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venerdì 08 novembre 2024
 
 

Corvo, si decide entro il 13 agosto

07/08/2012  La magistratura vaticana sta concludendo la stesura della sentenza di rinvio a giudizio per Paolo Gabriele, l'ex maggiordomo di Papa Benedetto XVI.

È attesa per il 13 agosto la decisione della Magistratura vaticana sul rinvio a giudizio di Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI accusato di aver sottratto dall’appartamento pontificio documenti riservati che sono poi stati resi pubblici tramite giornali e libri. Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, una decina di giorni fa aveva ipotizzato per oggi un incontro con i giornalisti con l’obiettivo di illustrare le conclusioni dell’inchiesta. Ma la stesura della requisitoria del promotore di giustizia Nicola Picardi e della sentenza di fine istruttoria del giudice istruttore Piero Antonio Bonnet hanno richiesto più tempo del previsto, cosicché la conferenza stampa è stata posposta a lunedì prossimo.

Paolo Gabriele risulta l’unico indagato e attualmente si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione in Vaticano, dopo un paio di mesi trascorsi in detenzione in una cella della Gendarmeria. Per questo c’è curiosità nei riguardi dei testi degli inquirenti, che potrebbero fornire ulteriori e decisivi elementi per rispondere alla fondamentale domanda se ci siano mandanti all’origine del suo gesto e se esistano complici che lo hanno aiutato nel trafugare e nel far pubblicare i documenti vaticani.


Benedetto XVI, in un recente incontro a Castel Gandolfo, ha comunque fatto chiaramente capire che non intende stendere un velo di silenzio sulla vicenda. La sua richiesta al comandante della Gendarmeria Domenico Giani di proseguire «con solerzia» il lavoro di indagine è stata una esplicita indicazione affinché venga ricostruita l’intera verità su questa triste vicenda.

L’avvocato difensore di Gabriele, Carlo Fusco, ha espresso l’opinione che il suo assistito verrà rinviato a giudizio per furto aggravato. Il processo dovrebbe svolgersi in autunno e, secondo alcuni, la sentenza di condanna vedrebbe poi un gesto di grazia da parte di papa Ratzinger verso il suo stretto collaboratore che ha sempre trattato come un figlio.

 
 
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