Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
mercoledì 18 settembre 2024
 
conflitti e crisi umanitarie
 

Dall'Ucraina al Sudan, la Pasqua martoriata in un mondo dilaniato dalle guerre

29/03/2024  Il rischio di un'escalation del conflitto russo-ucraino e di un coinvolgimento diretto della Nato è sempre più incombente. In Medio Oriente non si intravedono spiragli di pace. Il mondo intero è attraversato da conflitti e situazioni di violenza e scontro. Crisi umanitarie immani, come quella in Yemen, che oggi quasi non fanno più notizia. Ma che riguardano tutti noi

Bambine yemenite in una scuola a Sana'a (foto Reuters).
Bambine yemenite in una scuola a Sana'a (foto Reuters).

«Dobbiamo abituarci mentalmente all'arrivo di una nuova era. È l'era prebellica». Le parole del premier polacco Donald Tusk - che ha ospitato a Varsavia il premier ucraino Denys Shmygal - in un'intervista a la Repubblica, fotografano in modo drammaticamente netto lo scenario internazionale attuale. I venti di un conflitto sempre più allargato soffiano su questa Pasqua martoriata. La guerra in Ucraina vive di giorno in giorno un'escalation con attacchi delle forze russe che si fanno sempre più massicci. L'attentato terroristico al Crocus City Hall di Mosca, rivendicato dall'Isis, ha inasprito la tensione già alta e ha dato a Putin - che continua a ritenere Kyiv coinvolta nell'organizzazione dell'attacco - la giustifiazione per intensificare i bombardamenti sul territorio ucraino. 

L'eventualità di uno scontro diretto fra Russia e Nato si fa sempre più concreta: giorni fa un missile da crociera russo ha violato lo spazio aereo della Polonia. E l'Alleanza atlantica avrebbe già schierato sul confine orientale 100mila soldati nell'ambito della cosiddetta "Reponse Force", un'unità speciale multinazionale altamente addestrata e specializzata, e sarebbe pronta a schierarne fino a 300mila. Dal canto suo, Vladimir Putin afferma che la Russia non ha intenzione di attaccare la Polonia, i Paesi baltici e nessun altro Paese Nato. Ma lancia una chiara minaccia: se l'Occidente fornirà caccia F-16 all'Ucraina, le forze russe li colpiranno dovunque si trovino, anche negli aeroporti di Paesi terzi. La scorsa notte una pesante raffica di bombardamenti russi ha colpito strutture energetiche nelle regioni centrali e occidentali dell'Ucraina. La Polonia ha reagito facendo decollare i suoi caccia per sorvegliare lo spazio aereo. 

L'Europa in guerra, la guerra dentro l'Europa: dopo il 1945 uno scenario simile sembrava inimmaginabile, irripetibile. Adesso, la caduta nel baratro viene prospettata dai leader come l'inevitabile al quale gli europei devono prepararsi.  Ma, secondo un sondaggio dell'Istitutto Demopolis, gli italiani sono molto preoccupati per la situazione internazionale, il 67% teme l'escalation del conflitto russo-ucraino. Su fronte del Medio Oriente, il 74% degli intervistati guarda con favore alla risoluzione delle Nazioni Unite per una tregua nella Striscia di Gaza, nella speranza che serva a fermare l’uccisione di civili palestinesi e che Hamas liberi gli ostaggi israeliani. Sul versante della guerra in Ucraina, l'85% degli italiani ritiene che l'invio di militari della Nato in Ucraina sia una scelta sbagliata, che porterebbe alla terza guerra mondiale. 

Per noi europei arriva l'era prebellica, dice Donald Tusk. In realtà, se allarghiamo lo sguardo al pianeta, dovremmo considerarci già in un'era pienamente e tragicamente bellica, segnata da conflitti che, se non riguardano l'Europa e l'Italia da un punto di vista strategico e militare e non minacciano in modo diretto il nostro continente e il nostro Paese, ci riguardano comunque da vicino. In un mondo globalizzato, nel quale tutti siamo interconnessi e interdipendenti, siamo anche tutti responsabili di ciò che accade in una regione della terra anche se lontana geograficamente da noi. E, come in un effetto domino, sappiamo che le conseguenze di un conflitto, di una crisi umanitaria - che siano economiche, sociali, demografiche, ambientali - presto o tardi ricadono inevitabilmente anche sugli altri Paesi.

Il conflitto fra Israele e Hamas continua a dilaniare il Medio Oriente, senza che si intravedano, al momento, spiragli di luce per una risoluzione. Gli scontri si sono allargati al Libano e alla Siria. L'Onu lancia l'allarme per la carestia in atto a Gaza e la Corte di giustizia internazionale chiede a Israele di garantire la fornitura di assistenza umanitaria urgente alla popolazione della Striscia.

Pensiamo anche a tutte le altre guerre e situazioni di scontro, violenza, forte instabilità che lacerano il resto del mondo: secondo l'Indice dei coflitti 2024, il rapporto annuale pubblicato nel mese di gennaio dall’Acled (Armed Conflict Location and Event Data Project) organizzazione non governativa specializzata nell'analisi e il monitoraggio delle guerre a livello globale, nel 2023 i conflitti sono aumentati del 12% rispetto al 2022 e di oltre il 40% rispetto al 2020. Una persona su sei nel mondo vive in una zona in cui c'è un conflitto attivo. Nei 234 Paesi e territori presi in esame dall'Indice, 168 hanno conosciuto almeno un episodio di conflitto nel 2023. 

La maggior parte delle guerre nel mondo è fuori dai riflettori dei media e dell'opinione pubblica. Ormai da tempo quasi non si parla più della gravissima crisi umanitaria in cui versa la popolaziona dello Yemen, Paese dilaniato da quasi dieci anni di una sanguinosa guerra civile. Più di due terzi della popolazione yemenita non ha abbastanza cibo e acqua potabile. Quasi 10 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza. Lo Yemen versa in una delle crisi umanitarie peggiori al mondo. Ma oggi probabilmente non farebbe notizia se non fosse per la crisi del Mar Rosso innescata dagli attacchi dei ribelli Houthi yemeniti contro le navi mercantili di passaggio.

Nella provincia del Nord Kivu, in Repubblica democratica del Congo, continuano gli scontri tra esercito congolese e gruppo armato M23. Altro disastro umanitario di cui poco si parla è in corso in Sudan, Paese africano devastato da un conflitto civile da aprile dello scorso anno. In Sudan, dove ci sono stati tre colpi di Stato, nel 2019, nel 2021 e l'ultimo nel 2023, dal 15 aprile dello scorso anno si è scatenato uno scontro tra fazioni rivali della giunta miltare che ha preso il potere: da un lato l'esercito regolare sudanese del generale Abdel Fattah al-Burhan, dall'altro il gruppo paramilitare di miliziani delle Rapid support forces (Rsf) del generale Mohamed Hamdan Dagalo. Le violenze e i combattimenti hanno costretto otto milioni di persone ad abbandonare le loro case. Una tragedia immane: ad oggi il Sudan è il Paese con il maggior numero di sfollati interni al mondo e, secondo l'Unicef, il Paese con il numero più elevato di bambini sfollati sul pianeta. 

(Foto Reuters in alto: abitazioni ridotte in macerie da un attacco russo a Zaporizhzia, il 28 marzo. Foto Reuters in copertina: donne sudanesi fuggite a causa della guerra civile, accolte in un campo per rifugiati nel Sud Sudan)

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo