Chiediamo all’immunologo Mario Milco D’Elios, ricercatore di fama internazionale dell’Università di Firenze, esperto in particolare di linfociti T e della risposta immunitaria all’Helicobacter pylori, il batterio collegato con il carcinoma gastrico, alcuni chiarimenti sui vaccini e la loro modalità di azione.
Dr. D’Elios, come funzionano esattamente i vaccini?
I vaccini agiscono promuovendo la produzione di anticorpi contro gli agenti infettivi, per esempio il virus dell’influenza, da parte del sistema immunitario dell’individuo che viene vaccinato. Perché si producano anticorpi in quantità tale da conferire protezione è necessario un periodo di tempo che varia da vaccino a vaccino, generalmente almeno tre settimane. Il termine “vaccino” deriva dal latino “vacca” poiché i primi vaccini furono fatti alla fine del ‘700 dall’inglese Edward Jenner utilizzando preparazioni a base di virus vaiolo vaccino, che si dimostrò attivo anche nella protezione contro il vaiolo umano.
Di cosa è fatto un vaccino?
Il vaccino è costituito da microrganismi o componenti del microbo da cui ci si vuole proteggere, opportunamente trattato, in modo da perdere le proprietà infettive ma non quelle antigeniche. Così conferisce immunità attiva al soggetto cui viene somministrato inducendo attivamente la produzione di anticorpi che neutralizzano il microbo stesso. I vaccini rappresentano la più semplice e al contempo precisa arma personalizzata contro le infezioni.
Quali requisiti essenziali deve possedere un vaccino?
I requisiti essenziali di un vaccino sono: innocuità, efficacia, facilità di somministrazione, basso costo di produzione. I vaccini possono essere di varia natura, a seconda della modalità di creazione: possono derivare da germi vivi o attenuati, germi uccisi, prodotti microbici, oppure vaccini ricombinanti frutto delle biotecnologie.
E sul fronte sicurezza?
La sicurezza è la caratteristica più importante di un vaccino in quanto la vaccinazione “classica” è preventiva, ovvero viene fatta a persone sane per prevenire l’insorgenza di malattie. Generalmente i vaccini sono molto sicuri. Prima di essere somministrati, vengono attentamente testati e, solo in assenza di eventi inattesi, si dà il via libera alla commercializzazione e dunque alla campagna vaccinale. Per quanto riguarda il possibile legame con l’autismo, numerosi studi scientifici internazionali hanno dimostrato, senza alcun margine di dubbio, che non ci sia alcuna relazione.
I vaccini esistono solo contro le malattie infettive?
No, contro anche anche alcune patologie tumorali. Per i tumori del fegato e quelli della cervice uterina, infatti, è stato dimostrato il legame con alcune particolari infezioni, ad esempio quella cronica da virus dell’epatite B e C nel primo caso, o quella da virus del papilloma HPV nel secondo, mentre il carcinoma dello stomaco è collegato con l'infezione del batterio Helicobacter pylori. La strategia è che, prevenendo le infezioni coinvolte, è possibile prevenire questi ed altri tumori.
Quale è l'impatto dei vaccini nella vita di tutti i giorni?
I vaccini rappresentano la rivoluzione copernicana nella storia della medicina. Si stima che ogni anno una popolazione pari a quella di Parigi, circa due milioni e mezzo di abitanti, venga salvata proprio grazie ai vaccini.