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sabato 22 marzo 2025
 
 

Congo, salesiani e Vis in prima linea

20/11/2012  Dopo giorni di scontri, Goma è caduta in mano ai ribelli. Il Centro educativo Don Bosco Ngangi sta facendo il possibile per accogliere le migliaia di sfollati in fuga dalla violenza.

La Repubblica democratica del Congo è precipitata in un inferno. Dopo giorni di scontri con l'esercito regolare di Kinshasa - fomentati dal confinante Rwanda - i ribelli del Movimento M23 (23 marzo) hanno preso la città di Goma, capitale del Nord Kivu, regione orientale del Paese al confine con l'Uganda, sede vescovile cattolica, dove sono presenti anche migliaia di caschi blu dell'Onu. A Goma è emergenza umanitaria. I salesiani presenti nella città congolese e i volontari del Vis-Volontariato internazionale per lo sviluppo hanno aperto le porte del Centro educativo Don Bosco Ngangi a più di 7mila profughi e sfollati arrivati negli ultimi tre giorni: donne e uomini in fuga dal conflitto che si è riacceso fra esercito e guerriglieri ribelli e che si è aggravato a causa dell'apertura di un nuovo fronte congolese-rwandese. Secondo il censimento operato dai salesiani, 5mila sfollati sono bambini; di questi, 111 sono arrivati completamente da soli.

«Abbiamo il necessario per vivere», ha detto padre Piero Gavioli, direttore del Centro di Goma. «Ma se, come stiamo facendo, diamo da mangiare ai profughi e sfollati, fra poco non avremo più nulla neppure per i 3.300 bambini e giovani in difficoltà che frequentano tutti i giorni il centro». E aggiunge: «I volontari italiani sono in prima linea, con la loro esperienza».

E Carola Carazzone, presidente del Vis, dichiara: «Lanciamo oggi, Giornata mondiale dei diritti dei bambini, un appello straordinario per sostenere la popolazione congolese accolta nel Centro Ngangi». Chi volesse ulteriori informazioni ed effettuare donazioni può consultare il sito: www.volint.it, scrivere alla mail: vis@volint.it.

Un gruppo di venti italiani, frai quali il vulcanologo napoletano Dario Tedesco, è rimasto intrappolato a Goma,  in un'area compresa tra il quartier generale della missione Onu e quella dell'osservatorio vulcanologico in cui Tedesco e gli altri stavano compiendo i loro studi: una zona di montagna finita sotto il fuoco del principale gruppo ribelle, M23, sostenuto da Uganda e Rwanda. Lo stesso Tedesco, attraverso Skype, ha raccontato che la situazione è drammatica  e l'approvvigionamento di viveri impossibile. Ora, come ha riferito la Farnesina, il vulcanologo si trova nella base delle Nazioni unite.

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