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martedì 21 gennaio 2025
 
 

La salvezza per ogni uomo

30/08/2015  Il XXIV Congresso dei teologi italiani si interroga sul tema "Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio". Un tema attuale affrontato anche in vista dell'appuntamento di Firenze. Intervista a don Roberto Repole

Si torna a discutere di salvezza. Dopo la caduta delle ideologie e dopo essersi interrogati negli ultimi tre Congressi sul come fare teologia, oltre 150 studiosi, dal 31 agosto e fino al 4 settembre, ad Assisi, si incontrano su questo tema.

«Lo avevamo già affrontato nel 1975», spiega il presidente dell’Associazione teologica italiana, don Roberto Repole, «ma allora il problema era il confronto con le forti ideologie dell’illuminismo, del marxismo, del positivismo e ci si chiedeva in che senso esiste una salvezza cristiana perché quelle ideologie avevano la pretesa di portare salvezza».

E dopo il 1975?

«Ne abbiamo ridiscusso nel 2003, ma in un altro contesto, cioè quello del rapporto con le altre religioni. L’accento cadeva di più sulla figura del Salvatore e sul modo in cui possiamo dire la specificità della salvezza del cristianesimo a partire dal fatto che l’unico Salvatore è il Cristo. E dunque come mantenere questo aspetto nel confronto con le altre religioni».

Perché avete di nuovo scelto questo tema?

«Perché è diventato centrale per molti motivi. La questione è molto attuale anche perché viviamo in un tempo in cui c’è una multiforme ricerca di spiritualità che, da un lato può esprimere una autentica ricerca salvifica, dall’altro c’è un punto interrogativo rispetto alla salvezza portata da Gesù Cristo. Oggi il problema della salvezza si pone non più in modo unitario e teorico, ma in forma di costellazione e in maniera molto pratica. Un primo aspetto su cui mi soffermerei è che proprio la fine delle grandi ideologie mette alla ribalta la questione della finitudine umana con un doppio risvolto. Da una parte c’è chi dice che la salvezza cristiana rimane oggi soltanto in una accoglienza della finitudine creaturale così come si dà, qualcuno dice che bisogna tornare a essere pagani , scegliere di essere come i pagani che si accontentano di vivere in una finitudine vissuta in un orizzonte di carità. E questo chiede che noi mostriamo che il Salvatore ha cura della finitudine della nostra creaturalità, ma, allo stesso tempo, questo chiede un profondo discernimento perché c’è da domandarsi se, in fondo, l’uomo non abbia proprio bisogno di essere salvato per diventare capace di carità, capace di abitare questo mondo. In altri termini se questa carità non abbia intrinsecamente da fare con la fede, con la speranza in una pienezza di umano che c’è offerta in Gesù Cristo risorto».

E un secondo aspetto?

«Viviamo in un tempo in cui l’urgenza di un ritorno alla salvezza è data dall’antropologia sottesa alla visione di società di mercato che si è andata imponendo. Stiamo vivendo all’interno di una profonda crisi economica, ma è sempre più evidente che questa crisi economica è una crisi di figura dell’umano, è una crisi antropologica. Sembra quasi che il modello antropologico che sta sotto questa crisi economica e sociale è un modello che dice che l’uomo è strutturalmente egoista, che la natura è avara, che non ce n’è per tutti, che in fondo siamo mortali e che bisogna arrangiarsi e, soprattutto, che questo richiede sempre del sacrificio. Allora credo che questo ci stimoli a interrogarci se questo umano chiede di essere salvato, se la crisi economica che stiamo vivendo, più profondamente , non sia una crisi di uomo che chiede salvezza pur in maniera non così esplicita».

Affronterete anche l’aspetto della tecnica. Cosa c’entra con la salvezza?

«È un aspetto interessante perché nell’antichità, per esempio in Aristotele, c’era una sequenza chiara: prima la teoria, poi la prassi e infine la tecnica. Oggi sempre che questa sequenza si sia quasi invertita per cui noi parliamo di tecno scienza. Però questa tecnica sembra aver preso spesso il posto dell’uomo con la possibilità addirittura che il nichilismo nel quale qualcuno dice la tecnica sfocia diventi l’unica prospettiva di salvezza per l’uomo di oggi. Anche questo chiede di pensare la questione della salvezza». Parlerete anche di ambiente? «Si, questa è un’altra dimensione che il Papa ha messo in evidenza nell’enciclica Laudato si’. Anche nella questione della crisi ecologica che colpisce soprattutto i più poveri, nella questione della sopravvivenza anche per il cosmo, c’è da chiedersi se questa sopravvivenza sia possibile se non si mette a tema proprio la questione della salvezza».

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