Lettera firmata
La Chiesa, che con tutte le sue forze
difende l’ideale evangelico del matrimonio
unico e indissolubile, non chiude
la porta del Battesimo ai bambini,
figli di conviventi, che con storie assai
diverse si trovano in una evidente situazione
familiare “irregolare”, cioè
non secondo il progetto ideale cristiano.
I bambini davanti a Dio sono tutti uguali
e ugualmente chiamati a instaurare un rapporto
di comunione con Dio. Anche nel caso
in cui non fosse possibile regolarizzare la posizione
matrimoniale dei genitori, è possibile
battezzare il bambino «a condizione che
ambedue i genitori, o almeno uno di essi, garantiscano
di dare ai loro figli una vera educazione
cristiana».
Se i genitori non si sentono
in grado di farlo, il padrino o la madrina,
o un parente prossimo o un membro qualificato
della comunità cristiana, deve assumersi
seriamente questa responsabilità e impegnarsi
ad accompagnare il bambino fino al
completamento della sua iniziazione cristiana
con la Cresima e la prima partecipazione
all’Eucaristia. E, possibilmente, anche dopo,
fin quando necessario o opportuno.