Piazza Duomo a Milano semideserta nei giorni scorsi (Ansa)
È una parola da tempi di guerra. Coprifuoco. La Treccani indica anche il significato scherzoso: “non vengo al pub, mia madre ha messo il coprifuoco”, usato nel gergo giovanile per indicare l'orario di rientro a casa, in genere imposto dai genitori ai figli. La parola è coniata sul modello del francese couvre-feu, dove peraltro questa misura a causa della pandemia è già in vigore dallo scorso weekend e scatta alle 21 di sera fino alle 6 del mattino, e deriva dal Medioevo quando, al fine di prevenire gli incendi, veniva imposto di coprire con la cenere e quindi spegnere ogni fuoco, lume o lanterna durante le ore notturne. In tal modo si tentava di ridurre i rischi d’incendi accidentali che, durante la notte, avevano maggiori probabilità di propagarsi e di causare ingenti danni. Per estensione, il coprifuoco è diventato un divieto straordinario di uscire durante le ore serali e notturne imposto dall’autorità per motivi di ordine pubblico o in situazioni di emergenza. Durante le guerre, nel caso si rischino bombardamenti aerei, durante il coprifuoco è vietato accendere una qualsiasi luce, in modo da rendere più difficile identificare la posizione di un centro abitato che le truppe nemiche potrebbero individuare e distruggere.
Sui social, in questi giorni, circola un avviso del 1943 in cui, si legge, il «Comando di Presidio ha stabilito per il coprifuoco e la chiusura dei pubblici esercizi il seguente orario: coprifuoco dalle ore 22 alle ore 5,30. Chiusura di tutti i locali pubblici come trattorie, caffè, bar, cinematografi alle ore 21,30. Tale orario ha inizio con il giorno 12 novembre 1943». L’ultima volta che c’è stato il coprifuoco notturno in Italia risale proprio a quell’anno dove in Italia c’era la guerra civile tra quel che restava delle truppe naziste e i partigiani. Le cronache del 26 luglio 1943, all’indomani della caduta del Fascismo, riportano questo annuncio: «Il ministro Badoglio succeduto a Mussolini ha indetto per l’Italia lo stato d’assedio con la legge del coprifuoco. In tutte le città viene creato il Commissariato Militare». Tutti, dalle 20 di sera alle 6 del mattino dovevano restare chiusi in casa, pena l’arresto.
Il periodo storico è quello che va dal 25 luglio all’8 settembre 1943, data in cui viene firmato l’armistizio con gli Alleati. In quei quarantacinque giorni in cui mutò il corso della storia, con la fine della guerra ancora di là da venire, il coprifuoco venne più volte modificato: il 1° agosto 1943 è posticipato alle ore 22.30 e dura fino alle 5 del mattino mentre il giorno 20 è ridotto dalle ore 22.30 alle 4 del mattino. Resterà in vigore fino al 1944. Era proibito ovviamente circolare a piedi, in bicicletta e con qualunque mezzo motorizzato ai cittadini sprovvisti di lasciapassare. Potevano circolare sacerdoti, medici e levatrici nell'esercizio delle loro funzioni. I pubblici esercizi di ogni categoria, i teatri di varietà, i cinematografi (come si chiamavano all’epoca), i locali sportivi e similari erano chiusi. Erano vietate le riunioni pubbliche con più di tre persone, le manifestazioni, le adunate, le conferenze e simili. Era vietata la vendita di armi e munizioni. Vietate anche le segnalazioni ottiche o luminose. Considerati decaduti tutti i permessi di porto d'armi concessi in precedenza. Le finestre di tutti gli edifici dovevano avere le persiane chiuse. Le sentinelle, poste nei punti strategici delle città, e le ronde di soldati vigilavano affinché i divieti fossero rispettati. Per tutti c’era l'obbligo di fermarsi in caso di "Chi va là?" e di ubbidire ai successivi ordini: «Quando questo grido è lanciato, il cittadino deve immediatamente fermarsi, rispondendo a voce alta e attendere che la pattuglia si avvicini o che la sentinella gli dia l'ordine di avanzare. Subito egli deve presentare il lasciapassare unitamente a documenti personali di identità».
Lombardia apripista, il coprifuoco scatta da giovedì alle 22
E il coprifuoco di oggi? Non è previsto in tutta Italia ma solo in Lombardia, Lazio, Campania, Liguria e Piemonte, sia pure con alcune differenze tra regione e regione. A fare da apripista, giovedì sera alle 23, la Lombardia dove non si potrà più circolare in fino alle 5 del mattino se non per comprovati motivi di lavoro, salute, o di necessità e urgenza. Altre restrizioni previste dall’ordinanza firmata dal presidente della Regione Attilio Fontana stabilisce d'ora in poi e fino a metà novembre la chiusura dei negozi non alimentari all'interno dei centri commerciali nel fine settimana e chiede alle scuole superiori di fare la didattica digitale integrata da lunedì 26 ottobre. Per poter circolare durante il coprifuoco bisognerà compilare e portare con sé l'autocertificazione, il cui modulo (simile a quello che c'era durante il lockdown) sarà scaricabile dal sito del ministero dell'Interno ed è uguale per tutte le regioni dove è in vigore questa misura. Nei primi giorni ci sarà un po' di tolleranza. Il regolamento regionale prevede che anche scontrini, ricevute fiscali di ristoranti e bar e biglietti di teatri e cinema potranno essere accettati come giustificativo di uno sforamento dell'orario d'inizio del coprifuoco. A patto che l'orario di emissione sia stampato sulla ricevuta e sia compatibile con il percorso per il rientro all'abitazione di residenza. Per chi non rispetta le regole va incontro a sanzioni: da 400 euro di multa iniziale si scende a 280 se viene pagata entro cinque giorni. Si può arrivare fino a 4 mila euro applicando le penali per il ritardato o mancato pagamento.
Una via di Roma il 14 ottobre scorso (Ansa)
Nel Lazio a mezzanotte scatta l'ora X
Nel Lazio il coprifuoco scatta a mezzanotte di venerdì e termina alle 5 del giorno successivo. In questo lasso di tempo «sono consentiti esclusivamente gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative (a titolo esemplificativo il tragitto domicilio, dimora e residenza verso il luogo di lavoro e viceversa), gli spostamenti motivati da situazioni di necessità o d’urgenza, ovvero per motivi di salute. La sussistenza delle situazioni che consentono gli spostamenti in tale arco temporale incombe sull’interessato tenuto ad attestarlo con dichiarazione resa ai sensi degli articoli 46, 47 e 76 del D.P.R 28 dicembre 2000, n. 445».
Chi è uscito a cena dovrà lasciare il tavolo ben prima di mezzanotte, calcolando il tempo di rientro in casa, a seconda delle distanze, dei quartieri, del mezzo che si usa per spostarsi o dei giri per trovare parcheggio. «Alle 24», spiegano fonti della Regione, «tutti a casa». Take away compreso. Mentre il servizio di delivery food potrà andare avanti fino all'orario di chiusura dei locali, cucine permettendo, perché in quel caso lo spostamento rientra nelle esigenze lavorative.
In Campania tutti a casa alle 23, stretta sulle scuole in Liguria e Piemonte
In Campania il coprifuoco deciso dal presidente De Luca scatta venerdì sera alle 23 e sarà in vigore ogni notte fino alle 5 del mattino. Non si potrà, spiegano dalla Regione, andare in altre province neanche se si ha una casa di proprietà: se un cittadino napoletano, ad esempio, ha una casa in Cilento non potrà raggiungerla per passare il week end. L’obiettivo è limitare il più possibile la circolazione di persone in province troppo abitate.
Lievemente diversa la situazione del Piemonte dove non ci sarà un coprifuoco assoluto come la vicina Lombardia, anche se il sindaco di Asti sta valutando di imporlo nel suo comune da mezzanotte alle 5 del mattino. A livello regionale, il presidente Alberto Cirio, ha stabilito lo stop di tutti i locali a mezzanotte e la chiusura dei centri commerciali durante il fine settimana, con la sola eccezione dei negozi con prodotti di prima necessità e le farmacie. Chiusura poi alle 24, in linea con quanto annunciato da Palazzo Chigi, dei locali pubblici, con il fine annunciato più volte di evitare assembramenti. La Regione ha introdotto inoltre, dal 26 ottobre, l’obbligo per le classi dalla seconda alla quinta della scuola secondaria di secondo grado, di seguire per almeno il 50% dei giorni la didattica digitale a distanza, in alternanza con la presenza in aula. Esclusa, invece, l’ipotesi di un coprifuoco analogo a quello deciso da Campania e Lombardia.
La Regione Liguria applicherà una ordinanza analoga a quella del Piemonte sulla scuola. Il presidente Giovanni Toti, di concerto con il ministero della Sanità, firmerà un’ordinanza che da lunedì imporrà il divieto totale di assembramento ovunque nell’intero territorio per bloccare la crescita del contagio. La Regione chiederà alla direzione scolastica regionale da lunedì di «ridurre le attività di insegnamento pericolose come le lezioni di musica con i fiati, la ginnastica, o i laboratori promiscui dove le classi si incontrano e gli spazi non possono essere garantiti».
L'avviso pubblicato sul Corriere della Sera del 22 novembre 1943
L'allentamento delle misure per «l'atteggiamento calmo e disciplinato della popolazione»
Nel 1943, come si legge sulla stampa dell’epoca, si chiedeva alla popolazione di rispettare le regole: «Primo assoluto, indiscutibile dovere, nel momento attuale è l’obbedienza. Si tratta di un periodo transitorio, per superare il quale occorre appunto la più scrupolosa osservanza delle disposizioni impartite dall’autorità militare». Raccomandazioni che ci suonano familiari anche oggi. Un po’ meno, forse, l’allentamento delle regole, come si leggeva in un trafiletto uscito sul Corriere della Sera del 22 novembre 1943: «La Prefettura di Milano rende noto che, in considerazione dell’atteggiamento calmo e disciplinato tenuto dalla popolazione, è stato deciso d’accordo col Comando militare germanico, di riportare da oggi 22 corrente l’inizio del coprifuoco alle ore 22 e di consentire la riapertura dei locali pubblici e la ripresa delle riunioni di carattere culturale, di svago e sportive. Il servizio tranviario sarà regolato in conseguenza».
Un allentamento che oggi auspichiamo tutti anche se il precedente di quest’estate, con le conseguenze che stiamo vedendo adesso, non induce certo all’ottimismo.