La vita promessa è una serie in costume ambientata negli anni Venti, interpretata da Luisa Ranieri, per la regia di Ricky Tognazzi, che racconta del nostro passato finendo per parlare del presente.
La storia di una famiglia di siciliani nella New York del Proibizionismo e della grande crisi del ’29, che parte dal dolore di un Sud misero e violento ed approda alle seduzioni della famosa Little Italy, il sobborgo dell’emigrazione italiana a Manhattan.
Saga familiare, racconto di “gente comune”, realismo, epica, gangster movie si fondono in una ricetta di taglio classicamente melodrammatico, con al centro una madre coraggio che non è un personaggio buono a tutti i costi.
Carmela (Luisa Ranieri) è una “matriarca” che esercita un potere all’interno della famiglia, nella gestione delle relazioni e dei conflitti interni, e per questo talvolta sbaglia. Una leonessa che fa di tutto per proteggere i propri figli ma alla fine rischia di perderli per troppo amore.
L’avventura di Carmela s’intesse a doppio filo con quella di un’altra donna, Rosa (Miriam Dalmazio), una ragazza che è stata costretta a prostituirsi in Italia per mantenere il figlio, e che una volta emigrata in America è determinata a prendersi la vita promessa.
Due modelli femminili che si scontrano e poi si riconoscono, mettendo in luce l’incolmabile spaccatura tra una generazione di donne che non ha avuto scelta e un’altra, più giovane, che diventa consapevole della possibilità di autodeterminarsi.
Le vicende dei figli di Carmela, piccole storie dai sentimenti eccezionali, raccontano la difficoltà di integrarsi in una cultura ostile e insieme la lotta per la conquista di una posizione sociale, per qualcuno anche nel crimine.
I copioni sono opera postuma della più grande sceneggiatrice della tv italiana, Laura Toscano, autrice per la Rai di successi come “Il maresciallo Rocca” o “Commesse”.
PERSONAGGI
Carmela Carrizzo (Luisa Ranieri)
Coraggiosa e volitiva, è una tipica madre del Sud che difende la famiglia con le unghie e con i denti, che ama oltre ogni limite e commette gravi errori per proteggere i figli, rischiando di farli allontanare.
La bellezza di Carmela è stata anche la sua condanna: le malelingue del paese hanno vociferato di lei e Spanò, il campiere spregiudicato che la desidera e che farà di tutto per colpire la sua famiglia.
Carmela ama, ricambiata, suo marito Salvatore, un capopopolo che stimola i braccianti a reagire, scatenando il livore di Spanò.
Carmela racchiude in sé quella dedizione amorevole e assoluta al focolare domestico, che alle volte si traduce in bisogno di controllo e incapacità di lasciare andare i propri affetti. Non è priva di ombre: vive divorata dallo scrupolo di aver fatto intendere al suo aguzzino più di quanto avrebbe voluto, nella convinzione che sia stata questa la causa di tutte le sue sciagure.
Mr Amedeo Ferri (Thomas Trabacchi)
Ricco gentleman di origine italiana ma naturalizzato americano, vive in un hotel di lusso. Ha perso suo fratello nel famoso linciaggio di New Orleans del 1881, dove persero la vita undici migranti italiani, ed anche per questo è particolarmente sensibile alle storie degli emigranti. Si appassiona alla questione di Carmela e dei suoi figli, diventando per loro una specie di mentore. S’innamora di Carmela fin da quando la conosce in nave, ma la sua timidezza insieme al recente lutto per la scomparsa della moglie gli impediscono di dichiararsi.
Rosa Canuto (Miriam Dalmazio)
Siciliana dal carattere indomito, arriva in America con il figlioletto Pietro, con la speranza di prendersi quello che la vita finora le ha negato. In Sicilia era costretta a prostituirsi per necessità. Sposa per procura Rocco, il figlio menomato di Carmela, ma quando arriva ad Ellis Island la delusione è atroce. Anche perché da subito Rosa nota Michele e se ne invaghisce.
Rappresenta la mentalità moderna e audace delle giovani donne e delle loro scelte, perciò si scontrerà con la visione più conservatrice di Carmela, e questa sfida tra di loro porterà a dei risvolti dolorosi.
Assunta Moggi (Lina Sastri)
È una donna vitale, smaliziata e simpatica, abituata a tirare a campare con il sole in fronte. È l’affittuaria napoletana dei migranti in attesa di risolvere coi documenti e di potersi imbarcare. Assunta si aspetta di dover ospitare solo Carmela quando si trova di fronte l’intera famiglia, a cui pian piano si affeziona. Donna Assunta è innamorata di Bartolo, un uomo ignorante e violento, che approfitta dei suoi soldi.
I figli di Carmela
Michele (Cristiano Caccamo)
È il primogenito dei Carrizzo, che dalla morte del padre assume su di sé la responsabilità di proteggere e sostenere Carmela e l’intera famiglia. È il più bello e il più forte tra i fratelli, un grande lavoratore che non si tira mai indietro. Durante il viaggio in nave lavora nelle caldaie, appena arrivato a New York trova un posto nella fabbrica Red Hook. È un giusto e come suo padre si appassiona alle questioni sindacali sui diritti dei lavoratori, ma gli costerà caro.
Antonio (Giuseppe Spata)
È la testa calda della famiglia, un ragazzo molto attento al mondo che c’è fuori, a non farsi fregare. Ha subìto in silenzio l’ingiustizia che è stata esercitata sul fratello Rocco, ma questo dolore ha fruttato dentro di lui l’idea che per riscattarsi si può essere pronti a tutto. Dentro casa soffre un po’ la presenza di Michele, un modello da cui alle volte si sente schiacciato. Antonio soffre in segreto l’atteggiamento recriminatorio della madre, che finisce per prendersela sempre con lui anche quando non ce n’è ragione. Si farà sedurre dai soldi facili e dai giri loschi della “Mano Nera”, rischiando di perdersi.
Maria (Francesca Di Maggio)
L’unica figlia femmina di Carmela è innamorata di Alfio, un contadino siciliano, ma i due si devono dire addio quando i Carrizzo lasciano in gran fretta la loro terra per emigrare. Maria è una donna mite, ha assimilato l’esempio della madre e si comporta come lei, volitiva e granitica, anche se dentro di sé cova un fuoco più gioioso e libero, che verrà fuori solo nel tempo. A Napoli si ammala di colera e viene data per morta.
Rocco (Emilio Fallarino)
Da subito vittima delle angherie di Spanò e dei suoi scagnozzi, Rocco tenta il suicidio per la vergogna inferta ma è Carmela a salvarlo. Resta menomato a vita, anche se nel corso degli anni la sua sensibilità è sempre più evidente.
È la coscienza e l’anima di questa storia, una presenza tenera e fragile, alle volte anche pericolosa perché per proteggerlo Carmela è pronta a tutto, anche ad ingannare.
Alfredo (Vittorio Magazzù)
È il saggio dei Carrizzo, morigerato e studioso. Da bambino diventa il pupillo di Mr Ferri che gli insegna l’algebra e l’inglese e poi lo introduce alle regole della Borsa, ai trucchi per “fare i soldi con i soldi”. Da giovanissimo avrà una piena autonomia economica con cui aiuterà la famiglia e soprattutto la madre a realizzare i suoi desideri.
NOTE DI REGIA di Ricky Tognazzi
Quando nelle mani di un regista arriva un materiale prezioso come “La vita promessa”, quattro puntate scritte dalla premiata ditta Marotta e Toscano, l’emozione è forte.
La stessa che si prova di fronte ad un grande romanzo che, raccontando il dramma privato di una famiglia, racconta anche la storia con la “esse” maiuscola, quella dei tanti nostri connazionali che, per sopravvivere alla fame, hanno abbandonato ai primi del ‘900 la loro terra e i loro affetti, per affrontare un destino difficile e sconosciuto.
Molti i riferimenti cinematografici che mi tornavano alla mente, capolavori di grandi maestri del cinema, quali: “Rocco e i suoi fratelli” di Visconti, “Il cammino della speranza” di Germi, “Uno sguardo dal ponte” di Lumet, ma anche “Nuovo Mondo” di Crialese, “Lamerica” di Gianni Amelio e per alcuni aspetti anche “C’era una volta in America” di Sergio Leone, e tutto quel cinema americano che racconta la vita nei sobborghi delle grandi città, dove vivevano i nostri connazionali immigrati.
Ma l’aspetto che più mi ha colpito ed è stato determinante per accettare questa grande sfida è stato, senza dubbio, il luminoso riflesso dell’attualità, in questa storia di altri tempi, di un’epoca in cui è il nostro paese ad essere diventato, per molti popoli provenienti dall’Africa, la porta principale per quella terra promessa che oggi si chiama Europa.
È stata, infatti, un’esperienza forte leggere le sceneggiature mentre sui giornali e su tutti i media rimbalzavano le storie e i volti dei profughi eritrei, siriani, dei paesi sub-sahariani che si confondevano nella mente con quelli dei protagonisti della storia che sentivo, ora, l’urgenza di raccontare.
Gian Antonio Stella nell’Orda scrive a proposito degli italiani emigrati in America nei primi del ‘900: “…Eravamo così sporchi che ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri.”
Un racconto corale, ricco di personaggi, ognuno legato a un diverso filo del destino. I cinque figli di Carmela, alla disperata ricerca di un riscatto, si troveranno spesso a scegliere tra una strada di legalità, intrisa di fatica e sudore, come Michele (Cristiano Caccamo) che seguirà le orme e gli ideali del padre lavorando in fabbrica e lottando per i diritti degli operai sfruttati, e il
sogno americano, come il giovane Alfredo (Vittorio Magazzù) che, stimolato dall’incontro con Mister Ferri (un intenso Thomas Trabacchi), si avventurerà nel mondo, seducente ma spesso illusorio, della finanza… Ma c’è anche la scelta di Antonio (Giuseppe Spata), il figlio più ribelle di Carmela, che venderà l’anima al diavolo, incarnato nel potere criminale della Mano Nera, al fine di ottenere facili guadagni che lo condurranno irrimediabilmente su una strada lastricata di sangue, in continuità con il passato da cui inutilmente Carmela ha cercato di salvarlo.
A vegliare sui destini di questi ragazzi c’è una madre coraggiosa e arcaica, incarnata dalla bellissima e carismatica Luisa Ranieri, che ricorda, per la sua tenacia e passione di donna del sud, le grandi figure iconiche del cinema italiano, penso a Sofia Loren e Anna Magnani. È lei la vera protagonista di questa storia, una donna che attraverso il tempo e lo spazio ci racconta il percorso della figura femminile dall’inizio del secolo in un percorso arduo, fatto di umiliazioni, diritti negati, abusi sessuali, come quello che è costretta a subire da Vincenzo Spanò (Francesco Arca), suo persecutore, uomo violento che usa il potere che ha per assoggettare non solo le donne ma chiunque consideri più debole. A proteggerla da questo incubo, c’è comunque l’amore… quello ancestrale per i figli e il marito assassinato proprio da Spanò, ma anche quello tenero e inaspettato di Mister Ferri, un uomo che guarda alla modernità e che avrà la delicatezza di prenderla per mano e aiutarla senza chiedere nulla in cambio.
Tre uomini, quindi, che oltre ai figli, scandiscono la sua esistenza ma che alla fine la condurranno in un percorso di autodeterminazione verso quella modernità, alla quale ogni donna, oggi, è debitrice. Ci tengo a ringraziare Lina Sastri, che mi ha fatto dono della sua straordinaria capacità interpretativa, per una partecipazione cui ha dato una luce abbagliante. Per la realizzazione di quest’opera mi sono circondato di grandi professionisti, in primis: Tani Canevari, autore della fotografia, che ha illuminato questa storia con atmosfere di rara eleganza, partendo da una Sicilia immersa nella luce naturale del mediterraneo, fino ai bagliori, ma anche alle ombre, della metropoli che accoglierà i nostri protagonisti.
Per far rivivere lo scenario di inizio secolo mi sono avvalso della grande esperienza di: Enzo Forletta che, attraverso un impianto scenotecnico eccezionale, ha ricostruito in teatro l’atmosfera fumosa degli “Speak Easy” e il folclore delle strade dei sobborghi di New York, dove viveva la comunità italiana, ma anche l’opulenza dei grandi alberghi delle avenue, senza tralasciare il fascino di un vecchio piroscafo carico di disperazione ma anche di speranza.
Ogni attore è riuscito “letteralmente” a entrare nei panni dei personaggi anche grazie al lavoro di ricerca e creatività svolto da Alfonsina Lettieri, preziosa e sensibile artigiana dei costumi.
A segnare la partitura di questo racconto la mano felice di un mio collaboratore storico, Lorenzo Peluso, montatore di molti dei miei ultimi film.
Per caricare di suggestione musicale questo viaggio della speranza e della memoria, ho scelto il maestro Paolo Vivaldi, che con le sue musiche orchestrate e il contributo di canzoni d’epoca tra cui “Amapola”, interpretata da Rosanna Casale, in una versione dal retrogusto swing, un omaggio alle atmosfere “Morriconiane” di “C’era una volta in America”.
(Pubblicato il origine il 17.09.2018)