Dopo Mina Settembre 2, ritroviamo stasera Giuseppe Zeno di nuovo protagonista di Tutto per mio figlio, film Tv che andrà in onda su Rai 1, in cui interpreta un allevatore che si ribella al racket dei camorristi fondando un sindacato. Ecco un estratto dell'intervista che ci ha rilasciato su Famiglia Cristiana. «Anche io sono cresciuto in un territorio dove la camorra era ben presente, Ercolano, e ho conosciuto ragazzi che hanno preso una brutta strada. Se io non l’ho fatto è stato anche grazie all’esempio di mio padre. Anche per lui, come per Acampora, era inconcepibile mancare alla parola data. Quando è capitato di trovarsi in momento di difficoltà, perché magari un’annata di pesca era andata a male, fece dei sacrifici incredibili pur di onorare gli impegni presi». Nei titoli di coda si dice che il film è liberamente ispirato a una storia vera. È quella di Federico Del Prete, il sindacalista dei venditori ambulanti ucciso dal clan dei casalesi nel 2002? «C’è sicuramente la sua storia, ma il film è un omaggio a tutte le figure che come lui hanno trovato il coraggio di ribellarsi alla criminalità organizzata. Ed offre un messaggio di speranza, perché mostra che lo Stato è presente ed agisce con maggior forza se i cittadini collaborano con la giustizia»
LA TRAMA DEL FILM
Raffaele Acampora non è un magistrato, un giornalista o un poliziotto. Non è un personaggio importante, uno con un ruolo di contrasto delle organizzazioni criminali.
Raffaele Acampora è un uomo come tanti. Ha una moglie, Anna, che ama, e quattro figli, di cui il più grande, Peppino, ha quattordici anni, e come molti ragazzi della sua età comincia a cercare la sua strada nel mondo. Ma non è facile farlo quando vivi in un territorio dove le organizzazioni criminali dettano legge.
Raffaele è un allevatore che “fa” i mercati, mestiere che ha ereditato da suo padre. Tutti giorni si sveglia prima dell’alba e percorre anche decine di chilometri per vendere gli animali che lui stesso ha allevato. Una vita dura, che però lui affronta a testa alta con il piglio di chi sa di far bene il suo lavoro. Purtroppo però i tentacoli della camorra non risparmiano nemmeno il suo settore. Ogni settimana Raffaele e i suoi colleghi sono vittime del racket criminale, che impone loro il pizzo e vessazioni di ogni tipo. Fino a quando, un giorno, Raffaele decide di ribellarsi.
Fonda un sindacato e, con la sua forza d’animo contagiosa, convince i suoi colleghi a iscriversi.
Collabora con la polizia e la magistratura, denuncia, fa nomi. È consapevole del rischio che corre. Sa che Anna e tutti i suoi familiari sono preoccupati per lui, ma ormai non può e non vuole tornare indietro. La camorra cerca in ogni modo di farlo smettere, prima con offerte e poi con minacce e intimidazioni. Ma Raffaele ha detto agli iscritti del sindacato che avrebbe difeso i loro interessi, e ha una parola sola.
NOTE DI REGIA
Tutto per mio figlio, racconta la storia di un uomo qualunque, con una vita qualunque, un uomo piccolo, che però fa una grande scelta. Siamo nella Campania del 1996, nel regno della camorra. Questo film tv si propone di mostrare il male senza romanticizzarlo e di raccontare come il bene vi si opponga con gesti e comportamenti piccoli, legali, poco eclatanti, ma non per questo meno importanti. Questa premessa per rendere chiaro che è quasi impossibile, in questo caso, prescindere da uno stile realistico della messa in scena. Per ottenere una cifra alla Loach (o verghiana), china sull’amorevole racconto degli umili, è necessario mettere in campo un piano fotografico assolutamente non effettistico, totalmente non teatrale, un’immagine che, mutati i luoghi, assomiglia a quella di Non essere cattivo, del compianto Caligari. Il montaggio segue il ritmo alla storia e cerca di esaltarne i momenti più serrati, ma senza farsi mai invadente. La regia non vuole diventare protagonista, intende nascondersi per dare il più grande spazio possibile ai personaggi e ai loro sentimenti. Per le musiche, accanto allo score classico che sottolinea e potenzia gli snodi epici e drammatici del racconto, si è usato del materiale autoctono prodotto da neomelodici dell’epoca che si rappresenta. Il cast è l’ultimo e più importante elemento del film. Ben 42 ruoli, tra grandi, piccoli e piccolissimi, tutti serviti dall’eccellenza della scuola napoletana. A questa pattuglia di attori, che annovera Giuseppe Zeno e Antonia Truppo, Tosca D’Aquino e Mimmo Mancini, Ernesto Mahieux e Giuseppe Pirozzi, Massimiliano Rossi e Nello Mascia, Roberto De Francesco e Fabio De Caro, è affidato il compito di dare credibilità e sentimento a tutti i caratteri che fanno vivere la storia. Umberto Marino