Napoli secondo la mappatura della Prefettura conta 5.966 affiliati di primo piano alla camorra. a fronte di una popolazione di oltre 3 milioni di abitanti. Molti sono giovani malati di malavita”. Alla fotografia presentata da Alfredo Fabbrocini, capo della Squadra mobile di Napoli, si aggiunge la mancanza di lavoro ‘ingiusta e da cui parte la camorra per arruolare”. Per questo lo Stato deve arrivare ovunque, nella società, nelle famiglie, perché il rischio è che ci arrivi prima l’anti-stato. Don Luigi Ciotti lo dice a chiare lettere dal palco dell’Aula Magna della Pontificia Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale in occasione del convegno "Perché la camorra non uccida Napoli… Tu da che parte stai? Per risvegliare la coscienza ecclesiale e civile”, fortemente voluto dall’arcivescovo di Napoli monsignor Domenico Battaglia. Dopo la manifestazione di Libera che ha portato centinaia di ragazzi per le vie di Napoli a ricordare le vittime innocenti delle mafie, magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, e parroci si sono confrontati in una mattinata che ha visto la chiesa affiancarsi allo Stato per contrastare la camorra. “Combattere la camorra è per il cristiano una scelta obbligata. È il Vangelo che ci impone di farlo, chiedendoci di essere affamati e assetati di giustizia” Con queste parole don Francesco Asti, Decano della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale apre i lavori di quello che sarà il manifesto contro la camorra di una città che vuole emergere in tutta la sua bellezza, quella dei cuori che accolgono e che accudiscono, o il tendere la mano generosa. Ma ancor di più, questo convegno vuol essere la base per “una rivoluzione della normalità che significa chiarezza” come afferma il procuratore generale della Corte d' Appello di Napoli Luigi Riello che nella sua relazione chiede azioni molto forti: “La Chiesa dovrebbe negare i sacramenti ai camorristi quando sono accertati. È giusto non dare la comunione ai divorziati, ma sarebbe non proporzionato non dare la comunione ai divorziati e dare i sacramenti a chi ha ammazzato, a chi pensa di avere un crocifisso in una mano e la pistola nell’altra”. Le parole del procuratore generale di Napoli Luigi Riello, riportano a galla i fatti di Marano quando in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario lui stesso parlò dei “don Abbondio che ci sono nella chiesa, come a Marano dove un don Abbondio ha consentito che per 30 anni ci fossero i quadri (con tanto di scritta) donati da Lorenzo Nuvoletta fatti rimuovere poi da Battaglia.
Discutere delle inflitrazioni criminali nella società significa analizzare ciò che accade ogni giorno nelle scelte di una comunità, ciò che si vive per strada come spiega Marcello Cozzi, docente dell’Istituto Teologico di Anagni e ciò che si compie per la carità come invece ricorda don Tonino Palmese, docente PFTIM. Una quotidianità dunque che affrontano sacerdoti come Don Giorgio Pisano, parroco e decano, e di Madre Debora Contessi, suora delle Poverelle.
E proprio da qui parte l’analisi del Procuratore capo di Napoli Giovanni Melillo che spiega come la vita di quei 5966 affiliati “dipenda esclusivamente dall’osservanza delle regole di quel sistema, dalla casa alla spesa” per cui il rischio è il rafforzamento di “blocchi sociali che adottano regole di convivenza molto lontane da quelle dello Stato”. E a questo si sono aggiunti pandemia e guerra che Melillo individua come “fattori di espansione delle reti criminali”, ed ulteriori danni deriverebbero da una possibile “distribuzione a pioggia” dei contributi del Pnrr. E tutto ciò avviene in una città che a breve potrà cambiare passo. È il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi ad annunciare martedì 29 marzo l’arrivo del premier Draghi (che visiterà anche l’opera svolta dai ragazzi al rione Sanità guidato da padre Antonio Loffredo) per la firma del ‘Patto per Napoli’. L’accordo che salverà il comune dal fallimento prevede risorse per 1,3 miliardi a fondo perduto, richiama nel nome l’iniziativa proposta nei mesi scorsi dal Vescovo Battaglia che nel suo patto invece punta all’educazione: Chiave possibile per aprire le porte della speranza e anche alla lotta alla camorra che ogni giorno impegna sul campo le forze dell’ordine tra cui gli uomini di Andrea Manti, comandante del ROS di Napoli, e di Danilo Toma, comandante del GICO di Napoli che hanno portato una loro testimonianza.
È su questo lavoro che punta monsignor Battaglia, sui ragazzi e dunque sul futuro di Napoli. “Il nostro esserci è segno di una Chiesa che non si gira dall’altra parte, che attraverso la riflessione accademica e l’impegno sul campo annuncia e testimonia in questa nostra terra partenopea il Vangelo della giustizia e della pace”. E proprio da qui che parte il lavoro dell’Arcivescovo di Napoli Monsignor Domenico Battaglia. Il suo obiettivo è quello di arrivare a tutti, attraverso le parrocchie. Raggiungere i fedeli attraverso il lavoro di ogni sacerdote. Un lavoro importante che comincia dalle cose basilari come il lavoro, unico vero sostentamento per la realizzazione e lo sviluppo della famiglia che fa la società.