A volte i Cinque Stelle mi fanno venire in mente il movimento dei dadaisti, l’avanguardia dei primi del Novecento che sosteneva tutto e il contrario di tutto in nome dell’arte e dell'anarchia. Il poeta rumeno Tristan Tzara mescolava in un sacchetto le parole ritagliate da un giornale per poi tirarle fuori come in un sorteggio e affidare le rime al caso. I manifesti Dada si concludevano così: “Chi sosterrà tutto questo e anche il suo contrario è un vero dadaista”. Ecco, sostituite la politica con l’arte e troverete le ultime dichiarazioni di Beppe Grillo, in perfetto stile dada. Come è noto, Grillo di per sé non è né razzista né xenofobo ma ha un problema: intercettare il voto xenofobo in libera uscita dal Centrodestra cercando di non perdere gli europeisti e i favorevoli all’integrazione già presenti nel suo movimento. I politologi direbbero che “deve fare sintesi”. Deve dichiararsi contrario allo Ius Soli, ma senza entusiasmo, senza fare la faccia feroce di Salvini. Quest'ultimo com'è noto non ha problemi e infatti fare lo xenofobo gli viene benissimo: i leghisti per fermare la legge in itinere al Senato hanno presentato 50 mila emendamenti.
E allora che ti fa Grillo? Idea: per dire no allo Ius Soli si appella all’Unione eruopea. Ovvero all’organismo contro cui lotta da sempre il Movimento Cinque Stelle (no al libero mercato, no alla libera circolazione delle merci, no alla regolamentazione dei prodotti italiani, no all’euro eccetera eccetera). Dunque per sapere a chi dovremmo dare la cittadinanza italiana dobbiamo chiedere all’Europa, che è come chiedere all’Unione i colori della bandiera italiana, o al Milan di fare l'arbitro o con che formazione deve giocare l’Inter durante il Derby. “Sullo ius soli”, dice Grillo, “c'è solo una cosa da fare: fermarsi e chiedere un orientamento alla Commissione Ue, coinvolgere nel dibattito anche il Parlamento Ue e il Consiglio. Discutere di cittadinanza senza una concertazione a livello europeo è propaganda, è fumo negli occhi dei cittadini”. E ancora: "L’articolo 20 del Trattato di funzionamento dell'Unione europea dice: è istituita una cittadinanza dell'Unione. È cittadino dell'Unione chiunque abbia la cittadinanza di uno Stato membro. La cittadinanza dell'Unione si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non la sostituisce. Concedere lo ius soli in Italia, unico caso in Europa, ha, dunque, delle conseguenze anche sulla vita civile e democratica di altri Stati membri. Sulla base di questo presupposto e secondo il buon senso, la cittadinanza andrebbe regolata in maniera univoca per tutti i Paesi dell'Unione europea, visto che una volta acquisita la cittadinanza di uno dei 28 Paesi si può risiedere liberamente in ognuno di questi”.
Alla richiesta di M5s ha replicato anche il commissario europeo alle Migrazioni e agli Affari Interni, Dimitris Avramopoulos, che non può dire che è un'idea demenziale, trattandosi di un diplomatico. Ma si è limitato a spiegare con pazienza come i criteri in base ai quali l'Italia decide di concedere la cittadinanza sono "chiaramente una competenza e una responsabilità nazionale: mi chiedo per quale motivo qualcuno dice che noi dovremmo reagire su questo. Noi non giochiamo nel campo di gioco della politica interna", ha detto a margine di una conferenza stampa a Bruxelles. Servirà qualcosa il chiarimento? O assisteremo a legioni di grillini manifestare in piazza al grido di “Europa, Europa” per dire no alla cittadinanza italiana per i minori figli di immigrati residenti in Italia? Per la cronaca, non è vero che lo ius soli è solo un'idea italiana. In Belgio, Inghilterra e Germania esiste, anche se a determinate condizioni (come peraltro nel disegno di legge italiano). In Francia poi, esiste dal 1515. Per non parlare degli Stati Uniti, che non è in Europa ma è un Paese leader dell'Occidente, dove basta nascere nel suo territorio per diventare automaticamente cittadino statunitense. Moriremo di fake news?