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sabato 07 settembre 2024
 
 

Così il Papa cambia la Chiesa

16/02/2015  Un bilancio dopo la chiusura del Concistoro. Le linee dettate da papa Francesco e una Chiesa sempre più universale, grazie ad un maggior peso dei Paesi non europei.

Papa Francesco schiera nel mondo una Chiesa sempre più universale e cambia la logica geopolitica che nei secoli ha strutturato un governo prima troppo romano e italiano, poi troppo europeo e racchiuso nel perimetro della parte del mondo più ricco. Bergoglio nei due Concistori del pontificato, quella di sabato scorso e quello del 22 febbraio 2014, ha avviato una vera rivoluzione del Collegio cardinalizio, ribadendo tuttavia un concetto antico già contenuto nel Credo niceno del 325, che definì la Chiesa cattolica, cioè universale.

Così oggi in un ipotetico Conclave i Paesi non europei pesano  per il 40 per cento, con un aumento di quattro punti rispetto al Conclave che ha eletto Bergoglio. Con i venti cardinali creati sabato 14 febbraio da papa Francesco nel secondo Concistoro pubblico del Pontificato il Collegio cardinalizio si compone ora di 227 membri di cui 125 elettori del papa. Bergoglio ha creato finora 39 cardinali e ha sbaragliato la regola delle cosiddette sedi cardinalizie, proseguendo e confermando una politica già inaugurata da Joseph Ratzinger.

In Italia per esempio ha creato cardinale l’anno scorso il vescovo di Perugia Gualtiero Bassetti e quest’anno mons. Menichelli, vescovo di Ancora, e mons. Montenegro, vescovo di Agrigento, ormai noto come il “cardinale di Lampedusa”. I 15 nuovi cardinali elettori vengono da 14 Paesi diversi, poiché due sono gli italiani. Nel nuovo collegio entrano nove diocesi che non hanno mai avuto un cardinale. Sono le diocesi di Ancona e Agrigento in Italia, David a Panama, Valldolid in Spagna, Morelia in Messico, Tonga nel Pacifico, Santiago de Cabo Verde, una delle più antiche diocesi africane, Addis Abeba e Yangoon nel ex-Birmania. Solo uno dei 15 cardinali elettori creati da Bergoglio sabato è di Curia.

Si tratta di mons. Dominique Mamberti, ex-responsabile nella Segreteria di Stato per i rapporti con gli Stati, che è stato nominato prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, ruolo che la Costituzione apostolica sulla Curia romana “Pastor Bonus” assegna ad un cardinale. Per il resto il Collegio cardinalizio respira con i polmoni sempre di più della Chiesa universale. La Curia pesa per il 27 per cento con un taglio ulteriore di tre punti rispetto all’ultimo Concistoro del 2014. Contano molto di più di prima i Paesi del Sud del mondo e i Paesi cosiddetti emergenti mentre diminuisce il peso degli europei. I cardinali asiatici in particolare sono l’11 per cento delle presenze nel Collegio cardinalizio e hanno 14 cardinali elettori provenienti da dieci Paesi.

Si tratta del riconoscimento della nuova geografia della Chiesa cattolica. In Asia ogni anno si battezzano, in valore assoluto, più persone che in Europa. Le Filippine sono il terzo Paese cattolico al mondo dopo Brasile e Messico e prima di ogni Paesi europeo. Il baricentro si sposta e Francesco cambia gli equilibri del Conclave: meno Europa e meno Curia. L’Europa ha 57 elettori, l’America, compresi Usa e Canada, ne ha 36, l’Africa 15, l’Asia 14 e l’Oceania, con l’entrata  di Tonga e Nuova Zelanda, ne ha 3. Sono rappresentati così nel Collegio cardinalizio, compresi i cardinali con oltre 80 anni, 73 Paesi, 59 dei quali hanno cardinali elettori. 

Papa Francesco ha creato 39 cardinali, ma nel Collegio ce ne sono due creati ancora da Paolo VI: il cardinale brasiliano Paulo Evaristo Arns, che ha 94 anni, e il  cardinale americano William Baum, che ne ha 89 anni. Poi ci sono 107 cardinali creati da Giovanni Paolo II, di cui 34 elettori. Sono invece 79 i cardinali creati da Benedetto XVI di cui 60 elettori, mentre dei 39 creati da Bergoglio gli elettori sono 31.  Sicuramente la geopolitica cambierà ancora. L’Italia ha, compresi quelli di Curia, 26 cardinali elettori, forse troppi. Il Brasile, il primo Paese al mondo per numero di cattolici, ne conta solo 4 e il Messico, al secondo posto, 3, mentre le Filippine, terzo Paese nella classifica 2. Gli Stati Uniti ne hanno 11, solo uno in meno di tutta l’America Latina.

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