«I corridoi umanitari sono stati avviati nel 2016 come risposta alla situazione sempre più drammatica nella rotta Mediterranea». Il Papa, nel ricevere in udienza arrivati in Europa con i corridoi umanitari promossi da Sant'Egidio, Chiesa evangelica e Chiesa italiana, ricorda che «il Mediterraneo si è convertito in un cimitero, è duro questo. I corridoi umanitari sono per assicurare vita, salvezza e poi dignità e inserimento». Francesco ricorda in particolare «quanti sono passati attraverso i campi di detenzione in Libia» e aggiunge che «i lager in Libia sono terribili, il traffico di essere umani».
Nell’aula Paolo VI, dopo aver ascoltato alcune delle storie ribadisce che è «contento di incontrare tante persone rifugiate e le loro famiglie che sono giunte in Italia, Francia, Belgio e Andorra attraverso i corridoi umanitari». La realizzazione di vie di fughe sicure «è dovuta sia alla creatività generosa della Comunità di Sant'Egidio - bravi questi di Sant'Egidio, bravi bravi bravi -», dice il Pontefice, che «della Federazione delle Chiese Evangeliche e della Tavola Valdese, sia alla rete accogliente della Chiesa italiana, che è stata generosa. E anche del governo italiano e dei governi che vi hanno ricevuti, tanti. Mi piace tanto che cristiani si uniscano, per lavorare insieme e non sottolineare le differenze».
Anche perché, ricorda Francesco «l'accoglienza è il primo passo per la pace». L’udienza segue quella ai giovani del Progetto Policoro ai quali aveva chiesto di interrogarsi su alcune domande: «In che cosa ho fatto progredire il popolo? Che impronta ho lasciato nella vita della società? Quali legami reali ho costruito? Quali forze positive ho liberato? Quanta pace sociale ho seminato? Che cosa ho prodotto nel posto che mi è stato affidato?». E a loro ha lasciato un interrogativo che vale anche per le migrazioni: «La vostra preoccupazione non sia il consenso elettorale né il successo personale, ma coinvolgere le persone, generare imprenditorialità, far fiorire sogni, far sentire la bellezza di appartenere a una comunità».