Basta un clic per confessarsi. In America il telefono sostituisce il prete, e l’assoluzione on line costa 2,29 euro. L’iniziativa pare sia stata approvata dai vescovi americani, come si legge nella notizia rilanciata da diversi quotidiani italiani non molto tempo fa. Com’è possibile?
I titoli dei giornali devono essere accattivanti, ma talvolta rischiano d’essere devianti. È vero che «il telefono sostituisce il prete per confessarsi»? Chiunque affermi questo o intenda in qualche modo farlo credere, dice una falsità. Si può forse ricevere il battesimo, la cresima, la comunione o l’unzione degli infermi per telefono? La risposta è, ovviamente, negativa. Allo stesso modo non è possibile ricevere l’assoluzione sacramentale per telefono o via Skype. Per telefono si possono ascoltare sfoghi, disagi e speranze, dare conforto e consigli, e fare esortazioni per confidare nella misericordia di Dio e per formulare nel proprio cuore, se è il caso, quel sincero pentimento del male commesso, che è condizione indispensabile per ottenere il perdono. Come esiste il battesimo di desiderio che «porta i frutti del battesimo anche senza essere sacramento» (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 1258), allo stesso modo la teologia della Chiesa afferma il primato del sincero pentimento o contrizione perfetta per ottenere quel perdono, di cui il rito sacramentale è il naturale sbocco. La confessione dei peccati è più un bisogno nostro che non di Dio. Il perdono di Dio precede il sacramento perché Dio vede nel cuore. Inoltre, la fede cristiana non ha una semplice dimensione individuale e interiore, non è una semplice faccenda privata. Come ogni sacramento mira a costruire e a manifestare la comunione nella Chiesa, così ogni peccato costituisce una ferita a questa unità. Così, anche il sacramento del perdono è chiamato a esprimere visibilmente la sua dimensione comunitaria.
Se nell’America (Usa) delle religioni fai-da-te una semplice app può (forse) essere di aiuto a fare un ampio e dettagliato esame di coscienza, c’è da dubitare che possa veramente aiutare l’autentica formazione di una coscienza cristiana. Questa si ottiene soltanto all’interno di un’autentica comunità cristiana che si alimenta continuamente e correttamente alla parola di Dio e alla mensa eucaristica. Infatti, l’esame di coscienza cristiano non consiste nel fare la somma dei peccati con la calcolatrice, come sembra proporre questa app che viene da oltre oceano, ma nel porsi di fronte alla persona di Gesù, alle sue parole e ai suoi gesti (cf Catechismo, n. 1454). Né la “penitenza” cristiana consiste nel recitare preghiere come prezzo o castigo secondo la gravità e il numero dei peccati, come questa app suggerisce di fare. Per noi cristiani le preghiere non sono una tassa e tanto meno un castigo,ma un dialogo d’amore. Infine, nella morale cristiana il peccato non coincide totalmente con la trasgressione come i reati nel codice penale. Per commettere un peccato non basta il fatto materiale, ma è necessaria anche una piena consapevolezza e una piena e libera volontà. Circostanze delle quali nessuna app è in grado di tenere conto. Come la fede non è l’incontro con un testo giuridico, ma con la persona di Gesù, così anche il sacramento del perdono e della riconciliazione non è un incontro con l’iphone, ma con l’umanità di Cristo che si concretizza nella Chiesa.