Anche Vladimir Putin si unisce alla corsa al riarmo alla quale stanno partecipando i principali leader mondiali. Putin ha annunciato i suoi progetti bellicosi a pochi giorni dalle elezioni presidenziali del 18 marzo, che gli daranno un nuovo mandato. Facendo la voce grossa, Putin solletica l’orgoglio del popolo russo e presenta il suo Paese come una grande potenza che non ha nulla da temere.
Parlando di fronte all’Assemblea della Federazione, Putin ha mostrato le simulazioni delle nuove armi: un nuova versione del missile intercontinentale a multi testa a Sarmat “che può raggiungere ogni punto del mondo”, un missile da crociera a propulsione nucleare e un drone sottomarino in grado d essere armato con testate nucleari. “Nessuno al mondo ha sistemi di questo tipo”, ha assicurato Putin, fiero di un armamentario che ritiene invulnerabile ai sistemi anti aerei e anti missile del nemico.
Il presidente russo mostra le unghie soprattutto nei confronti di Trump, il quale di recente ha indicato la Russia e la Cina come “avversari strategici degli Stati Uniti”. Pochi giorni fa Trump ha proposto un bilancio per la difesa di 716 miliardi di dollari per l’anno fiscale 2019, con un aumento del 10 per cento rispetto al 2018. “È quello che ci serve per tornare in una posizione di supremazia”, ha commentato il ministro della Difesa James N. Mattis (un ex generale dei Marines). Intanto Trump, che lo scorso anno fu invitato a Parigi per assistere alla parata militare del 14 luglio, sta accarezzando l’idea di organizzare una sfilata di divise e carri armati anche a Washington. L’idea non sta raccogliendo troppo consensi. Il costo della parata non sarebbe indifferente (gli esperti hanno fatto un preventivo di 30 milioni di dollari) e non tutti gradiscono, anche fra i militari. Un’ associazione di veterani ha definito l’idea di Trump degna di “un aspirante uomo forte di una repubblica delle banane”.
Intanto in Europa proprio Emmanuel Macron vuole dare un grande incremento alle spese per la difesa, in un momento in cui la Francia impegna nelle sue missioni circa 30.000 militari. Il presidente francese ha proposto all’Assemblea Nazionale una spesa militare di quasi 300 miliardi di euro fra il 2019 e il 2025, con l’obiettivo di far raggiungere alle spese per la difesa il 2 per cento del PIL, così come pretende la NATO dai suoi Stati membri.
In Medio Oriente ha progetti ambiziosi l’Arabia Saudita, impegnata nella logorante guerra in Yemen e determinata a tener testa al’Iran, il principale rivale nella regione. Finora i sauditi fanno shopping di armi soprattutto in Occidente e durante la sua visita a Ryad del 2017 Trump ha firmato un contratto che porterà nelle casse dell’industria bellica made in USA 110 miliardi di dollari. Ma l’ambizioso principe ereditario Mohammed bin Salman vuole dare impulso all’industria militare saudita con l’obiettivo, da raggiungere entro il 2030, di produrre in casa metà degli armamenti.
In Asia la superpotenza militare resta la Cina, anche se negli ultimi due anni l’aumento delle spese militari è stato a una sola cifra (più 7 per cento nel 2017). Nell’ultimo congresso del partito comunista il presidente Xi Jinping ha promesso di portare le forze armate al top entro la metà del secolo.