«E chi l’hai mai vista tanta gente quassù!». L’alpino Ugo con la divisa da volontario indica a due ragazzi arrivati dalla Malesia il luogo della conferenza. «Ghe da laurà però, eh», aggiunge sotto il sole a picco. Giulia, 74 anni, esulta pimpante: «Almeno dopo il corso d’inglese di quest’inverno ho imparato a dire: Do you want a cup of coffee?». E Luciana, 65 anni, racconta che quando i ragazzi che ospita (tre italiani, due francesi, uno spagnolo, un americano e un argentino) hanno visto la sua villa hanno esclamato: «Oh, good!». E lei con una punta di civetteria ha risposto: «Very good!». Fosse per l’Ugo e la Luciana, ma anche per la Roberta e il Giacobbe e la Maura, il raduno mondiale di Wikipedia dovrebbe durare altri sei mesi. O in alternativa bisognerebbe farne uno all’anno. Si divertono troppo, e sono organizzatissimi. Raccontano che l’altra sera un ragazzo aveva alzato un po’ il gomito e non riusciva a trovare più la via di casa. Hanno chiamato in comune dove il vice sindaco si è portato il letto per dormire e gestire eventuali emergenze. Non sapeva che fare, alla fine ha chiamato la figlia che sa parlare inglese e le ha detto: «Fatelo dormire a casa nostra, tanto io non ci sono!».
Benvenuti a Esino Lario, 761 abitanti, su quel ramo del lago di Como delle Prealpi lombarde che guarda a Lecco, ultimo villaggio prima della Grigna e distante da Varenna dodici chilometri di tornanti strettissimi. Da queste parti hanno fatto il miracolo aggiudicandosi Wikimedia 2016, l’annuale raduno dei wikipediani di tutto il mondo, quei tipi barba incolta e occhi sempre incollati al computer che aggiornano l’enciclopedia più cliccata su internet con voci in tutte le lingue e su tutto lo scibile. E ora eccoli gli esinesi, già abbronzati e con l’aria di chi si gode il trionfo, mentre stringono la mano a Jimmy Wales, fondatore e volto principale di Wikipedia, che alle sei e mezza del pomeriggio si presenta in t-shirt e bermuda a Piazza Italia, anzi Italia Square, dove Maura Nasazzi per l’occasione ha riaperto l’albergo Italia chiuso quindici anni fa per ospitare il centro-accoglienza dei wikipediani che arrivano a frotte sui pullman da ogni parte del globo: Iran, Vietnam, Germania, Israele, Spagna, India, Stati Uniti, Polonia, Australia... Il sindaco Pietro Pensa s’è già montato un po’ la testa: «Possiamo ospitare un evento mondiale all’anno», ride sornione, «qui ormai siamo attrezzatissimi. Abbiamo ristrutturato il vecchio cinema, portato internet veloce con il cavidotto su cui viaggia la fibra ottica. Finché ci sono io, il wi-fi (la connessione senza fili, ndr) sarà gratis per tutti».
Nella finalissima Esino Lario se l’è giocata con Manila, la megalopoli delle Filippine con oltre due milioni di abitanti. Davide contro Golia. Non c’era partita. «Alla vigilia di Natale 2014», racconta il sindaco, «stavo sciando quando mi telefona la Iolanda (Iolanda Pensa, esinese e volontaria di Wikipedia, ndr) e mi dice: “Sei seduto?”. E io: “No”. E lei: “Allora, siediti e respira: ce l’abbiamo fatta” . Da allora ci è toccato lavorare come matti».
Il sindaco di Esino Lario, Pietro Pensa, con Tran Anh Th, geologo, arrivato dal Vietnam per il convegno (foto Ugo Zamborlini)
Era solo l’inizio. Il miracolo che ha fatto di un minuscolo villaggio di montagna la capitale mondiale dei “wikipediani”, come li chiamano in paese in uno slang che gli esinesi hanno imparato in fretta, era ancora tutto da costruire. Un miracolo che ha il piglio orgoglioso e ostinato della gente di montagna, un miracolo tipicamente italiano che ha messo da parte, raccontano gli anziani di Esino, secoli di rivalità tra Esino Basso, dove c’erano i Romani, ed Esino Alto, in mano ai Galli, nonostante siano uniti in un unico comune dal 1929. «Muy agradable!», sorride Marc Miquel appena arrivato da Barcellona mentre la Patrizia gli porta un bicchiere d’acqua. «Che fatica arrivare quassù», dice in un ottimo italiano, «però che bello! Solo voi italiani potevate organizzare una cosa così. La comunità di Wikipedia è basata sul volontariato e sulla fraternità. In questo luogo si respira un'atmosfera simile». E Matti Blume, che arriva da Berlino, mentre sorseggia un caffé offertogli dalla Roberta che lo ospita spiega: «Ho partecipato agli incontri di Washington, Londra e Hong Kong ma qui è diverso», dice, «c’è un’altra atmosfera». Tran Anh Tu, geologo che arriva dal Vietnam, mentre chiacchiera col sindaco, tira fuori una pietra che ha trovato tra i boschi con alcuni fossili: «A Manila non l’avrei certo trovata, questa!». Gli esinesi si divertono troppo per pensare adesso al futuro. E dopo? «Cambieremo mentalità», dice il sindaco, «qui, tra ex alberghi e pensioni, c’erano 250 posti letto. Se gli esinesi non avessero aperto le loro case e le quindici associazioni di volontariato non ci avessero dato una mano non ce l’avremmo mai fatta. Il modello dell’albergo diffuso deve diventare realtà».
La Luciana si accontenta di proseguire il corso d’inglese: «Sa, ho solo imparato a dire: "My name is Lucy". Troppo poco». A proposito, ma cosa dice la pagina di Wikipedia dedicata a Esino Lario? Apre con una citazione: «Hanno belli monti, belli piani, bone fonti...». E anche bella gente. Chissà se la manina di qualche wikipediano non aggiornerà presto la pagina...