Fa il tragitto tra San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore in auto coperta aspettando l'arrivo della processione del Corpus Domini. Quest'anno papa Francesco non percorre a piedi il lungo percorso che separa le due basiliche, «anche in vista dei prossimi impegni, in particolare il viaggio a Cassano, in Calabria, fra soli due giorni», recita il comunicato della Sala stampa. Ma non vuole neppure una macchina scoperta per non deviare l'attenzione dei fedeli dal Santissimo Sacramento portato in processione.
Nel corso della Messa a San Giovanni, il Papa ricorda il significato dell'Eucaristia, la manna che ci dà Dio e sottolinea l'importanza di mantenere la memoria del nostro passato per non fare come il popolo d'Israele che, uscito dalla schiavitù d'Egitto, arrivato nella Terra promessa, stabilito nel benessere rischia di dimenticare le difficoltà superate grazie all'intervento e alla bontà di Dio.
La processione del Corpus Domini, spiega papa Francesco, è anche il ricordo della nostra storia di credenti e della schiavitù nella quale eravamo. «Le Scritture», sottolinea papa Francesco, «esortano a ricordare, a fare memoria di tutto il cammino fatto nel deserto, nel tempo della carestia e dello sconforto». L’invito è quello di ritornare all’essenziale, all’esperienza della totale dipendenza da Dio, quando la sopravvivenza era affidata alla sua mano, perché l’uomo comprendesse che "non vive soltanto di pane, ma di quanto esce dalla bocca del Signore".
Roma, 19 giugno 2014, Corpus Domini. Papa Francesco. Foto Reuters.
Oltre alla fame fisica l’uomo porta in sé un’altra fame, una fame che
non può essere saziata con il cibo ordinario. E’ fame di vita, fame di
amore, fame di eternità. E il segno della manna – come tutta
l’esperienza dell’esodo – conteneva in sé anche questa dimensione: era
figura di un cibo che soddisfa questa fame profonda che c’è nell’uomo.
Gesù ci dona questo cibo, anzi, anzi è Lui stesso il pane vivo che dà la
vita al mondo». E ai fedeli il Papa ricorda che l'eucaristia non è
semplice manna che sfama il fisico, ma «il Corpo di Cristo è il pane
degli ultimi tempi, capace di dare vita, e vita eterna, perché la
sostanza di questo pane è l'Amore».
Per questo vivere l'esperienza di fede significa «lasciarsi nutrire dal
Signore e costruire la propria esistenza non sui beni materiali, ma
sulla realtà che non perisce: i doni di Dio, la sua Parola e il suo
Corpo. Se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che ci sono tante offerte di cibo che non vengono dal Signore e che apparentemente soddisfano di più. Alcuni si nutrono con il denaro, altri con il successo e la vanità, altri con il potere e l’orgoglio. Ma il cibo che ci nutre veramente e che ci sazia è soltanto quello che ci dà il Signore! Il
cibo che ci offre il Signore è diverso dagli altri, e forse non ci
sembra così gustoso come certe vivande che ci offre il mondo. Allora
sogniamo altri pasti, come gli ebrei nel deserto, i quali rimpiangevano
la carne e le cipolle che mangiavano in Egitto, ma dimenticavano che quei pasti li mangiavano alla tavola della schiavitù».
Nel momento della tentazione la memoria diventa malata, selettiva,
schiava. «Ognuno di noi», insiste il Papa «oggi, può domandarsi: e io?
Dove voglio mangiare? A quale tavola voglio nutrirmi? Alla tavola del Signore? O sogno di mangiare cibi gustosi, ma nella schiavitù?
Anche ognuno di noi può domandarsi qual è la mia memoria, quella del
Signore che mi salva o quella dell’aglio e delle cipolle della
schiavitù? Con quale memoria io sazio la mia anima?». Papa Francesco
invita a recuperare la memoria per distinguere il «pane falso che
illude e corrompe, perché frutto dell’egoismo, dell’autosufficienza e
del peccato» e a rivolgerci fiduciosi a Gesù perché ci difenda «dalle
tentazioni del cibo mondano che ci rende schiavi».