Dall'immigrazione alla pedofilia ai bombardamenti francesi in Siria. Papa Francesco, sul volo di ritorno da Filadelfia a Roma ha risposto a molte domande dei giornalisti. Poi, appena atterrato, è andato a pregare davanti alla Madonna Salus populi romani a Santa Maria Maggiore.
Di seguito la lunga conferenza stampa in aereo:
Padre Lombardi:
Santità, benvenuto in mezzo a
noi. Grazie di prendere ancora questo tempo dopo un viaggio tanto impegnativo e
faticoso. Allora, noi incominciamo subito a farLe delle domande. La prima
persona che fa una domanda è questa ragazza qua, che ha scritto il numero di
“Times” su di lei e quindi si è preparata molto bene sul suo viaggio in
America. Lei fa una domanda in inglese e Matteo la traduce in italiano e così
Lei poi può capire bene.
Santo Padre:
Buona sera a tutti, e grazie
tante del lavoro, perché voi eravate da una parte all’altra! Io ero in
macchina, ma voi!… Grazie tante.
Domanda (Elisabetta Dias, “Time Magazine”):
Grazie tante, Santo Padre: sono
Elisabetta Dias, corrispondente del “Time Magazine”. Siamo curiosi di sapere:
questa è stata la sua prima visita negli Stati Uniti. Cosa degli Stati Uniti
L’ha sorpresa, e cosa è stato diverso rispetto alle Sue aspettative?
Santo Padre:
Sì, era la prima visita: mai
ero stato qui. Mi ha sorpreso “the warmth”, il calore della gente, tanto
amabile: una cosa bella e anche differente. A Washington, un’accoglienza
calorosa ma un po’ più formale, a New York un po’ esuberante, e a Philadelphia
molto espressiva. Tre modalità diverse ma della stessa accoglienza. Io sono
molto colpito dalla bontà, dall’accoglienza; e nelle cerimonie religiose anche
dalla pietà, dalla religiosità. Si vedeva la gente pregare, e questo mi ha
colpito, e molto, molto. E’ bello.
Domanda (continuazione):
Ha trovato una sfida da parte
degli Stati Uniti che non si aspettava? Qualche provocazione?
Santo Padre:
No, grazie a Dio, no, no. Tutto
bene. Nessuna provocazione. No challenge, no provocation. No, no. Tutti educati
… Nessun insulto, nessuna cosa brutta. No… Ma dobbiamo continuare a lavorare
con questo popolo credente come hanno lavorato fino adesso, accompagnando il
popolo nella crescita, nelle sue cose belle e nelle sue difficoltà;
accompagnando il popolo nella gioia e nei momenti brutti di difficoltà, quando
non c’è lavoro, quando c’è la malattia… La sfida della Chiesa oggi è essere
come è stata sempre: vicina alla gente, vicina al popolo degli Stati Uniti, con
vicinanza. Non una Chiesa staccata dal popolo, no. Vicina, vicina. E questa è
una sfida che la Chiesa degli Stati Uniti ha capito bene! L’ha capita, e voglio
farla.
Padre Lombardi:
Adesso facciamo la seconda
domanda da David O’Reilly di “Philadelphia Inquirer”: è uno dei grandi giornali
di Philadelphia, dove siamo stati in questi giorni.
Domanda (David O’Reilly, “Philadelphia Inquirer”):
Santo Padre, Philadelphia –
come Lei sa – ha passato un brutto periodo con gli abusi sessuali: è ancora una
ferita aperta, a Philadelphia. So che molte persone a Philadelphia sono rimaste
sorprese perché nel suo indirizzo ai vescovi, a Washington, ha offerto loro
consolazione e conforto. Credo che molti, a Philadelphia, Le vorrebbero
chiedere: “Perché ha sentito la necessità di offrire consolazione e conforto ai
vescovi?”.
Santo Padre:
A Washington ho parlato a tutti
i vescovi degli Stati Uniti: c’erano tutti, da tutto il Paese. Ho sentito il
bisogno di esprimere la compassione perché è accaduta una cosa bruttissima, e
tanti di loro hanno sofferto perché non sapevano questo, o quando è scoppiata
la cosa hanno sofferto tanto: uomini di Chiesa, di preghiera, veri pastori… E
io ho detto che io sapevo che loro – e ho usato una parola della Bibbia,
dell’Apocalisse – “voi state venendo dalla grande tribolazione”: e quello che è
successo è stata una grande tribolazione. Ma non solo la sofferenza affettiva.
E’ quello che ho detto oggi al gruppo delle persone che hanno subito gli abusi.
E’ stata una… non dirò “apostasia”, ma quasi un sacrilegio. Gli abusi, noi
sappiamo, sono dappertutto: sono nell’ambito familiare, nell’ambito del
vicinato, nelle scuole, nelle palestre, ovunque. Ma quando un sacerdote
commette un abuso, è gravissimo, perché la vocazione del sacerdote è far
crescere quel bambino o quella ragazza verso l’alto, verso l’amore di Dio,
verso la maturità affettiva, verso il bene. E invece di fare questo, l’ha
schiacciata, lo ha schiacciato, il male. E per questo è quasi un sacrilegio. E
lui ha tradito la vocazione, la chiamata del Signore. Per questo la Chiesa, in
questo momento, è forte, in questo. E non si deve coprire, e sono colpevoli
anche quelli che hanno coperto queste cose. Anche alcuni vescovi che hanno
coperto questo. E’ una cosa bruttissima. E le parole di conforto, non è come
dire: “Stai tranquillo, non è niente!”. No, no. Sono state così: “E’ stato
tanto brutto e io immagino che voi abbiate pianto tanto”. In quel senso sono
state le parole. E oggi ho parlato duramente.
Padre Lombardi:
Grazie mille. Adesso chiedo a
Maria Antonietta Collins e ad Andrés Beltramo Alvarez di avvicinarsi per le
prossime domande.
Domanda (Maria Antonietta Collins):
Santo Padre, Lei ha parlato
molto del perdono, che Dio ci perdona e che quelli che spesso chiedono perdono
siamo noi. Io Le vorrei domandare, avendoLa vista oggi nel Seminario: ci sono
molti sacerdoti che hanno commesso abusi sessuali sui minori e non hanno
chiesto perdono alle loro vittime. Lei li perdona? E Lei capisce, dall’altra
parte, le vittime e le famiglie che non riescono a perdonare o che non
vogliono?
Santo Padre:
Se una persona ha agito male, è
cosciente di quello che ha fatto e non chiede perdono, io chiedo a Dio che ne
tenga conto. Io lo perdono, però lui non riceve il perdono, è chiuso al
perdono. Una cosa è dare il perdono – tutti siamo obbligati a perdonare, perché
tutti siamo stati perdonati – ma altra cosa è ricevere il perdono. E se quel
sacerdote è chiuso al perdono, non lo riceve perché ha chiuso la porta a chiave
da dentro, e quello che resta è pregare, perché il Signore apra quella porta.
Bisogna essere disposti a dare il perdono, ma non tutti lo possono ricevere, lo
sanno ricevere o sono disposti a riceverlo. E’ duro quello che sto dicendo. E
così si spiega perché ci sia gente che finisce la sua vita in maniera dura,
male, senza ricevere la carezza di Dio. La seconda domanda era?
Domanda (continuazione):
Se Lei capisce le vittime e le
famiglie che non sono riuscite a perdonare o che non vogliono perdonare?
Santo Padre:
Si, li comprendo… Li comprendo,
prego per loro e non li giudico. Non li giudico, prego per loro. Una volta, in
una di queste riunioni, ho incontrato diverse persone, e una donna mi ha detto:
“Quando mia madre è venuta a sapere che avevano abusato di me, ha bestemmiato
contro Dio, ha perso la fede ed è morta atea”. Io comprendo quella donna. La
comprendo. E Dio che è più buono di me la comprende. Sono sicuro che Dio ha
accolto quella donna. Perché quello che è stato toccato, quello che è stato
distrutto era la sua propria carne, la carne di sua figlia. Io lo comprendo.
Non giudico qualcuno che non può perdonare. Prego e chiedo a Dio - perché Dio è
un campione nel cercare una via verso la soluzione – chiedo che lo metta a
posto.
Padre Lombardi:
Andrés Beltramo, di Notimex,
che magari la fa in italiano così siamo aiutati tutti.
Domanda (Andres Beltramo di Notimex):
Padre, grazie innanzitutto per
questo momento. Tutti L’abbiamo sentita parlare tanto del processo di pace in
Colombia, tra le Farc e il governo. Adesso c’è un accordo storico. Lei si sente
un po’ parte di questo accordo? E Lei aveva detto che pensava di andare in Colombia
quando ci fosse stato l’accordo: adesso ci sono molti colombiani che La stanno
aspettando… E un’altra, piccolina: Lei che cosa prova dopo aver vissuto un
viaggio così intenso, e l’aereo se ne va? Grazie, Padre.
Santo Padre:
La prima: quando ho avuto la
notizia che a marzo sarebbe stato firmato l’accordo, ho detto al Signore:
“Signore, fa’ che arriviamo a marzo, che si arrivi con questa bella
intenzione”, perché mancano piccole cose, ma la volontà c’è. Da ambedue le
parti. C’è. Anche del piccolo gruppo, c’è, tutti e tre sono d’accordo. Dobbiamo
arrivare a marzo, all’accordo definitivo. Che era il punto della giustizia
internazionale, Lei lo conosce. Sono rimasto contentissimo. E mi sono sentito
parte nel senso che ho sempre voluto questo, e ho parlato due volte con il
presidente Santos del problema, e la Santa Sede – non solo io – la Santa Sede è
tanto aperta ad aiutare per quanto possibile.
L’altra cosa. Questo è un po’
personale, ma devo essere sincero. Quando l’aereo parte dopo una visita, mi
vengono in mente gli sguardi di tanta gente, e mi viene voglia di pregare per loro
e dire al Signore: “Io sono venuto qua per fare qualcosa, per fare del bene;
forse ho fatto del male, perdonami. Ma custodisci tutta quella gente che mi ha
guardato, che ha pensato le cose che io ho detto, che ha sentito, anche quelli
che mi hanno criticato, tutti…”. Sento questo. Non so. Mi viene. Ma è un po’ –
mi scusi – è un po’ personale: questo non si può dire sui giornali…
Padre Lombardi:
Grazie mille. Thomas Jansen del
Cic, cioè dell’agenzia cattolica tedesca.
Domanda (Thomas Jansen):
Santo Padre, io volevo chiedere
una cosa sulla crisi migratoria in Europa: molti Paesi stanno costruendo nuove
barriere di filo spinato. Che cosa dice di questo sviluppo?
Santo Padre:
Lei ha usato una parola:
“crisi”. Si entra in uno stato di crisi dopo un processo lungo. Questo è un
processo scoppiato da anni, perché le guerre dalle quali quella gente se ne va,
fugge, sono guerre di anni. La fame: la fame è fame da anni… Quando io penso
all’Africa – questo è un po’ semplicistico, ma lo dico come esempio – mi viene
da pensare: l’Africa, il continente sfruttato. Gli schiavi andavano a prenderli
là, e poi le grandi risorse… Il continente sfruttato. E adesso, le guerre
tribali e non, hanno dietro interessi economici… E io penso che invece di
sfruttare un continente o un Paese o una terra, fare investimenti perché quella
gente abbia lavoro eviterebbe questa crisi. E’ vero: è una crisi di rifugiati -
come ho detto al Congresso - mai vista dopo l’ultima guerra mondiale, è la più
grande. Lei mi domanda sulle barriere. Lei sa come finiscono i muri. Tutti.
Tutti i muri crollano, oggi, domani o dopo 100 anni. Ma crolleranno. Non è una
soluzione. Il muro non è una soluzione. In questo momento l’Europa è in
difficoltà, è vero. Dobbiamo essere intelligenti, capire perché viene tutta
quella ondata migratoria, e non è facile trovare soluzioni. Ma con il dialogo
tra i Paesi, devono trovarla. I muri, non sono mai soluzioni; invece i ponti
sì, sempre, sempre. Non so. Quello che penso sui muri, sulle barriere: che
durano poco tempo, o molto tempo, ma non sono una soluzione. Il problema
rimane, rimane anche con più odio. Ecco quello che penso.
Padre Lombardi:
Jean-Marie Guénois, del
“Figaro”, del gruppo francese.
Domanda (Jean-Marie Guénois):
Santo Padre, Lei non può
ovviamente anticipare i dibattiti dei Padri Sinodali, lo sappiamo
perfettamente. Ma vogliamo sapere, appunto, prima del Sinodo se nel Suo cuore
di pastore vuole veramente una soluzione per i divorziati risposati. Vogliamo
anche sapere se il Suo Motu Proprio sulla facilitazione della nullità ha chiuso
– secondo Lei – questo dibattito. E infine, cosa risponde a quelli che temono,
con questa riforma, la creazione di fatto di un cosiddetto “divorzio
cattolico”. Grazie.
Santo Padre:
Incomincio con l’ultima. Nella
riforma dei processi, della modalità, ho chiuso la porta alla via
amministrativa che era la via attraverso la quale poteva entrare il divorzio. E
si può dire che quelli che pensano al “divorzio cattolico” sbagliano perché
questo ultimo documento ha chiuso la porta al divorzio che poteva entrare –
sarebbe stato più facile – per la via amministrativa. Sempre ci sarà la via
giudiziale. Poi, continuiamo con la terza domanda: il documento. Non ricordo se
era la terza, ma Lei mi corregga…
Domanda (continuazione):
Sì: la domanda era sulla
nozione di “divorzio cattolico” e se il Motu Proprio ha chiuso il dibattito a
venire nel Sinodo su questo tema.
Santo Padre:
Questo è stato chiesto dalla
maggioranza dei Padri sinodali al Sinodo dell’anno scorso: snellire i processi,
perché c’erano processi che duravano 10-15 anni. Una sentenza, e un’altra
sentenza; e dopo, se c’è appello, l’appello, e poi c’è l’altro appello… E non
finisce mai. La doppia sentenza, quando era valida [la prima] e non c’era
appello, è stata introdotta da Papa Lambertini, Benedetto XIV, perché in
Centroeuropa – non dico il Paese – c’erano alcuni abusi, e per fermarli lui ha
introdotto questo. Ma non è una cosa essenziale al processo. I processi
cambiano; la giurisprudenza cambia in meglio, si migliora sempre. In quel
momento era urgente fare quello. Poi, Pio X ha voluto snellire e ha fatto
qualcosa, ma non ha avuto tempo o possibilità di farlo. I Padri sinodali hanno
chiesto questo: lo snellimento dei processi di nullità matrimoniale. E mi fermo
su questo. Questo documento, questo Motu Proprio facilita i processi nei tempi,
ma non è un divorzio, perché il matrimonio è indissolubile quando è sacramento,
e questo la Chiesa no, non lo può cambiare. E’ dottrina. E’ un sacramento
indissolubile. Il procedimento legale è per provare che quello che sembrava
sacramento non era stato un sacramento: per mancanza di libertà, per esempio, o
per mancanza di maturità o per malattia mentale… Tanti sono i motivi che
portano, dopo uno studio, un’indagine, a dire: “No, lì non c’è stato
sacramento. Per esempio, perché quella persona non era libera”. Un esempio,
adesso non è tanto comune, ma in certi settori della società è comune – almeno
a Buenos Aires lo era –: i matrimoni quando la fidanza rimaneva incinta.
“Dovete sposarvi”. Io, a Buenos Aires, ai sacerdoti consigliavo – ma con forza
–, quasi proibivo di fare il matrimonio in queste condizioni. Noi li chiamiamo
“matrimoni di fretta”, per salvare tutte le apparenze. E il bambino nasce, e
alcuni matrimoni vanno bene, ma non c’è la libertà! E poi vanno male, si
separano… “Io sono stato costretto a fare il matrimonio perché dovevo coprire
questa situazione”. Questa è una causa di nullità. Sono tante le cause di
nullità; voi potete cercarle nell’internet, lì ci sono tutte. Poi c’è il
problema delle seconde nozze, dei divorziati che fanno una nuova unione. Voi
leggete quello che avete nell’Instrumentum laboris, quello che si pone
alla discussione. A me sembra un po’ semplicistico dire che il Sinodo… che la
soluzione per questa gente è che possano fare la comunione. Questa non è
l’unica soluzione. No. Quello che l’Instrumentum laboris propone è molto
di più. Il problema delle nuove unioni dei divorziati non è l’unico problema.
Nell’Instrumentum Laboris ce ne sono tanti. Per esempio: i giovani non
si sposano, non vogliono sposarsi. E’ un problema pastorale per la Chiesa. Un
altro problema: la maturità affettiva per il matrimonio. Un altro problema: la
fede. Io ci credo che questo è “per sempre”? “Sì, sì, ci credo...”. Ma ci credo
veramente? La preparazione al matrimonio… Io ci penso tante volte: per
diventare prete c’è una preparazione di otto anni; e poi, siccome non è
definitivo, la Chiesa può toglierti lo stato clericale. Per sposarti, che è per
tutta la vita, si fanno quattro corsi, quattro volte… C’è qualcosa che non va.
Il Sinodo deve pensare bene come fare la preparazione al matrimonio, è una
delle cose più difficili. E ci sono tanti problemi… Ma, tutti sono elencati
nell’Instrumentum laboris. Mi piace che Lei mi abbia fatto la domanda
sul “divorzio cattolico”: no, quello non esiste. O non è stato matrimonio – e
questa è nullità, non è esistito –, o se è esistito è indissolubile. Questo è
chiaro. Grazie.
Padre Lombardi:
Grazie mille, Santo Padre.
Adesso è la volta di Terry Moran, di Abc News, una delle grandi reti americane:
Domanda (Terry Moran, Abc News):
Santo Padre, grazie, grazie
tante, e grazie anche allo staff del Vaticano. Santo Padre, Lei ha reso visita
alle Piccole Sorelle dei poveri, e ci è stato detto che Lei ha voluto
manifestare il Suo sostegno alle suore anche in sede giudiziaria. Santo Padre,
Lei sostiene anche quegli individui – compresi i funzionari governativi – che
dicono di non potere, secondo la loro buona coscienza, secondo la loro
coscienza personale, attenersi a determinate leggi o assolvere ai loro compiti
di funzionari governativi, per esempio nel rilasciare licenze matrimoniali a
coppie dello stesso sesso? Lei sosterrebbe queste rivendicazioni di libertà
religiosa?
Santo Padre:
Io non posso avere in mente
tutti i casi che possono esistere di obiezione di coscienza. Ma sì, posso dire
che l’obiezione di coscienza è un diritto ed entra in ogni diritto umano. E’ un
diritto, e se una persona non permette di esercitare l’obiezione di coscienza,
nega un diritto. In ogni struttura giudiziaria deve entrare l’obiezione di
coscienza, perché è un diritto, un diritto umano. Altrimenti, finiamo nella
selezione dei diritti: questo è un diritto di qualità, questo è un diritto di
non qualità… E’ un diritto umano. A me sempre – questo va contro di me! –
sempre ha commosso quando, da ragazzo ho letto – parecchie volte – la “Chanson
de Roland”: quando c’erano tutti i maomettani in fila, e davanti c’era il fonte
battesimale o la spada, e dovevano scegliere. Non era permessa loro l’obiezione
di coscienza. No, è un diritto. E noi, se dobbiamo fare pace, dobbiamo
rispettare tutti i diritti.
Domanda (continuazione):
Questo comprende anche i
funzionari governativi?
Santo Padre:
E’ un diritto umano. Se il
funzionario di governo è una persona umana, ha quel diritto. E’ un diritto
umano.
Padre Lombardi:
Grazie mille. Adesso diamo la
parola a Stefano Maria Paci, del gruppo italiano di Sky News.
Domanda (Stefano Maria
Paci, Sky News):
Santità, Lei all’Onu ha usato
parole molto forti per denunciare il silenzio del mondo sulla persecuzione
contro i cristiani che vengono privati delle loro case, vengono scacciati,
vengono privati dei beni, vengono resi schiavi e brutalmente uccisi. Adesso il
presidente Hollande ha annunciato l’inizio dei bombardamenti da parte della
Francia sulle basi dell’Isis in Siria: cosa pensa di questa azione militare? E
poi, anche una curiosità: il sindaco Marino, sindaco di Roma, città del
Giubileo, ha dichiarato che è venuto all’Incontro Mondiale delle Famiglie, alla
Messa, perché è stato invitato da Lei. Ci dice com’è andata?
Santo Padre:
Incomincio dalla seconda: io
non ho invitato il sindaco Marino. Chiaro? Io non l’ho fatto. Ho chiesto agli
organizzatori, e neppure loro l’hanno invitato. Lui è venuto, lui si professa
cattolico, è venuto spontaneamente. E’ stato così. Prima cosa. L’altra, sul
bombardamento. Veramente, io ho avuto la notizia l’altro ieri e non ho letto.
Non conosco bene la situazione come andrà. Ho sentito dire che la Russia era in
una posizione, gli Stati Uniti ancora non erano chiari… Non so cosa dirti,
davvero, perché non ho capito bene la cosa. Ma quando sento la parola
“bombardamento”, morte, sangue… ripeto quello che ho detto al Congresso e alle
Nazioni Unite: evitare queste cose. Ma la situazione politica non la giudico
perché non la conosco. Grazie.
Padre Lombardi:
Grazie. Adesso Miriam Schmidt,
della Dpa (Deutsche Presseagentur) , l’agenzia tedesca di informazione.
Domanda (Miriam Schmidt):
Santo Padre, volevo fare una
domanda sulle relazioni della Santa Sede con la Cina e sulla situazione in
questo Paese, che è abbastanza difficile anche per la Chiesa cattolica. Che
cosa pensa di questa cosa?
Santo Padre:
La Cina è una grande nazione,
che apporta al mondo una grande cultura e tante cose buone. Io ho detto una
volta sull’aereo, tornando dalla Corea, che mi piacerebbe tanto andare in Cina.
Io amo il popolo cinese; gli voglio bene. Mi auguro che ci siano le possibilità
di avere buoni rapporti, buoni rapporti. Abbiamo contatti, ne parliamo… Andare
avanti. Per me avere un Paese amico come la Cina, che ha tanta cultura e tanta
possibilità di fare bene, sarebbe una gioia.
Padre Lombardi:
Grazie mille. E adesso abbiamo
Sagrario Ruiz de Apodaca.
Domanda (Sagrario Ruiz de
Apodaca):
Grazie. Buonasera, Santo Padre.
Per la prima volta ha visitato gli Stati Uniti, non c’era mai stato prima; ha
parlato al Congresso, ha parlato alle Nazioni Unite, ha ricevuto autentici
bagni di folla… Si sente più forte? E vorrei chiederle anche, perché l’abbiamo
ascoltata dire di evidenziare il ruolo delle religiose e delle donne nella
Chiesa statunitense: vedremo mai donne sacerdote nella Chiesa cattolica, come
chiedono alcuni gruppi negli Stati Uniti e con avviene in altre chiese
cristiane? Grazie.
Santo Padre:
Le suore degli Stati Uniti
hanno fatto meraviglie nel campo dell’educazione, nel campo della salute. Il
popolo degli Stati Uniti ama le suore: non so quanto ami i preti, ma le suore
le ama, le ama tanto. E sono brave, sono donne brave, brave. Ognuna segue la
sua Congregazione, le sue regole, ci sono differenze, ma sono brave e per
questo ho sentito l’obbligo di ringraziare per quello che loro hanno fatto. Una
persona importante del governo degli Stati Uniti mi ha detto, in questi giorni:
“Io quello che ho di cultura, lo devo primariamente alle suore. Le suore hanno
scuole in tutti quartieri – ricchi, poveri - lavorano con i poveri e negli
ospedali… Questa era la prima. La terza la ricordo… La seconda?
Domanda (continuazione)
Se si sente forte dopo essere
stato negli Stati Uniti, con questa agenda e aver ottenuto questo successo...
Santo Padre:
Non so se ho avuto successo o
no. Ma io ho paura di me stesso, perché se ho paura di me stesso, io mi sento
sempre, non so, debole, nel senso di non avere il potere; il potere è anche una
cosa passeggera: oggi c’è, domani non c’è… E’ importante se tu col potere puoi
far del bene. E Gesù ha definito il potere: il vero potere è servire, fare i
servizi, fare i servizi più umili. E io devo ancora andare avanti in questo cammino
del servizio, perché sento che non faccio tutto quello che devo fare. Questo è
il senso che io ho del potere.
Terzo: le donne sacerdote:
questo non può farlo. Il Papa san Giovanni Paolo II, in tempi di discussione,
dopo lunga, lunga riflessione, lo ha detto chiaramente. Non perché le donne non
hanno la capacità, ma guarda: nella Chiesa sono più importanti le donne che gli
uomini, perché la chiesa è donna; è la Chiesa, non il Chiesa; la
Chiesa è la sposa di Cristo, e la Madonna è più importante dei Papi, dei
vescovi e dei preti. E’ una cosa che devo riconoscere: noi siamo un po’ in
ritardo nella elaborazione di una teologia della donna. Dobbiamo andare più
avanti in quella teologia. Questo sì, è vero! Grazie.
Padre Lombardi:
Adesso abbiamo l’ultima
domanda. E’ di Matilde Imberti, di Radio France. E poi concludiamo.
Domanda (Matilde Imbertì, Radio France):
Santo Padre, negli Stati Uniti,
Lei è diventato una star. E’ bene per la Chiesa che il Papa sia una star?
Santo Padre:
Tu sai quale era il titolo che
usavano i Papi e che si deve usare? “Servo dei servi di Dio”. E’ un po’
differente dalla star! Le stelle sono belle da guardare, a me piace guardarle
quando il cielo è sereno d’estate... Ma il Papa deve essere - deve essere! - il
servo dei servi di Dio. Sì, nei media si usa questo, ma c’è un’altra verità:
quante star abbiamo visto noi che poi si spengono e cadono… E’ una cosa
passeggera. Invece essere servo dei servi di Dio, questo è bello! Non passa.
Non so… Così la penso.
Padre Lombardi:
Bene, abbiamo terminato la
lista di quelli che si erano iscritti… Quindi grazie infinite della Sua
disponibilità. Abbiamo fatto almeno 50 minuti di conversazione e quindi è stata
una cosa molto consistente. Complimenti per la Sua resistenza nel viaggio e anche
in questa conversazione con noi. E noi continuiamo a seguirLa: non è finita con
questo viaggio. E’ finito questo viaggio, ma abbiamo il Sinodo, abbiamo tante
altre cose… E vogliamo continuare a seguirLa con molto affetto, stima,
apprezzamento, sperando di aiutarLa nel suo servizio dei servi di Dio.
Santo Padre:
Grazie tante
del vostro lavoro, della vostra pazienza, della vostra benevolenza. Grazie.
Sono a disposizione. Prego per voi, davvero. Grazie per l’aiuto. Buon volo!