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lunedì 07 ottobre 2024
 
Ombre sulla democrazia americana
 

Cosa comporta «l'immunità parziale» ricevuta da Trump

02/07/2024  La sentenza sull’immunità di Trump rende “tecnicamente infattibile” il processo incorso a Trump per il tentato golpe del 6 gennaio 2021 da parte dei sostenitori dell’ex presidente repubblicano e ridisegna la democrazia americana

È storica la sentenza che crea ad hoc una sostanziale immunità parziale per il presidente degli Stati Uniti: la Corte suprema - dove la maggior parte dei giudici che la presiedono sono stati nominati tra il 2016 e il 2020 da Trump - ha respinto la precedente decisione di un tribunale federale e decretato che Donald Trump non può essere giudicato per «atti ufficiali» intrapresi quando era carica. Anche se si tratta dell’assalto al Parlamento americano innescato della parole dell’allora presidente in carica a processo proprio per il tentativo di sovvertire i risultati dell’elezione del 2020. Una sentenza che peserà anche sul piatto delle elezioni di novembre e sul futuro del Paese. 

Un tribunale federale dello Stato di Washington aveva infatti confermato la legittimità delle accuse formalizzate dal procuratore speciale Jack Smith secondo cui, dopo aver perso le elezioni di novembre 2020, Trump aveva promosso una campagna di disinformazione su presunti brogli e cercato di invalidare i risultati con ogni mezzo, compreso il tentativo in extremis di bloccarne la certificazione da parte del Congresso incitando una folla di sostenitori ad assalire il parlamento.

Il contrordine del massimo organo americano, ha invece accolto il ricorso dei legali Trump che invocavano la «completa immunità» di un presidente in carica - tecnicamente anche lo era -, le cui decisioni «non possono essere condizionate dal rischio di querele». Più precisamente la Corte crea per i presidenti una distinzione fra atti d’ufficio e atti «personali», passibili questi di procedimento penale, ordinando alla giudice del processo di distinguere dettagliatamente fra le due categorie, un procedimento certosino, soggettivo e presumibilmente appellabile ad oltranza, che centra innanzitutto l’obbiettivo di ritardare i procedimenti al punto che sarà impossibile giungere al processo prima delle elezioni di novembre.

L’espediente, che consente a Trump di frescare in corsa per la Casa Bianca, è un precedente di enorme portata costituzionale e sancisce l’epocale distorsione istituzionale determinata dai giudici nominati da Trump, tra cui, Clarence Thomas, la cui moglie ha attivamente sostenuto l’insurrezione del gennaio 2021. 

Di fatto la decisione crea, per la prima volta nella storia americana, una presidenza che ha poteri da imperatore, i cui unici limiti saranno posti dalla discrezione etica e dagli scrupoli morali del presidente in carica. È quello che ha sottolineato Joe Biden: «Nessuno è al di sopra della legge, neanche il presidente degli Stati Uniti. La sentenza della Corte suprema è un pericoloso precedente», ha aggiunto il presidente americano a proposito della decisione sull'immunità per Donald Trump. «Gli americani devono decidere se è accettabile che lui abbia incoraggiato la violenza per mantenere il potere», ha sottolineato Biden riferendosi all'assalto al Congresso americano del 6 gennaio del 2021. «Gli americani meritano che il processo a Trump si svolga prima delle elezioni», secondo il presidente Usa. 

Un successo dietro l'altro per Donald Trump che è in un momento di grazia: dopo aver schiacciato Joe Biden nel primo dibattito televisivo inanella un'altra importantissima vittoria grazie ai "suoi" giudici della Corte Suprema che hanno stabilito che i presidenti possono essere protetti da accuse penali negli atti ufficiali.

 
 
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