La due giorni del Governo sulla famiglia è ancora in corso, e ovviamente sarà necessario attendere i prossimi giorni per poterne capire contenuti, indicazioni operative, elementi innovativi. Vale comunque la pena di proporre un primo riscontro a caldo,perché si tratta di un evento rilevante, nella difficile storia delle relazioni tra famiglie italiane ed istituzioni. E intanto un primo risultato positivo c’è stato: mettere nell’agenda della politica e delle istituzioni il discorso sulla famiglia, a partire dal premier Gentiloni. Il quale , oltre ad aver espresso i consueti (ma non scontati) apprezzamenti per l’importanza della famiglia, soprattutto nell’attraversare la crisi economica, ha anche saputo riconoscere che “le politiche familiari per decenni non sono state all’altezza” delle esigenze concrete delle famiglie. E già ammetterlo non è banale – purché si tratti di non scaricare su altri o sul passato le colpe di questa attenzione: salvo rare lodevoli eccezioni, è un’intera classe politica, compresi i presenti, ad avere la grave responsabilità di non aver messa la famiglia tra le priorità del Paese. Un dato su tutti: anche oggi, come già denunciato anche dai Rapporti Cisf nei primi anni ’90, un parte molto importante del prelievo per gli assegni familiari non viene restituito alle famiglie. Sei miliardi (!) di Euro vengono prelevati dalle buste paga dei lavoratori, solo cinque vengono restituiti nelle buste paga del lavoratori. Ai padri e alle madri che lavorano manca un miliardo di Euro per i propri figli!
Rispetto ai contenuti, alcuni temi meritano attenzione specifica: in primo luogo sembra emergere finalmente, almeno a sentire le parole della sintesi del gruppo di lavoro, un netto orientamento a favore della proposta del Forum delle associazioni familiari del FattoreFamiglia, lanciata nella precedente Conferenza di Milano (nel lontano 2010), o comunque di un intervento sul fisco che finalmente introduca il criterio dell’equità fiscale familiare, con un meccanismo di alleggerimento della pressione fiscale (offrire una no tax area variabile secondo i carichi familiari).
Un secondo tema riguarda una ulteriore denuncia del problema demografico generato dalla crescente rinuncia alla generatività, a partire da quel numero, 474.000 nati nel 2016, che è record negativo di nascite a partire dall’Unità d’Italia (compresi gli anni di guerra!). Con la richiesta di non limitarsi più a bonus episodici, ma piuttosto inserire misure strutturali per far sì che una famiglia non si impoverisca del 30%, alla nascita di un figlio. Dati già noti, che però sono risuonati nelle sale della Conferenza, e quindi anche nelle orecchie di chi ha responsabilità di Governo, invitandolo all’azione.
Altro tema è l’attenzione al REI, la nuova misura di contrasto sulla povertà, rilanciata proprio dal premier Gentiloni. Su questo, in positivo, è emersa la consapevolezza che tale misura abbia alcune criticità proprio rispetto alla sua capacità di essere realmente “family friendly”, capace cioè di modularsi sulla dimensione familiare, e il premier ha annunciato nel proprio intervento un primo impegno a modificarla in tal senso – anche se il mantra “se ce la facciamo”, e “con risorse limitate”, pronunciato dal capo del Governo rispetto a questa priorità (e già sentito da troppi ministri, nella anni scorsi, ogni volta che si parlava di famiglia), dimostra che questa scelta non sarà per niente automatica.
Rimane anche qualche dubbio sull’effettiva coerenza con altre parole chiave della Conferenza e delle politiche familiari, pronunciate ma con pochi impegni reali. In generale per molti ambiti sembra permanere una preoccupazione “istituzionale” e “centrata sui servizi ed interventi pubblici”, anziché una reale valorizzazione sussidiaria della libertà e responsabilità di azione delle famiglie. Per troppi ancora, anche nella Conferenza, al di là della retorica sul suo valore, la famiglia è “il problema”, a cui lo Stato, la Regione, Il Comune devono dare soluzione, mentre le politiche per la famiglia più innovative – anzi, le uniche che funzionano – sono quelle che aiutano le famiglie ad aiutarsi. Per questo è stato positivo sentire una forte attenzione al ruolo dei caregivers informali, cioè alla necessità di sostenere la capacità delle famiglie di badare ai propri membri deboli grazie alla generosa disponibilità di alcuni familiari.
Questa Conferenza è stata convocata, dopo oltre sette anni di attesa, sul finire della legislatura, e per molti commentatori – con qualche ragione - questo è stato un grave fattore critico, perché gli impegni eventualmente assunti saranno inevitabilmente rimandati agli anni prossimi, e quindi ad un nuovo Governo, la cui composizione oggi è difficilmente ipotizzabile. E siccome nella politica italiana funziona con drammatico rigore il modello della tela di Penelope, per cui il nuovo Governo in genere come primo passo disfa quello che faticosamente è stato tessuto dal Governo precedente, il rischio è che di questa Conferenza restino solo un po’ di documenti scritti.
In questo senso questa Conferenza ha perso una grande occasione, di poter “misurare” puntualmente quanto fosse stato applicato il primo Piano Nazionale della famiglia (approvato dal Governo nel 2012) in questi anni, e ha preferito “azzerare tutto”, proponendosi anche di redarre un nuovo Piano nazionale della Famiglia, dopo la Conferenza di Roma; ma chi potrà scriverlo ed entro quando verrà scritto? E soprattutto, come potremo sapere come gli impegni si saranno tradotti in azione?
Però abbiamo un’opportunità, grazie a questa conferenza, proprio perché - anche nelle parole degli organizzatori – l’evento è stato organizzato così “in fretta”, anche per poter precedere l’approvazione della prossima legge di stabilità, ed eventualmente inserire qualche intervento concreto. E questa forse sarà un’occasione privilegiata per poter verificare la concretezza degli impegni che verranno assunti nella Conferenza: quanto dei bisogni, delle priorità, degli interventi elencati nella due giorni di Roma verranno inseriti nella prossima legge di stabilità? Forse abbiamo l’occasione – rara e preziosa – di poter verificare subito, in poche settimane, quanto questo Governo saprà passare dalle parole ai fatti. Magari cominciando da quel miliardo di Euro chiesto alle famiglie per assegni familiari che rimane nelle casse dello Stato.
* Direttore Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia)