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venerdì 04 ottobre 2024
 
 

Corridoi umanitari, la soluzione che fingiamo di non vedere

05/05/2016  E' l'unico modo certo per evitare qualunque tragedia, distruggere il traffico degli scafisti e permette di controllare chi viene in Italia. Un'iniziativa di questi giorni del Governo, della Sant'Egidio, delle Chiese evangeliche e della Tavola Valdese dimostra che è possibile.

In alto: l'accoglienza del viceministro degli Esteri Mario Giro (a sinistra, mentre stringe la mano a un rappresentante dei rifugiati) e del fondatore della Comunità Sant'Egidio Andrea Riccardi all'arrivo dei profughi a Fiumicino



Si chiamano corridoi umanitari. Sono l’unico modo per proteggere senza rischi la vita dei rifugiati. Chi fugge dalla guerra, dalla devastazione, dal dolore, dalla morte, dalle persecuzioni politiche, ha già sofferto abbastanza, non deve rischiare ulteriormente la vita attraversando un deserto di sabbia e un deserto d'acqua. E nemmeno vedersi rifiutato davanti a un muro di filo spinato, vivendo in tendopoli di fango per mesi. Chi è profugo, chi ha perso tutto, deve essere aiutato. Lo dice il diritto naturale, la nostra carità cristiana, il nostro senso di umanità, la nostra civiltà, la Carta dei Diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, la nostra Costituzione (all'articolo 10).

La protezione di un rifugiato comincia dal viaggio, che può essere effettuato come un normale volo di linea. Eppure poche forze politiche lavorano per questa soluzione. L’alternativa è la roulette russa degli sbarchi che ha trasformato il mediterraneo in un cimitero a cielo aperto, assistere a nuovi naufragi, a nuove morti, a infinite tragedie come quelle che si consumano e si consumeranno nell’Egeo e nel Canale di Sicilia. Perchè finchè non arriverà la pace in Siria e in altri scacchieri infernali come l’Eritrea il corridoio umanitario è l'unica, vera risposta: il resto è solo ipocrisia, buona per non risolvere il problema e consegnare al mare altre vite umane. Un'ipocrisia che nasconde un pensiero nascosto: quello di non far nulla, di sgombrare il campo da ogni imperativo di umanità, facendo finta di non vedere nel foro della propria coscienza.



I corridoi umanitari ormai non sono solo un esperimento, ma una  realtà concreta che consente a persone in fuga dalla guerra e in “condizioni di vulnerabilità” (vittime di persecuzioni, torture e violenze, famiglie con bambini, donne sole, anziani, malati, persone con disabilità) di giungere, in tutta sicurezza e legalmente, in Italia senza rischiare la propria vita nel Mediterraneo.  Il progetto raggiunto tra Governo italiano, Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Tavola Valdese non dà più molti alibi. E' una goccia nel mare, ma è un esempio concreto:  prevede l’arrivo di un migliaio di persone in due anni, non solo dal Libano, ma anche dal Marocco e dall’Etiopia. Si tratta di un importante modello di accoglienza e integrazione per tutta l’Europa, un modello replicabile anche in altri Paesi dell’Unione. Due giorni fa un secondo gruppo di profughi è stato accolto dai volontari e dai responsabili delle associazioni e dai membri del Governo, tra i quali il viceministro della Difesa Mario Giro, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, il pastore Luca Maria Negro, presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Paolo Naso, presidente della Tavola Valdese e Daniela Pompei, responsabile servizi immigrazione della Sant’Egidio. 

C

Ci sono ottime ragioni per continuare su questa strada, che non è dettata solo dal nostro senso di umanità. Oltre a proteggere le vite umane, questa soluzione toglie linfa al traffico degli esseri umani e permette un controllo totale di chi mette piede sul nostro suolo.L’alternativa è continuare a negare il problema, abbandonarci agli slogan populisti, assistere con indifferenza alla tragedia silenziosa dei popoli straziati dalla guerra. E a nutrire strumentalmente il consenso dei partiti xenofobi. 

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Corridoi umanitari: cosa sono e a cosa servono
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