiore ai trent’anni, che spesso hanno frequentato (e pagato) le scuole di specializzazione per accedere all’insegnamento volute a suo tempo del ministero.

Ora questa selezione (anzi, pre-selezione) ha il sapore di una beffa: non importa la preparazione specifica per cui si è studiato e spesso insegnato, né importano competenze pedagogiche o tecniche di insegnamento. No, conta soltanto una mente allenata a quiz all’anglosassone. Su questa base saranno inclusi ed esclusi dai posti a concorso gli insegnanti di domani.

Ebbene, una considerazione merita di essere fatta. Un governo tecnico che per il resto ha bene operato, pur con misure fiscali pesanti, e che ha salvato l’Italia dal disastro, si è distinto in negativo proprio nel settore dell’istruzione. Con toni demagogici, che non ci si aspetterebbero da illustri accademici, si è voluto far credere una volta di più al popolo che gli insegnanti sono una classe di lavoratori poco propensi all’impegno, sottoutilizzati e ‘conservatori’. Questo dopo aver proposto loro di innalzare di un terzo – gratis – le ore dell’attuale carico didattico.

I giudizi da bar espressi sugli insegnanti poco ‘educabili’ al lavoro hanno costituito una delle pagine meno onorevoli di questo anno difficile di Governo. La scelta del ministro di tenere un concorso che scavalchi le graduatorie è figlia dello stesso atteggiamento: far credere al popolo che l’accesso alla cattedra sarebbe stato d’ora innanzi più meritocratico e che soltanto i migliori sarebbero arrivati in classe con il posto di ruolo. Solo che poi la preselezione si è rivelata quell’enorme bluff di cui si diceva. Gli insegnanti, ancora una volta, sono nel ruolo degli «umiliati e offesi».

Le prove inerenti le varie materie, e quindi riguardanti le competenze specifiche dei docenti
, saranno affrontate soltanto dai pochi "‘fortunati" che supereranno l’ordalia dei quiz (50 domande in 50 minuti, tutto direttamente a computer). Ma se di questo doveva trattarsi, non sarebbe stato più onesto e meno frustrante predisporre una lotteria?

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