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Conto alla rovescia già iniziato

02/08/2013 

Si va verso la guerra alla Siria  e nella comunità internazionale sono ormai poche le voci che invitano alla prudenza. La voce dei falchi sovrasta quella delle colombe. Così il vice ministro degli esteri siriano, Faisal al Mekdad, dichiara che in Siria le armi chimiche le hanno utilizzate i ribelli e presto le useranno in Europa contro Paesi come la Francia e la Gran Bretagna. Il regime di Damasco vuol dire che attaccando la Siria l'Occidente darà un'aiuto alle organizzazioni terroristiche che si sono infiltrate nella guerriglia. Le stesse organizzazioni che, domani, ci porteranno il terrorismo in casa. Propaganda a parte, il rischio c'è. Per questo motivo l'attacco militare che sembra ormai inevitabile verso la Siria viene paragonato a uno “sparo nel buio”.

Nei prossimi giorni ci sarà un attacco con missili e bombe, verranno colpiti uffici del governo, basi militari, campi di aviazione. Il regime di Assad subirà un duro colpo, però non sembra esserci ancora un progetto per la Siria di un futuro senza Assad. Ma nell'immediato, alal vigilia dell'attacco, i principali interrogativi sono due. Primo: quale capacità di reazione avrà la Siria? Le forze armate saranno subito piegate o avranno la forza di contrattaccare, magari con qualche mossa pericolosamente disperata, ad esempio colpendo Israele o la Turchia? Secondo: come si comporteranno gli alleati della Siria? In primo luogo l'Iran ed Hezbollah? Ali Khamenei, la Guida suprema dell'Iran, ha dichiarato che “il Medio Oriente è una polveriera” e un attacco da parte degli Stati Uniti contro la Siria avrebbe conseguenze “disastrose”. Oggi intanto la Gran Bretagna presenta all'Onu una proposta di risoluzione per autorizzare  “le misure necessarie alla  protezione dei civili”. La risoluzione verrà portata sul tavolo del Consiglio di Sicurezza, dove è prevedibile l'opposizione di Russia e Cina.

Il ministro degli esteri russo, Sergei Lavrov, ha detto che una soluzione militare “porterà solo una ulteriore destabilizzazione”. Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, cerca di prendere tempo e dichiara che ci vorranno almeno quattro giorni per avere il rapporto conclusivo degli ispettori inviati in Siria per indagare sull'uso delle armi chimiche. In giornata parlerà anche Barack Obama. Il presidente americano farà un discorso al Lincoln Memorial di Washington in occasione del 50° anniversario della marcia per i diritti civili nella quale Martin Luther King pronunciò il celebre discorso con la frase “We have a dream”. Forse non sarà l'occasione adatta per parlare di Siria, ma subito dopo Obama sarà intervistato dal notiziario della Pbs e per lui le domande sull'attualità  saranno inevitabili.   

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